113 E…ANDIAMO AVANTI

113 E…ANDIAMO AVANTI

113 E…ANDIAMO AVANTI113 E…ANDIAMO AVANTIE’ stato il caloroso ed emozionato pubblico del Teatro Comunale di Civitella Roveto a festeggiare con visibile partecipazione la replica numero 113 dello spettacolo Il Catamarano, il monologo scritto da Gabriele Mazzucco e recitato da Andrea Alesio che si è tenuta il 24 aprile’22

Raggiungere le 113 repliche, destinate nel breve ad aumentare grazie alle prossime imminenti programmazioni, è un fenomeno inconsueto – forse unico nel panorama teatrale – e indica gli “ingredienti” necessari a confezionare una rappresentazione che è sempre più viva ed apprezzata dallo spettatore.

IL TESTO

113 E…ANDIAMO AVANTI

Gabriele è scrittore e regista teatrale, attore, docente, sottile e raffinato dissacratore, ricco di iniziative artistiche, autore anche di molti altri prestigiosi successi quali ”La storia di mezzo”, “Ciancicagnocchi”, “M’iscrivo ai terroristi”, “Il fantasma della Garbatella”, “Angie”

Ha dato vita ad uno spettacolo brioso che sa creare profondi, assoluti e riflessivi momenti di silenzio in sala e momenti di gioiosa allegria per le sue battute che non sono mai scontate o banali.

Gabriele si confessa e dice di non sentirsi mai pronto prima di un debutto o di una replica; è come se fosse sempre la prima volta, con la normale ansia e la voglia di fare sempre meglio. Sono il primo giudice di me stesso e vivo in modo profondo e viscerale ogni rappresentazione, dalle prime fasi fino all’ultima replica. Quando seguo gli spettacoli dalla regia ripeto una dopo l’altra le battute in parallelo agli attori in scena. Spesso mi lascio andare a digressioni e valutazioni in tempo reale. Molti colleghi o amici che hanno vissuto con me in regia i miei spettacoli parlano del mio modo di vivere le repliche come “di uno spettacolo nello spettacolo”: il bello è che in quel momento non me ne accorgo assolutamente

L’ATTORE

113 E…ANDIAMO AVANTI

Andrea, magnifico e poliedrico interprete del monologo al quale trasmette i molteplici stati d’animo che provengono dai vari personaggi evocati nella pièce i quali, pur essendo materialmente assenti, prendono vita attraverso l’interpretazione di Andrea.

Assistiamo così alla improbabile figura di “Peppe er monnezzaro” rozzo di animo e di abitudini, del giovane regista naif che si crede proiettato verso l’immancabile successo grazie alla sua versione contemporanea e un po’ strampalata dell’opera Il Catamarano, della “bidella bigotta” che…arriva direttamente dal 1400 e, infine, viviamo il suo delicato e rasserenante amore ritrovato nei confronti di Francesca, mai dimenticata compagna di scuola delle elementari.

Su tutto lo spettacolo aleggia, seppur assente, la meravigliosa figura del nonno Angelo Mario sempre vivo nel cuore di Andrea e suo costante punto di riferimento.

Ed è proprio Il Catamarano a rappresentare il legame che unisce le esistenze di nonno e nipote e di tutto ciò che ruota intorno a loro.

IL PARTNER

PH Silvia Salvatore

 

Teatranti tra Tanti https://www.teatrantitratanti.it/ E’ una Compagnia che porta in scena spettacoli di livello grazie all’opera instancabile dei Direttori Artistici Alessandro Martorelli e Antonio Pellegrini con Cinzia Pace nel ruolo di Project Manager; insieme ad essi abbiamo riscoperto molti punti di affinità artistica.

Essi sono la spinta propulsiva della Compagnia e artefici della diffusione culturale nel territorio.

Li ringraziamo per il supporto che ha consentito di vivere insieme al pubblico la rappresentazione n. 113 de Il Catamarano

Ma “l’ingrediente” principale a cui riconoscere la massima attenzione, con il quale è fondamentale stabilire quel sottile e scambievole legame di sentimenti è lo SPETTATORE che vive in simbiosi la rappresentazione insieme all’autore e all’attore.

