SAGGIO? NO, E’ UNO SPETTACOLO

SAGGIO? NO, E’ UNO SPETTACOLO

SAGGIO? NO, E’ UNO SPETTACOLOPerché attribuire ad un vero e proprio spettacolo ricco nei costumi, nelle coreografie ben studiate, frutto di una attenta e rigorosa preparazione fornita dai docenti, nella esecuzione appassionata e partecipata delle danzatrici e dei danzatori il termine abbastanza riduttivo e semplicistico di “saggio”?

Lo spettacolo che l’Accademia delle Arti ci presenterà il 25/06/2022 al Teatro Ambra Jovinelli di Roma è in linea con l’alto profilo professionale sempre perseguito dalla Direttrice Artistica Catia Di Gaetano.

SAGGIO? NO, E’ UNO SPETTACOLOD’altronde il suo percorso artistico professionale è ben conosciuto ed ammirato: è Membro ufficiale CID (Conseil International De La Danse) e la sua prima insegnante è stata la Maestra Katia Dimitri del Teatro Bolshoi di Mosca.

Presso la Royal Ballet School a Londra ha seguito l’intero percorso professionalizzante fino a conquistare il livello Advanced sia come ballerina che insegnante. Il suo diploma di laurea in Advanced Teacher ha ricevuto l’onore di essere firmato dalla compianta “Dame” Margot Fonteyn,; Catia si perfeziona in danza contemporanea e, poi,  non manca di diplomarsi in danza modern jazz.

Cosa dire di più?

Affiderei con estrema fiducia a Catia Di Gaetano le mie figlie o nipoti se ancora avessero l’età adatta.

Ma tutto questo non basta a realizzare uno spettacolo perché è anche necessario circondarsi di un corpo Docenti altamente preparato e professionale, che sappia interagire con ogni singolo elemento del corpo di ballo e legato da un forte spirito di squadra.

Ed anche in questo Catia ha dedicato la massima attenzione avendo con se Docenti del calibro di:

Gabriele Cupelli, Federica Campanaro, Yari Molinari, Rosario Marotta e – ovviamente – la stessa Catia Di Gaetano.

Sarà uno spettacolo entusiasmante al quale non mancherò di assistere per rendere omaggio alle giovani danzatrici e danzatori che meritano i nostri applausi per la loro dedizione e perseveranza.

SAGGIO? NO, E’ UNO SPETTACOLO Loro sapranno emozionarci.

Ciascuno di noi si sofferma, molto spesso, a fare un tuffo nei migliori e profondi ricordi che hanno accompagnato la nostra vita in modo particolare le foto e i video e –  in questo mondo altamente tecnologico – possiamo scattare foto…a più non posso ma con risultati forse deludenti.

Inquadratura mossa, troppo lontana, non in primo piano, troppo banale ecc ecc

Viene in soccorso un grande professionista specializzato in fotografia coreutica che è vera Arte racchiusa in una nicchia particolare nel grande mondo della fotografia: Massimo Danza.

Conteso dai più grandi produttori ed organizzatori di eventi coreutici non solo in Italia e, di lui, mi sono rimaste scolpite nella memoria queste sue parole espresse durante una precedente intervista:

”…Quando vi fotografo io danzo con voi.

Trattengo il respiro per quell’attimo quasi inesistente, che dura meno di un secondo, nel quale raggiungete l’apice del salto, l’apogeo della gamba e che è l’unico vero momento da immortalare. Attimo che mi restituisce una gioia, profonda ed infinita nel cuore quando riesco a coglierlo con l’obiettivo fotografico.”

Il servizio fotografico sarà affidato a Massimo Danza e le sue foto dello spettacolo ci indurranno ad aprire, nel corso degli anni, la ..valigia dei ricordi emozionanti.

Massimo Danza Fotografo

 

113 E…ANDIAMO AVANTI

113 E…ANDIAMO AVANTI

113 E…ANDIAMO AVANTI113 E…ANDIAMO AVANTIE’ stato il caloroso ed emozionato pubblico del Teatro Comunale di Civitella Roveto a festeggiare con visibile partecipazione la replica numero 113 dello spettacolo Il Catamarano, il monologo scritto da Gabriele Mazzucco e recitato da Andrea Alesio che si è tenuta il 24 aprile’22

Raggiungere le 113 repliche, destinate nel breve ad aumentare grazie alle prossime imminenti programmazioni, è un fenomeno inconsueto – forse unico nel panorama teatrale – e indica gli “ingredienti” necessari a confezionare una rappresentazione che è sempre più viva ed apprezzata dallo spettatore.

IL TESTO

113 E…ANDIAMO AVANTI

Gabriele è scrittore e regista teatrale, attore, docente, sottile e raffinato dissacratore, ricco di iniziative artistiche, autore anche di molti altri prestigiosi successi quali ”La storia di mezzo”, “Ciancicagnocchi”, “M’iscrivo ai terroristi”, “Il fantasma della Garbatella”, “Angie”

Ha dato vita ad uno spettacolo brioso che sa creare profondi, assoluti e riflessivi momenti di silenzio in sala e momenti di gioiosa allegria per le sue battute che non sono mai scontate o banali.

Gabriele si confessa e dice di non sentirsi mai pronto prima di un debutto o di una replica; è come se fosse sempre la prima volta, con la normale ansia e la voglia di fare sempre meglio. Sono il primo giudice di me stesso e vivo in modo profondo e viscerale ogni rappresentazione, dalle prime fasi fino all’ultima replica. Quando seguo gli spettacoli dalla regia ripeto una dopo l’altra le battute in parallelo agli attori in scena. Spesso mi lascio andare a digressioni e valutazioni in tempo reale. Molti colleghi o amici che hanno vissuto con me in regia i miei spettacoli parlano del mio modo di vivere le repliche come “di uno spettacolo nello spettacolo”: il bello è che in quel momento non me ne accorgo assolutamente

L’ATTORE

113 E…ANDIAMO AVANTI

Andrea, magnifico e poliedrico interprete del monologo al quale trasmette i molteplici stati d’animo che provengono dai vari personaggi evocati nella pièce i quali, pur essendo materialmente assenti, prendono vita attraverso l’interpretazione di Andrea.

Assistiamo così alla improbabile figura di “Peppe er monnezzaro” rozzo di animo e di abitudini, del giovane regista naif che si crede proiettato verso l’immancabile successo grazie alla sua versione contemporanea e un po’ strampalata dell’opera Il Catamarano, della “bidella bigotta” che…arriva direttamente dal 1400 e, infine, viviamo il suo delicato e rasserenante amore ritrovato nei confronti di Francesca, mai dimenticata compagna di scuola delle elementari.

Su tutto lo spettacolo aleggia, seppur assente, la meravigliosa figura del nonno Angelo Mario sempre vivo nel cuore di Andrea e suo costante punto di riferimento.

Ed è proprio Il Catamarano a rappresentare il legame che unisce le esistenze di nonno e nipote e di tutto ciò che ruota intorno a loro.

IL PARTNER

PH Silvia Salvatore

 

Teatranti tra Tanti https://www.teatrantitratanti.it/ E’ una Compagnia che porta in scena spettacoli di livello grazie all’opera instancabile dei Direttori Artistici Alessandro Martorelli e Antonio Pellegrini con Cinzia Pace nel ruolo di Project Manager; insieme ad essi abbiamo riscoperto molti punti di affinità artistica.

Essi sono la spinta propulsiva della Compagnia e artefici della diffusione culturale nel territorio.

Li ringraziamo per il supporto che ha consentito di vivere insieme al pubblico la rappresentazione n. 113 de Il Catamarano

Ma “l’ingrediente” principale a cui riconoscere la massima attenzione, con il quale è fondamentale stabilire quel sottile e scambievole legame di sentimenti è lo SPETTATORE che vive in simbiosi la rappresentazione insieme all’autore e all’attore.

Grazie

 

 

 

IL CATAMARANO VOLA A 110

By Martina Servidio

Sabato 12 febbraio 2022 ore 21,00 il Teatro Nastri di Subiaco ospiterà la replica n. 110 dello spettacolo “Il Catamarano”

Il monologo, scritto da Gabriele Mazzucco

IL CATAMARANO VOLA A 110che è autore anche di altri prestigiosi successi quali ”La storia di mezzo”, “Ciancicagnocchi”, “M’iscrivo ai terroristi”, “Angie”…  è magistralmente interpretato da Andrea Alesio.

IL CATAMARANO VOLA A 110

E’ uno spettacolo brioso che sa creare profondi, assoluti e riflessivi momenti di silenzio in sala e momenti di gioiosa allegria per le sue battute che non sono mai scontate o banali.

Su tutto lo spettacolo aleggia la meravigliosa figura del nonno sempre vivo nel cuore di Andrea e suo costante punto di riferimento.

Questa la sinossi:

il giovane Andrea è un ragazzo come tanti che coltiva il grande sogno di diventare attore. E’ lui a raccontare la sua storia corale in prima persona, unico interlocutore, seppure assente per tutta la scena, è suo nonno Angelo Mario.
Tra le varie figure che Andrea Alesio interpreta emerge l’improbabile Peppe er monnezzaro e il giovane regista naif che si crede proiettato verso l’immancabile successo grazie alla sua versione contemporanea e un po’ strampalata dell’opera “Il Catamarano”.

IL CATAMARANO VOLA A 110

Ed è proprio “Il Catamarano” a rappresentare il legame che unisce le esistenze di nonno e nipote e di tutto ciò che ruota intorno a loro.

Lo spettacolo ha all’attivo ben 109 repliche in tutta Italia e la prossima rappresentazione in calendario il 12 febbraio 2022 ore 21,00 al Teatro Narzi di Subiaco segnerà un altro invidiabile traguardo.

Andrea, 40 anni, abruzzese con un grande amore per Napoli e la napoletanità, arriva a Roma, da Ortona, giovanissimo, per completare gli studi universitari alla Sapienza
(Scienze economiche per la cooperazione internazionale e lo sviluppo) per poi
proseguire il percorso con uno stage.

Dopo gli studi e le prime importanti esperienze di attore, arriva l’incontro con l’autore e regista Gabriele Mazzucco con cui Andrea Alesio collabora da ormai 10 anni.

IL CATAMARANO VOLA A 110IL CATAMARANO VOLA A 110

“Il Catamarano” ha ricevuto – tra le altre –  la segnalazione e la menzione di merito da parte di Giulio Baffi, Presidente Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT)

IL CATAMARANO VOLA A 110

Buona visione

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

By Martina Servidio

Come prevede il Regolamento del nostro Concorso Letterario “L’Arte della Parola e dell’Arte Coreutica” continuiamo a pubblicare le opere che si sono aggiudicate il 1° Premio.