Grazie

 

 

 

IL CATAMARANO VOLA A 110

By Martina Servidio

Sabato 12 febbraio 2022 ore 21,00 il Teatro Nastri di Subiaco ospiterà la replica n. 110 dello spettacolo “Il Catamarano”

Il monologo, scritto da Gabriele Mazzucco

IL CATAMARANO VOLA A 110che è autore anche di altri prestigiosi successi quali ”La storia di mezzo”, “Ciancicagnocchi”, “M’iscrivo ai terroristi”, “Angie”…  è magistralmente interpretato da Andrea Alesio.

IL CATAMARANO VOLA A 110

E’ uno spettacolo brioso che sa creare profondi, assoluti e riflessivi momenti di silenzio in sala e momenti di gioiosa allegria per le sue battute che non sono mai scontate o banali.

Su tutto lo spettacolo aleggia la meravigliosa figura del nonno sempre vivo nel cuore di Andrea e suo costante punto di riferimento.

Questa la sinossi:

il giovane Andrea è un ragazzo come tanti che coltiva il grande sogno di diventare attore. E’ lui a raccontare la sua storia corale in prima persona, unico interlocutore, seppure assente per tutta la scena, è suo nonno Angelo Mario.
Tra le varie figure che Andrea Alesio interpreta emerge l’improbabile Peppe er monnezzaro e il giovane regista naif che si crede proiettato verso l’immancabile successo grazie alla sua versione contemporanea e un po’ strampalata dell’opera “Il Catamarano”.

IL CATAMARANO VOLA A 110

Ed è proprio “Il Catamarano” a rappresentare il legame che unisce le esistenze di nonno e nipote e di tutto ciò che ruota intorno a loro.

Lo spettacolo ha all’attivo ben 109 repliche in tutta Italia e la prossima rappresentazione in calendario il 12 febbraio 2022 ore 21,00 al Teatro Narzi di Subiaco segnerà un altro invidiabile traguardo.

Andrea, 40 anni, abruzzese con un grande amore per Napoli e la napoletanità, arriva a Roma, da Ortona, giovanissimo, per completare gli studi universitari alla Sapienza
(Scienze economiche per la cooperazione internazionale e lo sviluppo) per poi
proseguire il percorso con uno stage.

Dopo gli studi e le prime importanti esperienze di attore, arriva l’incontro con l’autore e regista Gabriele Mazzucco con cui Andrea Alesio collabora da ormai 10 anni.

IL CATAMARANO VOLA A 110IL CATAMARANO VOLA A 110

“Il Catamarano” ha ricevuto – tra le altre –  la segnalazione e la menzione di merito da parte di Giulio Baffi, Presidente Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT)

IL CATAMARANO VOLA A 110

Buona visione

CREAZIONI E PRIME A LES ÉTOILES

CREAZIONI E PRIME A LES ÉTOILES

By Martina Servidio

CREAZIONI E PRIME A LES ÉTOILES

Al “Gala della Gioia”, come viene ormai chiamata la prossima edizione di Les Étoiles, gala internazionale di danza a cura di Daniele Cipriani, in scena il 30 e 31 gennaio 2022 all’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia di Roma sarà Eleonora Abbagnato, già étoile dell’Opéra di Parigi e attuale direttrice del Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, quale ballerina italiana per eccellenza, a dare il benvenuto alle innumerevoli stelle danzanti provenienti da tutto il mondo.

Oltre a Eleonora Abbagnato, questi  i nomi delle stelle finora annunciate (per visionare le foto vedi Galleria a fine articolo) :

Natalia Osipova, Fumi Kaneko, e Vadim Muntagirov dal Royal Ballet di Londra, Mathieu Ganio dall’Opéra di Parigi, Cassandra Trenary, Calvin Royal III e Daniil Simkin dall’American Ballet Theatre.

Daniil Simkin è nel contempo anche principal dell’Opera di Berlino insieme a Alejandro Virelles (già Balletto Nazionale di Cuba)

Avremo la sempre gradita presenza dell’emozionante danzatore Sergio Bernal (già Balletto Nazionale Spagnolo) e Ana Sophia Scheller (già New York City Ballet).