Abbiamo già pubblicato i testi vincitori della Sezione Poesie e Racconti ed ora vi presentiamo il Corto Teatrale scritto da Giuseppe Raineri dal titolo CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

La Giuria tutta ha riconosciuto questo testo meritevole ed eccellente come è chiaramente scritto nella motivazione che trascrivo:

“il coraggio di portare in scena l’argomento, ancora irrisolto, dei diritti delle donne. Minuziosa la scenografia e la musica, i personaggi in scena ed i loro “alter ego”, che rappresentano donne scolpite nella storia, sono ben studiati e si muovono ottimamente all’interno della trama. Quattro personaggi femminili con le loro storie ed un poeta, il Vate, che suggerisce riflessioni e le accompagna nel finale a dire: “siamo donne ma…soprattutto persone”

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

Atto unico e due scene

Personaggi:

MADELEINE è Jeanne Hebutern

Vestiti scuri di inizio ‘900 sobri ma lisi, lunghi fino alle caviglie

CLAIRE è Simone de Bauvoir

Vestito del XX secolo

GERTRUDE è Ildegarda di Bingen

Veste da suora del XII secolo

SELENE è Ipazia

Indossa Peplo + Tribon (il mantello dei “filosofi” come nella raffigurazione probabile di Ipazia nella Scuola di Atene di Raffaello)

George è Jorge Luis Borges che indossa un vestito del XX secolo

Quelli elencati sono i vestiti di scena da un certo momento della scena in poi ma, in apertura, le attrici fanno il loro ingresso con lunghe vesti bianche tutte uguali.

La nuova vestizione rappresenta simbolicamente un ritorno temporaneo alla vita nel tempo in cui hanno vissuto.

Parte musicale:

Preludio e Fuga BWV 847 n° 2 in C minor di Johann Sebastian Bach

 

Scena prima

(Buio in scena. Musica: parte il preludio. Le luci si accendono mentre le attrici avanzano lentamente con lunghe vesti uguali dai quattro angoli, mantenendosi a distanza. Si guardano interrogative in silenzio. La musica sfuma dolcemente.)

 CLAIRE: Qualcuna di voi sa perché ci troviamo qui?

(Silenzio. Nessuna risponde, ma continuano a scrutarsi con sospetto e curiosità.)

CLAIRE: Insomma, vi hanno tagliato la lingua? Devo considerare il vostro silenzio come un no? No, non lo so? Oppure, lo so, ma non lo voglio, non lo posso dire?

GERTRUDE: Credo di essere nella tua stessa situazione. Non lo so, ma ho sentito prepotente la necessità di arrivare proprio qui. Come se mi avessero chiamato ed io non potessi negarmi.

MADELEINE: È curioso. Anche io ho vissuto la stessa sensazione. Mi hanno evocato. Non ho potuto resistere. Ho abbandonato qualunque cosa stessi facendo. Per quanto mi sforzi, non me ne ricordo. Poi, mi sono incamminata lungo un percorso, l’unico possibile davanti a me senza essere consapevole di dove stessi andando. Intorno a me la nebbia era fittissima e quando si è diradata mi sono trovata qui insieme a voi.

Vi ho osservate con attenzione, ma non mi sembra di conoscervi.

(Prendono la parola a turno.)

GERTRUDE: E allora diciamoci almeno chi siamo. Mi chiamo Gertrude.

MADELEINE: Io Madeleine. E voi due? Qual è il vostro nome?

CLAIRE: Il mio è Claire.

SELENE: Il mio… Selene.

CLAIRE: Quindi, ci troviamo tutte e quattro in un posto che non conosciamo e senza saperne il motivo? Spero che qualcuno si degni di darci spiegazioni. Non intendo rimanere qui a lungo alla mercé di chiunque voglia prendersi gioco di me. Chiunque esso sia.

MADELEINE: Aspettiamo ancora qualche minuto. Forse qualcuno si farà vivo per darci qualche spiegazione. Non credete?

GERTRUDE: Madeleine ha ragione. Cosa ci costa? Pensate che corriamo qualche pericolo?

SELENE: Che dici… Come ti chiami? Gertrude, non è vero? Non penso che ormai noi si possa temere nulla più. Non siete d’accordo?

(Si sente un ticchettio fuori scena.)

MADELEINE: Non sentite anche voi questi ticchettii? Questi rumori secchi e rapidi? Qualcosa o qualcuno si sta avvicinando.

GERTRUDE: Non muoviamoci da qui. Aspettiamo di vedere chi o cosa possa essere.

CLAIRE: Un’ombra, laggiù, non vedete anche voi? È una persona, forse potrebbe avere bisogno di aiuto.

SELENE: Sì, la vedo. Sembra muoversi con incertezza. Andiamogli incontro. Chi viene con me?

(Madeleine si fa avanti. Tornano accompagnando al centro del palco un vecchio con un bastone da ciechi, standogli ai fianchi. Poi ritornano ai loro posti.)

GEORGE: Sono stato fortunato, le vostre voci mi hanno fatto da guida. Ne ho distinte con chiarezza quattro. Siete quattro non è vero?

Grazie per avere accompagnato un povero cieco. Questo bastone mi è un po’ d’aiuto almeno per non inciampare negli ostacoli.

Scusate la mia invadenza. Non voglio essere indiscreto.

GERTRUDE: Desidera mettersi comodo, sedersi? Chi siete?

GEORGE: Grazie. Mi siederei proprio volentieri. È molto che cammino.

(Gertrude e Selene portano in scena una sedia girevole con i braccioli e aiutano George a sedersi in modo che nonostante la sua cecità possa volgersi verso chi parla.)

GEORGE: Comoda questa sedia. È molto che siete qui? Vi conoscete già?

(con una certa inquietudine)

Se la cosa non vi fosse di troppo disturbo, gradirei bere un po’ d’acqua.

(Le donne si guardano interrogative. Madeleine gli porge la sua bottiglia mettendogliela fra le mani dopo averla aperta. George fa un cenno di ringraziamento col capo.)

MADELEINE: Siamo arrivate anche noi da poco. Abbiamo avuto giusto il tempo di dirci i nostri nomi. Il mio è Madeleine, poi Claire, Gertrude e Selene.

(indicandole una ad una)

Voi piuttosto! Voi chi siete?

GEORGE: Avete ragione. Sono imperdonabile. Non mi sono presentato. Mi chiamo George.

(Lo pronuncia “Gheorg”. Sorride ironico. Pausa)

 Veramente quello non è il mio vero nome.

Come del resto non lo sono nemmeno quelli che mi avete indicato come vostri. Accetto di giocare al vostro stesso gioco. Rispetto il vostro desiderio di riserbo, comprendo una qual certa diffidenza, ma…

(indugia pensieroso)

alla fine, sono sicuro che qualcuno tra chi ci ascolta verrà vinto dalla curiosità e se lo vorrà, riuscirà a scoprire chi siete.

CLAIRE: Quindi voi sapete!

(Breve attimo di incertezza generale)

GEORGE: Sono io l’artefice di questo incontro. Ho fatto in modo che vi poteste trovare qui con me per parlare di voi, di voi come donne, quattro donne speciali.

Veramente dovevate essere cinque, ma all’ultimo momento una di voi non se l’è sentita di venire.

Il dolore è ancora vivo nella sua memoria e nella sua carne, una ferita ancora aperta.

Forse sono stato indelicato nell’invitarla e chiederle di parlarci della sua storia perché la violenza subita, i modi con cui è stata compiuta pubblicamente, davanti alla gente del suo villaggio, l’ha minata moralmente in modo direi, direi … irrimediabile.

Mi ha scritto una lettera, non sapeva ancora che non avrei potuta leggerla.

Qualcuna di voi vorrebbe farlo al posto mio?

(nessuna avanza)

Forza, coraggio, chi si fa avanti?

(si fanno avanti in due, poi Gertrude lascia l’iniziativa a Madeleine e torna al suo posto. George le porge una busta. Madeleine al centro della scena estrae la lettera, si schiarisce la voce e legge.)

MADELEINE: “Rispondo al suo invito pur avendo deciso di non essere presente. Le ragioni della mia assenza non hanno nulla a che vedere con le lodevoli intenzioni della sua iniziativa, ma sono di natura personale.

Essere tra voi mi sarebbe difficile, parlare di me, del modo disumano con cui sono stata ‘giustiziata’ secondo una visione chiaramente distorta di giustizia mi è ancora terribilmente penoso. Ancora oggi rivivo con un dolore insopportabile quello che mi è stato inflitto.

Non voglio però rinunciare a dare la mia testimonianza e per questo motivo mi sono decisa almeno a scrivervi. Quando, mio malgrado, la memoria torna a quel giorno provo ansia e sgomento.

La ferocia e i modi ancora mi offendono e mi feriscono più delle pietre che mi hanno sfigurata.

Incamminarsi però lungo sentieri di odio, di rivalsa servirebbe solo a perdermi, a generare altro odio e non mi restituirà la dignità e la vita.

Ricordare potrà servire almeno ad evitare qualche inutile massacro e rendere giustizia in tempo a chi l’ingiustizia non l’ha ancora subita.

Le mie parole non devono suonare come la condanna di un’etnia, di una cultura particolari.

Uccisioni come la mia sono una realtà quotidiana ovunque, l’approdo di reiterate piccole e grandi violenze ripetute nei millenni con ostinazione e senza pudore.

Chi crede di trovare spiegazioni e giustificazioni nelle differenze in una modalità piuttosto che in un’altra cavillando sui distinguo, appellandosi a legittimazioni o meno di regole sociali e religiose perde il suo tempo prezioso rincorrendo fantasmi.

Mentre si discute, si dibatte, si cerca, anche in buona fede, di capire, altre donne continuano a morire.

Mi ha offesa la crudeltà, il lancio della prima pietra dalla mano di mio padre, poi di mio marito, poi dei figli maschi, infine degli uomini del mio villaggio, istigati, annebbiati, accecati da un odio immotivato.

Ma che uomini erano nell’usarmi come un bersaglio, legata e immobile dentro una buca?

Non donne tra i miei carnefici, solo uomini che urlavano la manifestazione della giustizia divina.

La mia disperazione, la mia angoscia mi sopravvive.

Sono sfinita, sfiduciata.

La pena che mi hanno inflitto è un gesto osceno e sproporzionato anche fossi stata veramente colpevole del più orrendo dei delitti.

Non provo rancore, non mi rincuora la vendetta, non mi conforta sapere se sentiranno il peso della colpa.

Ogni pietra ha scavato un solco profondo e l’umiliazione fa più male di ogni colpo subito.

Scusatemi, ma non ho la forza di continuare.

Che possiate fare tesoro di tutto questo“

(Segue un attimo di silenzio.)

C’è uno scarabocchio, credo che sia il suo nome, ma non so leggerlo.

(Madeleine restituisce la lettera a George)

GEORGE: Cosa altro potrebbe essere se non una firma, il suo nome.

So bene chi fosse e chi siete voi ed è importante che lo diciate sommariamente almeno, anche senza pronunciare i nomi veri.

Però prima, vi chiedo una cortesia. Andate là dietro per cambiarvi.

Troverete i vostri vestiti di un tempo, il vostro tempo.

Mentre lo fate inizierò a dirvi io chi sono. Non che la cosa sia importante.

È un atto di cortesia, di correttezza nei vostri riguardi.

(Escono tutte e rientreranno con i vestiti descritti all’inizio.)

 Mi chiamano il Vate, l’Omero del ventesimo secolo per via del mio handicap e del mio poetare. Labirinti e biblioteche infinite sono casa mia.

Sono qui perché mi interessa il vostro punto di vista su voi stesse, su quello che il futuro vi riserverà anche se, nonostante le vostre legittime rivendicazioni e qualche progresso, avverto il pericolo di uno stallo, addirittura di un travisamento, di una deriva.