Come è ormai una gioiosa tradizione di Les Étoiles anche questa edizione cela una sorpresa: una stella della danza il cui nome verrà svelato solo all’ultimo momento.

Daniele Cipriani, con L’ étoile a sorpresa, riesce a tenere in sospeso i fan del gala i quali si sbizzarriscono in pronostici circa l’identità misteriosa che – in ogni caso – sarà di altissimo livello artistico.

E’ il “Gala della Gioia” poiché Les Étoiles vuol essere la celebrazione in piroette e salti della liberazione, già in atto, da uno dei periodi più bui dei nostri tempi.

Accanto a lavori di celebri coreografi dei nostri giorni, come l’incandescente passo a due “Il bacio” tratto da Le Parc di Angelin Preljocaj interpretato da Eleonora Abbagnato e Ganio ci saranno i tradizionali momenti di lirismo puro quale il passo a due dal II atto di Giselle, interpretato da Royal e la Trenary, il virtuosismo come Don Chisciotte danzato da Simkin e dall’étoile a sorpresa), Il Corsaro danzato dalla Osipova e da Mutagirov, Esmeralda e il Grand Pas Classique di Gsovsky nel quale si esibiscono la Scheller e Virelles) nonché l’immancabile Lago dei Cigni i cui i passi a due del Cigno Bianco e del Cigno Nero saranno interpretati da Vadim Muntagirov e Fumi Kaneko.

Les Étoiles ci riserva anche brani di sofisticata modernità firmati da coreografi sulla cresta dell’onda. Grande attesa è rivolta per la prima europea di Touché interpretato da Calvin Royal III e Sergio Bernal.

Il lavoro, firmato da Christopher Rudd, ha debuttato l’ottobre scorso durante il gala autunnale dell’American Ballet Theatre al Lincoln Centre, New York, con repliche durante le “Pride Nights” della compagnia in quanto si tratta di una celebrazione dell’amore gay.

“Un passo a due al maschile di rara sensibilità, delicato, onesto e avvincente ma è anche un deciso passo nel sensibilizzare l’opinione pubblica all’assoluta normalità dell’amore in tutte le sue declinazioni.

Les Étoiles si inserisce in un dibattito che dovrebbe essere ormai superato ma che tanti recenti fatti di cronaca mostrano essere ancora tristemente irrisolto. Per questo motivo continua ad essere importante ed educativo parlarne qui, in Italia”, commenta Daniele Cipriani.

Oltre a Christopher Rudd, il pubblico de Les Étoiles scoprirà i coreografi Jason Kittelberger autore di Ashes, assolo interpretato dalla Osipova; Alejandro Cerrudo, di cui Simkin, con il suo innato umorismo, interpreterà l’assolo Pacopepepluto. Questi lavori vengono visti per la prima volta in Italia.

Queste altre coreografie sono invece delle “prime assolute” create per Les Étoiles così come è creato appositamente da Roberto Capucci il costume dorato indossato da Bernal nell’assolo Le Roi Danse, i cui bagliori di luce faranno del ballerino madrileno, che ne firma anche la coreografia, un vero Re Sole.

Bernal si ispira infatti alla figura di Luigi XIV ed inoltre, per l’evento, ha anche creato e interpreterà un ‘caliente’ Flamenco.

Eleonora Abbagnato vestirà Dior in un lavoro attualmente in creazione che la vede danzare insieme alla figlioletta Julia, di nove anni, allieva alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Non poteva mancare al Gala della Gioia l’allegria che solo i bambini sanno esprime e la tenerezza speciale del rapporto tra madre e figlia.

E’ stato coniato per il celebre stilista Roberto Capucci il soprannome “L’Ago dei cigni” avendo egli creato due straordinari tutù (i primi della sua pluripremiata carriera) per la ballerina giapponese Kaneko che interpreta i due cigni, oltre ai costumi del Principe Siegfried-Muntagirov.

Icona dell’alta moda, Capucci si avvicina al mondo della danza proprio creando due ammiratissimi costumi per Les Étoiles 2020 fortemente voluti da Daniele Cipriani e tratti da una collezione di costumi immaginifici studiati per Le Creature di Prometeo – Le Creature di Capucci al Festival di Spoleto 2020.