La corsa dissennata per raggiugere gli stessi traguardi del maschio rischia di snaturarvi. Commettendo l’errore tragico di diventare come lui, vi alienerete. Dovete trovare una via che sia la vostra via.

CLAIRE: George ancora un uomo nel ruolo di moderatore, per suggerirci cosa si debba fare? Sappiamo benissimo badare a noi stesse, il buonismo e le lusinghe non aiutano né chi le fa né chi le riceve se non nell’immediato, ma non elimina le cause del disagio.

Qualche magra consolazione non può smorzare l’impatto di una rivoluzione culturale e radicale. Io non mi sono spesa per ottenere privilegi, si tratta di fare giustizia ora e subito di una discriminazione storica e immotivata.

Nella mia vita ho fatto della parola lo strumento per generare consapevolezza e di tutte le etichette che mi hanno affibbiato non so cosa farmene.

È mio l’aforisma per cui donne non si nasce, ma lo si diventa.

La maternità è una potenzialità, non un obbligo di natura. Così ci ha marchiate l’uomo che sembra incapace di vedere oltre un ruolo ed una funzione.

Per ora può bastare.

Vuoi continuare tu Gertrude?

GERTRUDE: Sono monaca per vocazione e non ho mai temuto di mettermi a rischio con il mio operare. Altre donne in situazioni molto simili hanno pagato un prezzo altissimo con la persecuzione e con la vita. Penso di essere stata una rivoluzionaria, ma senza venire mai meno ai vincoli di obbedienza verso la Chiesa.

Prima le visioni, che mi hanno permesso di guadagnare rispetto e considerazione, poi gli scritti sulla medicina. Tutto mi veniva da Dio.

Alla fine, non ho detto di Dio altro che già non si sapesse.

Gli uomini mi hanno trattata da santa molto prima che lo diventassi di fatto. Non ho mai pensato di vivere “contro” qualcosa o qualcuno, ho agito nella Chiesa dall’interno godendo del consenso di Papi, Vescovi e del riconoscimento di uomini consacrati e di governanti.

Tutto mi è stato dato senza che lo chiedessi.

Alla fine dopo circa ottocento anni di alterne fortune, sono stata dichiarata Dottore della Chiesa, io che non conoscevo il latino né avevo potuto studiare teologia.

(Claire con tono acceso)

CLAIRE: Qualcuno facendoti questo, si è solo lavato la coscienza per poter dire che la femmina è riconosciuta e non discriminata anche se ricopre sistematicamente funzioni rituali minori rispetto ai maschi e su di lei pesi da sempre l’eredità di Eva come istigatrice al peccato.

La Chiesa è profondamente intrisa di maschilismo e talvolta misogina.

Dio è dipinto con tratti inequivocabilmente maschili, suo Figlio lo stesso.

Maria fa eccezione perché madre.

Forse gli angeli sono asessuati, ma hanno nomi maschili.

A qualche compromesso sarai dovuta pur giungere per ottenere consensi e il beneplacito delle autorità ecclesiastiche.

GERTRUDE: Questo è ciò che pensi tu. Non sono venuta a patti con nessuno perché i miei scritti fossero riconosciuti. Fui semplicemente creduta. Dichiaravo il vero quando affermavo che quanto scrivevo di medicina venisse da Dio, come le visioni. Ho parlato di argomenti che erano di scandalo e che nessuno si aspettava venissero trattati da una claustrale.

Devi riconoscermi del coraggio se pensi alla mentalità dell’epoca.

Ho vissuto in una società profondamente maschilista di cui erano intrise anche le regole monastiche che non tenevano conto della fisiologia femminile.

Facendolo, ho scritto liberamente e senza mentire o forzare nulla.

Ho cercato la verità e non il consenso.

Oggi le cose vanno un po’ meglio.

CLAIRE: Come può essere possibile che un Dio descritto come misericordioso, che vuole la felicità delle sue creature possa sentirsi gratificato nel chiedere o approvare di sacrificare la propria vita castrandola, amputandola di quelle possibilità che la renderebbero più gradevole?

GERTRUDE: Io non vedo le cose in quel modo. Se quando parli di “possibilità” intendi il matrimonio, la maternità, qui, proprio tu, hai detto con forza che vanno considerate come potenzialità e non obblighi.

Mi sono sentita libera nelle mie scelte, e sono stata felice.

Tu lo sei?

CLAIRE: Cosa c’entra ora questo! Non sono felice, ma a causa delle ingiustizie che vedo ripetersi da sempre sulle donne.

Dei miei pensieri, delle mie lotte non mi sono mai pentita.

Selene, ora parlaci di te.

SELENE: Io sono stata filosofa e scienziata nella patria della cultura ellenistica andata irrimediabilmente perduta.

Ho fatto della conoscenza la mia compagna di vita.

Ho sposato il sapere, la tolleranza e mai nessun uomo.

Anche io come Gertrude vissi secondo scelte mie e non imposte.

Ho pagato a caro prezzo la coerenza ai miei principi.

Fanatici e non uomini di fede come si proclamavano, mi hanno massacrata e ridotta al silenzio pensando di condannarmi all’oblio.

Vorrei essere ricordata per quello che sono stata: una donna coerente e libera.

GEORGE: Madeleine, lei è rimasta l’ultima. Che cosa può raccontarci di sé?

MADELEINE: Cosa posso dire, io? A dispetto di tutte voi non posso vantare nulla di eclatante. Di me esistono soprattutto i dipinti che mi fece un artista geniale italiano a Parigi di cui sono stata la compagna fedele e fidata fino alla fine. Quei ritratti mi hanno resa famosa.

Eppure, dicono che avessi talento per la pittura, doti artistiche che non ho espresso compiutamente con la dovuta forza e determinazione.

Gli ho fatto dono di tutta me stessa, della mia vita al punto di rompere i rapporti con la mia famiglia di origine e condividere con lui una vita di stenti.

(Claire prima di parlare guarda le altre poi si volge a Madeleine con aria infastidita)

CLAIRE: Ti sei immolata per lui, ti ha soggiogato alle sue necessità, al suo egocentrismo maschilista da genio incompreso ed incurante di chi gli stesse intorno, tutto ripiegato su sé stesso. Anche io ho amato un uomo di cui ho sempre riconosciuto una certa superiorità intellettuale, ma mai e poi mai ho fatto scelte che non avessi ponderato e fatte mie con indipendenza di giudizio.

(Con tono triste)

MADELEINE: L’avresti dovuto vedere! Era così malato nel corpo e nello spirito ed allo stesso tempo così estroso, profondo.

Non avevo scelta.

Io sola l’ho capito e liberamente amato anche quando lo vedevo consumarsi vittima dell’alcool e della malattia.

Il gesto, considerato da tutti folle, immorale, disperato, di gettarmi incinta dalla finestra di casa dei miei il giorno dopo la sua morte, lasciando orfana una figlia, l’ho vissuto come il naturale modo di condividerne la vita oltre la vita.

GERTRUDE: Come per Madeleine, la mia, che era fede in Dio, è stata una forma d’amore assoluta. Entrambe indiscutibili.

(Buio. Fine prima scena)

 

Scena seconda

(La scena si riapre con attrici/attore nelle stesse posizioni prima della pausa. Musica.)

GEORGE: Credevo che la letteratura potesse salvare il mondo, ma ha tempi lunghi, troppo lunghi.

Ci sono questioni urgenti da risolvere e voi donne, femmine forgiate dall’esistenza, avete il dono di un pragmatismo efficacissimo, quando non siete distratte dalla passione, e potreste avere più facilmente successo di noi.

SELENE: George, non è questione di sostituirsi a qualcun altro e risolverne i fallimenti e comunque la passionalità non può essere addotta come una colpa.

È mancata la metà del mondo che nella storia ha avuto poco o per nulla modo di farsi sentire, di dire le proprie ragioni.

Si tratta di assenza e soffocamento di un’opportunità.

Una chiara estromissione da parte di chi ci ha negato la dignità e trattate come un oggetto di proprietà considerandoci per quello che servivamo come fattrici o compagne nell’ombra.

MADELEINE: Non sarà necessaria una guerra, il femminismo non ha connotazioni violente ed esclusive.

La donna in potenza pensa al plurale; può mettere al mondo altri esseri sapendo che non sono una perfetta replica solo di sé stessa, ma una mescolanza che genera nuove identità.

CLAIRE: La libertà per la donna di essere sé stessa, aiuterà anche il maschio ad uscire da prigioni rassicuranti costruite su abitudini millenarie e liberarsi da ruoli che l’hanno relegato in stereotipi, mercé di un patriarcato imperante che spesso li ha costretti ad una forma di comunione, di cameratismo a vantaggio di solo una parte di loro. A tutti gli altri è stato insegnato, imposto in modo subdolo, che c’è un solo modo di essere uomo e da questo non ci si può discostare senza cadere nel disprezzo, nell’ironia, nella disapprovazione.

Ci aspetta un lungo e duro lavoro come madri perché dovremo imparare a crescere persone libere, soprattutto da pregiudizi, i maschi, non a discapito di sé stessa e delle altre donne che frequenterà.

Libere loro, prima di tutto, da un destino a cui si sono adeguate facendosi erroneamente una ragione del loro mal-essere perché convinte di non avere soluzioni: così doveva essere se così è andata.

SELENE: Avete parlato di identità femminile da trovare, da ricostruire.

Quella c’è, c’è sempre stata. È un falso problema.

Basterebbe il rispetto, la libertà di essere, di fare e la cosiddetta identità non avrebbe la necessità di essere descritta, venire sviscerata, scavata e riportata alla luce.

MADELEINE: Ha ragione Selene.

George, dove trova l’identità al femminile nelle nostre quattro storie?

C’è forse un unico modo di esserlo?

Poco o nulla sembra unirci. È inutile lo sforzo di trovarla in vite tanto diverse. L’identità è quella che emerge naturalmente, si trova nell’unicità delle nostre esperienze.

Semmai l’identità al femminile servirà di pretesto per far capire a tutti che un’identità di genere si rispecchia in quella della persona.

CLAIRE: Il Maschilismo è figlio del patriarcato. È un sistema di privilegi a cui anche le donne, poche, possono ricorrere per raggiungere risultati più agevolmente ed il sessismo ne rappresenta lo strumento che si inventa una superiorità di alcuni su altri ed in questo non è diverso dal razzismo. Pensare ad un matriarcato in contrapposizione non aiuterà però nessuno; servirà solo a far ricadere i piatti della bilancia dall’altra parte rispetto al patriarcato, ma è comunque un errore. Una bilancia non si riequilibra con la danza dei piatti che oscillano a turno prima da una parte e poi dall’altra, ma quando entrambi sono ben allineati.

(Le donne si riuniscono in un conciliabolo a voce bassa. George al pubblico)

GEORGE: Potremmo continuare a parlare per molto tempo ancora.

Non voglio abusare troppo della vostra pazienza.

Il nostro voleva essere una suggestione, un lievissimo gioco di teatro.

Magari qualcuno avrà riconosciuto chi si cela dietro i nostri nomi e sarà nata la curiosità di conoscere meglio loro, soprattutto.

Qualcun altro sentirà di essere d’accordo su poco o nulla di quanto è stato detto qui e rimarrà della propria idea.