L’ “essenza” delle due iconiche figure del balletto classico, il Cigno Nero e il Cigno Bianco, conferirà a Les Étoiles anche un leitmotiv olfattivo come spiega Daniele Cipriani: “Diaghilev aveva capito che l’incanto dei suoi balletti era dovuto a un’alchimia delle emozioni e dei sensi che venivano sollecitati, non solo da coreografia e musica, ma anche dalla bellezza delle scene e dei costumi. Il balletto, nel senso più alto, è tutte queste cose. Allora ho pensato: perché non aggiungere al profluvio dei sensi anche l’olfatto?

Mi sono rivolto a Laura Bosetti Tonatto (apprezzata perfino a Buckingham Palace, avendo ella creato un profumo personale per la Regina Elisabetta II), che è un “naso” capace di trasformare suggestioni artistiche in fragranze capolavoro attraverso il più inusuale dei sensi, chiedendole di creare il Profumo Les Étoiles  in due versioni , “White Swan” e “Black Swan”, per celebrare con ulteriore gioia il nostro ritorno alle scene.

Odette, candido “Cigno Bianco”, assieme alla dark Odile “Cigno Nero” sono i due volti del temperamento umano; ispirano le fragranze unisex delle cui note (insieme a quelle di Ciaikovsky) gli spettatori potranno godere, in contemporanea alla visione in palcoscenico di questi ammalianti passi a due, sollevando un’apposita linguetta nel programma di sala.

Per il pubblico, un’inedita e totalizzante esperienza sensoriale: un’altra “prima assoluta”… in tutti i sensi!

Daniele Cipriani Entertainment è riconosciuta dal Ministero della cultura come organismo di produzione per la danza

 

Su YouTube è visibile un video promohttps://www.youtube.com/watch?v=pJ1ZEzByoXA

Biglietti da € 35 a € 88

Acquisto online: https://www.ticketone.it/artist/les-etoiles/

Biglietteria Auditorium: tutti i giorni dalle 11 alle 20 – via Pietro de Coubertin, 30 Roma – tel. 06 80241281

Per informazioni e prenotazioni per scuole, gruppi organizzati e cral:

danza@danielecipriani.it

tel. 06 93663062

AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

ufficiostampa@musicaperroma.it

Ufficio Stampa Daniele Cipriani Entertainment 

Simonetta Allder

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339 7523505

PH Credit Ufficio Stampa Daniele Cipriani Entertainment

FATTO TRENTA…FACCIAMO 31

FATTO 30..FACCIAMO 31

FATTO 30..FACCIAMO 31Viene annunciato oggi l’esilarante show di Capodanno di Enrico Brignano FATTO TRENTA…FACCIAMO 31 che porterà in scena il 31 dicembre all’Auditorium Conciliazione di Roma.

Il grande comico romano amato dal pubblico è un artista versatile e poliedrico con alle spalle 30 anni di carriera che è iniziata frequentando l’Accademia dei giovani comici fondata dall’impareggiabile Gigi Proietti.

E’ protagonista di numerosi successi cinematografici , alla TV ed in teatro; chi non ricorda Rugantino o Un medico in famiglia o Scherzi a parte ecc..

Enrico Brignano torna quindi con uno spettacolo confezionato appositamente per festeggiare il Capodanno col suo pubblico.

In questo momento così delicato per tutti, l’artista decide di trascorrere una nottata “tra amici”, i suoi spettatori, per dispensare risate e un sano buon umore proprio per iniziare col sorriso il nuovo anno che- ci auguriamo – sia foriero di serenità e, soprattutto, salute per tutti.

Il giorno 31 dicembre è simbolicamente la notte durante la quale si butta il vecchio e si aprono le porte e le speranze alla nuova vita che avanza. E se abbiamo qualcosa da condividere conserviamolo con cura per offrirlo a chi ci viene a trovare.

E proprio così farà Enrico Brignano, che si destreggerà tra pezzi vecchi e nuovi del suo repertorio per veleggiare insieme a noi, serenamente tra applausi e risate, verso l’alba di un nuovo anno.

Con musiche originali e un corpo di ballo di tutto rispetto, Brignano punta in alto, per cominciare col piede giusto il prossimo anno 2022.