Non è importante aver detto cose nuove né creare consenso a tutti i costi, lo fanno già altri per fama, per protagonismo, sfruttando bisogni e paure.

A noi basta aver gettato un sassolino nello stagno per dare vita a piccole onde di interesse.

Tornate alle vostre case.

La vita fuori di qui vi reclama…

(Breve pausa)

…ma non spetta a me l’ultima parola.

 (George fa un passo indietro e le quattro donne guadagnano la scena tutte allineate. Si scambiano un segnale guardandosi in volto. Poi si volgono verso il pubblico e parlano all’unisono.)

GERTRUDE, SELENE, MADELEINE, CLAIRE: Non chiediamo pietà, vendetta, riconoscimenti né il permesso di essere quello che siamo da sempre.

È solo questione di dignità, di cancellare ingiustizie e liberarsi della zavorra dei condizionamenti che vogliono far credere che nulla possa cambiare e che se le cose stanno così da tempi immemorabili è giusto che tali rimangano per colpe inesistenti e inique.

Non sappiamo che farcene di leggi speciali che ci favoriscano.

Leggi punitive, dichiarazioni forti e volitive di condanna, vengono tutte troppo prima o troppo tardi e sono il minimo che si possa fare, ma non spostano gli squilibri di millenni.

Non si tratta di togliere niente a nessuno, di pareggiare i conti come se fossimo vasi comunicanti con gli uomini e solo privandoli di qualcosa, a noi sia possibile acquisire quanto ci spetta, senza umilianti ed inutili contrattazioni.

Non cerchiamo compassione e nessuno sforzo di tolleranza.

Determinazione e coraggio non significano violenza, quella violenza che è solo capace di generarne altra in un girotondo infinito e che abbiamo subito ingiustamente ed ancora oggi subiamo per paura, per insicurezza, per ignoranza, figlie dei preconcetti che ci circondano.

Vogliamo essere libere di corteggiare, di essere corteggiate, di amare ed essere amate o di non esserlo affatto, di rispettare ed essere rispettate, di scegliere, di decidere.

Quattro vie, quattro possibili opzioni tra mille altre.

Nessuna migliore delle altre in assoluto.

Abbiamo prestato le nostre voci a tutte le donne che voce non l’hanno potuta avere e che ancora oggi la devono soffocare sotto il macigno di pregiudizi secolari.

Se tutti ci dessimo la mano per formare un’interminabile catena e ci guardassimo negli occhi, uomini e donne, in silenzio, con l’onestà che viene dalla verità, cadrebbero le lenti deformanti con cui siamo state guardate per secoli,

ed invece che…

MADELEINE: solo madri, sorelle e figlie

CLAIRE: il diavolo,

SELENE: le streghe,

GERTRUDE: le dissolute tentatrici di Adamo,

MADELEINE: le belle e sceme,

CLAIRE: le prostitute

SELENE: le brutte e intelligenti

GERTRUDE: quelle alienate ciclicamente con i ritmi della luna

GERTRUDE, SELENE, MADELEINE, CLAIRE: e quanto di limitante o di avvilente o di peggio si possa dire su di noi con insolenza e brutalità,

tutti vedrebbero finalmente

quello che semplicemente siamo:

donne… soprattutto persone.

 (Buio in scena mentre si riascolta la fuga del brano.)

FINE

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA Complimenti Giuseppe Raineri, un ottimo testo che merita di essere portato in scena; questo è il nostro augurio

 

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021

By Martina Servidio

Parchi di Nervi, Genova, Villa Grimaldi Fassio

29 giugno – 2 agosto 2021

I Parchi di Nervi a Genova ospiteranno la musica, il balletto e il teatro nel grandioso spettacolo Nervi Music Ballet Festival 2021, in scena da martedì 29 giugno a lunedì 2 agosto 2021.

Sono 6 nuove produzioni del Teatro Carlo Felice in prima esecuzione assoluta e una prima italiana; è un progetto artistico ambizioso, dal nuovo naming e branding internazionale.

Questa grandiosa manifestazione consacra i 67 anni dalla nascita del Festival Internazionale del Balletto di Nervi che quest’anno è dedicato alla memoria di Carla Fracci che, al Festival Internazionale del Balletto di Nervi, debuttò nel 1957.

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021Promosso dal Comune di Genova con il patrocinio della Regione Liguria e in collaborazione con il Ministero Italiano della Cultura (MIC) il Nervi Music Ballet Festival 2021 è organizzato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice, in collaborazione con realtà culturali più rappresentative sul territorio cittadino: il Teatro Nazionale di Genova, la Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, il Politeama Genovese.

Il Festival vedrà la presenza delle maggiori stelle del firmamento della Danza, veri e propri mostri sacri mondiali: l’étoile Svetlana Zakharova in duo con il violinista Vadim Repin, la pianista Beatrice Rana, l’étoile e coreografo Vladimir Derevianko, il bailaor Sergio Bernal, i primi ballerini Ashley Bouder, Jacopo Tissi, Jacopo Bellussi, Davide Dato, il duo Simone Repele/Sasha Riva, la violinista Anna Tifu, il bandoneon di Fabio Furìa, l’Ensemble Accademico Statale di Danza Popolare “Igor Moiseev”, i jazzisti del Dado Moroni Trio, gli artisti del Teatro della Tosse; l’Orchestra e il Coro del Teatro Carlo Felice esalteranno questi illustri personaggi.

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021    NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021

La manifestazione si apre martedì 29 giugno, con l’allestimento semi scenico di A Midsummer Night’s Dream di William Shakespeare su musiche di scena composte da Felix Mendelssohn-Bartholdy eseguite dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice e dal Coro femminile del Teatro Carlo Felice in prima assoluta.

Il 3 luglio, la performance Danze delle nazioni del mondo dell’Ensemble Accademico statale di Danza Popolare “Igor Moiseev” che presenta in prima assoluta al di fuori della Federazione Russa la coreografia Tango del Plata.

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021Nel pomeriggio si potrà assistere alla parata realizzata dal Teatro della Tosse per il centenario della nascita di Emanuele Luzzati, intitolata Il Gran Teatro del Mondo che invaderà le strade cittadine coinvolgendo il pubblico in uno spettacolo di cui saranno ugualmente protagonisti artisti e spettatori.

L’8 luglio ci sarà un particolare omaggio ed un connubio tra musica e danza nel ricordo artistico di Igor Stravinsky dal titolo Stravinsky’s Love con la pianista Beatrice Rana e Massimo Spada che suoneranno a 4 mani la Sagra della primavera , la violinista Simone Lamsma, il danzatore Vladimir Derevianko, il bailaor Sergio Bernal, i primi ballerini Ashley Bouder del New York City Ballet, Davide Dato dall’Opera di Vienna, il duo Simone Repele/Sasha Riva del Ballet du Grande Théâtre de Genève e Jacopo Bellussi dello Hamburg Ballet.

Domenica 11 luglio, l’omaggio ad Astor Piazzolla con lo spettacolo Piazzolla 100°, solisti la violinista Anna Tifu e Fabio Furia

Il 14 e 15 luglio la scena sarà dedicata alle giovani promesse internazionali del balletto con lo spettacolo di gala Stars of today meet the Stars of Tomorrow in cui si esibiranno, accanto ai grandi maestri e alle étoile, i giovani ballerini partecipanti alle selezioni finali dello Youth American Grand Prix.

Il 20 luglio in prima italiana il “pas-de-deux” di Svetlana Zakharova e Vadim Repin, For Toes and Fingers, e con la presenza di Jacopo Tissi, solista principale del Teatro Bolshoi che interpreterà con l’étoile Zakharova un pas-de-deux dal Caravaggio di Mauro Bigonzetti.

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021

Il 30 luglio  Ellington – Čiaikovskij. The Nervi Concert  in scena, in prima assoluta, il Dado Moroni Trio.

Il 25 luglio, RidonDante, l’omaggio di Maurizio Lastrico, in un dialogo in prima assoluta tra poesia e musica dedicato a Dante nel 700° anniversario dalla morte.

Il 1 agosto sarà portato in scena dalla Compagnia Venti Lucenti Caruso. Contaminazioni migranti, dedicato alla figura di Caruso, genio musicale italiano nel mondo e simbolo della dignità e della resilienza della condizione di migrante.

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021

Il palco del Nervi Music Ballet ospiterà inoltre il concerto di Stefano Bollani (16 luglio) che presenterà le sue Piano Variations on Jesus Christ Superstar, e alcune serate di cui saranno ospiti preminenti artisti della scena pop contemporanea quali Max Gazzé (9 luglio) con lo spettacolo La matematica dei Rami, Antonello Venditti e il suo Unplugged special 2021 (17 luglio), Levante e il suo Dall’alba al tramonto live (24 luglio), Alice nel programma Alice canta Battiato (2 agosto).

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021

NERVI MUSIC BALLET FESTIVAL 2021

Il Nervi Music Ballet Festival 2021 ha posto particolare attenzione alla fruibilità degli eventi che si terranno nella arena estiva su di un palcoscenico di oltre 330 mq, dal fronte platea ulteriormente ampliato per poter garantire la massima visibilità a tutti i settori disposti sul green di Villa Grimaldi.

Dichiara il Ministro della Cultura Dario Franceschini: «Il Nervi Music Ballet Festival 2021 celebra quest’anno la sua X edizione nella suggestiva cornice ambientale dei Parchi di Nervi con un programma di rilievo internazionale per la musica e il balletto. Le grandi étoile insieme a ballerini provenienti dalle maggiori compagnie di danza di tutto il mondo si affiancano alle nuove generazioni in un simbolico passaggio di testimone tra la grande tradizione e i nuovi talenti. Il festival propone inoltre un progetto di particolare rilievo dedicato a Enrico Caruso che rientra nelle iniziative per il centenario della sua scomparsa: con Caruso Contaminazioni Migranti il mito del grande tenore si contamina con le prospettive culturali e artistiche delle nuove generazioni. Formulo i migliori auguri a questa amata manifestazione, che nella tradizione ha saputo coltivare il seme del rinnovamento»

Afferma Rino Surace, Direttore operativo del Nervi Music Ballet Festival «Il Nervi Music Ballet Festival cresce e di anno in anno si dimostra sempre più attento agli impulsi di rinnovamento espressi dal settore, in termini artistici e tecnologici, così come al contesto in cui opera, grazie alla stretta collaborazione con le istituzioni del territorio, delineando il profilo di una manifestazione di grande impatto artistico ed emotivo, ma al contempo sostenibile ed eco compatibile».

 Tra le novità di quest’anno va sicuramente citato il nuovo palcoscenico Layer acquistato dal Teatro Carlo Felice, una struttura di dimensioni maggiori rispetto a quelle delle due edizioni precedenti, con una superficie calpestabile di oltre 330 mq e con un’apertura di boccascena di 18 metri lineari e una profondità di 15. Il palco è sormontato da quattro torri per luci, audio e led-wall. Per quanto riguarda l’illuminazione frontale saranno allestite ai lati della platea altre due torri di otto metri di altezza ciascuna; sarà una meraviglia assistere alle rappresentazioni.

Biglietti in vendita dal 29 maggio 2021 alla Biglietteria del Teatro Carlo Felice e su Vivaticket, Happyticket e Ticketone

Info: www.nervimusicballetfestival.it

Foto e video Ufficio Stampa che ringraziamo