In fondo è giusto osare, proprio come dice il famoso proverbio: “FATTO 30…FACCIAMO 31”

I biglietti per i nuovi show di Capodanno saranno disponibili su vivoconcerti.com lunedì 22 novembre alle ore 12.00 e in tutti i punti vendita autorizzati venerdì 27 novembre alle ore 12.00.

Per tutte le info di biglietteria: www.vivoconcerti.com

UFFICIO STAMPA VIVO CONCERTI

Teresa Brancia – teresa.brancia@wordsforyou.it

Matilde Scoglio – matilde.scoglio@wordsforyou.it

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CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

By Martina Servidio

Come prevede il Regolamento del nostro Concorso Letterario “L’Arte della Parola e dell’Arte Coreutica” continuiamo a pubblicare le opere che si sono aggiudicate il 1° Premio.

Abbiamo già pubblicato i testi vincitori della Sezione Poesie e Racconti ed ora vi presentiamo il Corto Teatrale scritto da Giuseppe Raineri dal titolo CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

La Giuria tutta ha riconosciuto questo testo meritevole ed eccellente come è chiaramente scritto nella motivazione che trascrivo:

“il coraggio di portare in scena l’argomento, ancora irrisolto, dei diritti delle donne. Minuziosa la scenografia e la musica, i personaggi in scena ed i loro “alter ego”, che rappresentano donne scolpite nella storia, sono ben studiati e si muovono ottimamente all’interno della trama. Quattro personaggi femminili con le loro storie ed un poeta, il Vate, che suggerisce riflessioni e le accompagna nel finale a dire: “siamo donne ma…soprattutto persone”

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA

Atto unico e due scene

Personaggi:

MADELEINE è Jeanne Hebutern

Vestiti scuri di inizio ‘900 sobri ma lisi, lunghi fino alle caviglie

CLAIRE è Simone de Bauvoir

Vestito del XX secolo

GERTRUDE è Ildegarda di Bingen

Veste da suora del XII secolo

SELENE è Ipazia

Indossa Peplo + Tribon (il mantello dei “filosofi” come nella raffigurazione probabile di Ipazia nella Scuola di Atene di Raffaello)

George è Jorge Luis Borges che indossa un vestito del XX secolo

Quelli elencati sono i vestiti di scena da un certo momento della scena in poi ma, in apertura, le attrici fanno il loro ingresso con lunghe vesti bianche tutte uguali.

La nuova vestizione rappresenta simbolicamente un ritorno temporaneo alla vita nel tempo in cui hanno vissuto.

Parte musicale:

Preludio e Fuga BWV 847 n° 2 in C minor di Johann Sebastian Bach

 

Scena prima

(Buio in scena. Musica: parte il preludio. Le luci si accendono mentre le attrici avanzano lentamente con lunghe vesti uguali dai quattro angoli, mantenendosi a distanza. Si guardano interrogative in silenzio. La musica sfuma dolcemente.)

 CLAIRE: Qualcuna di voi sa perché ci troviamo qui?

(Silenzio. Nessuna risponde, ma continuano a scrutarsi con sospetto e curiosità.)

CLAIRE: Insomma, vi hanno tagliato la lingua? Devo considerare il vostro silenzio come un no? No, non lo so? Oppure, lo so, ma non lo voglio, non lo posso dire?

GERTRUDE: Credo di essere nella tua stessa situazione. Non lo so, ma ho sentito prepotente la necessità di arrivare proprio qui. Come se mi avessero chiamato ed io non potessi negarmi.

MADELEINE: È curioso. Anche io ho vissuto la stessa sensazione. Mi hanno evocato. Non ho potuto resistere. Ho abbandonato qualunque cosa stessi facendo. Per quanto mi sforzi, non me ne ricordo. Poi, mi sono incamminata lungo un percorso, l’unico possibile davanti a me senza essere consapevole di dove stessi andando. Intorno a me la nebbia era fittissima e quando si è diradata mi sono trovata qui insieme a voi.

Vi ho osservate con attenzione, ma non mi sembra di conoscervi.

(Prendono la parola a turno.)

GERTRUDE: E allora diciamoci almeno chi siamo. Mi chiamo Gertrude.

MADELEINE: Io Madeleine. E voi due? Qual è il vostro nome?

CLAIRE: Il mio è Claire.

SELENE: Il mio… Selene.

CLAIRE: Quindi, ci troviamo tutte e quattro in un posto che non conosciamo e senza saperne il motivo? Spero che qualcuno si degni di darci spiegazioni. Non intendo rimanere qui a lungo alla mercé di chiunque voglia prendersi gioco di me. Chiunque esso sia.

MADELEINE: Aspettiamo ancora qualche minuto. Forse qualcuno si farà vivo per darci qualche spiegazione. Non credete?

GERTRUDE: Madeleine ha ragione. Cosa ci costa? Pensate che corriamo qualche pericolo?

SELENE: Che dici… Come ti chiami? Gertrude, non è vero? Non penso che ormai noi si possa temere nulla più. Non siete d’accordo?

(Si sente un ticchettio fuori scena.)

MADELEINE: Non sentite anche voi questi ticchettii? Questi rumori secchi e rapidi? Qualcosa o qualcuno si sta avvicinando.

GERTRUDE: Non muoviamoci da qui. Aspettiamo di vedere chi o cosa possa essere.

CLAIRE: Un’ombra, laggiù, non vedete anche voi? È una persona, forse potrebbe avere bisogno di aiuto.

SELENE: Sì, la vedo. Sembra muoversi con incertezza. Andiamogli incontro. Chi viene con me?

(Madeleine si fa avanti. Tornano accompagnando al centro del palco un vecchio con un bastone da ciechi, standogli ai fianchi. Poi ritornano ai loro posti.)

GEORGE: Sono stato fortunato, le vostre voci mi hanno fatto da guida. Ne ho distinte con chiarezza quattro. Siete quattro non è vero?

Grazie per avere accompagnato un povero cieco. Questo bastone mi è un po’ d’aiuto almeno per non inciampare negli ostacoli.

Scusate la mia invadenza. Non voglio essere indiscreto.

GERTRUDE: Desidera mettersi comodo, sedersi? Chi siete?

GEORGE: Grazie. Mi siederei proprio volentieri. È molto che cammino.

(Gertrude e Selene portano in scena una sedia girevole con i braccioli e aiutano George a sedersi in modo che nonostante la sua cecità possa volgersi verso chi parla.)

GEORGE: Comoda questa sedia. È molto che siete qui? Vi conoscete già?

(con una certa inquietudine)

Se la cosa non vi fosse di troppo disturbo, gradirei bere un po’ d’acqua.

(Le donne si guardano interrogative. Madeleine gli porge la sua bottiglia mettendogliela fra le mani dopo averla aperta. George fa un cenno di ringraziamento col capo.)

MADELEINE: Siamo arrivate anche noi da poco. Abbiamo avuto giusto il tempo di dirci i nostri nomi. Il mio è Madeleine, poi Claire, Gertrude e Selene.

(indicandole una ad una)

Voi piuttosto! Voi chi siete?

GEORGE: Avete ragione. Sono imperdonabile. Non mi sono presentato. Mi chiamo George.

(Lo pronuncia “Gheorg”. Sorride ironico. Pausa)

 Veramente quello non è il mio vero nome.

Come del resto non lo sono nemmeno quelli che mi avete indicato come vostri. Accetto di giocare al vostro stesso gioco. Rispetto il vostro desiderio di riserbo, comprendo una qual certa diffidenza, ma…

(indugia pensieroso)

alla fine, sono sicuro che qualcuno tra chi ci ascolta verrà vinto dalla curiosità e se lo vorrà, riuscirà a scoprire chi siete.

CLAIRE: Quindi voi sapete!

(Breve attimo di incertezza generale)

GEORGE: Sono io l’artefice di questo incontro. Ho fatto in modo che vi poteste trovare qui con me per parlare di voi, di voi come donne, quattro donne speciali.

Veramente dovevate essere cinque, ma all’ultimo momento una di voi non se l’è sentita di venire.

Il dolore è ancora vivo nella sua memoria e nella sua carne, una ferita ancora aperta.

Forse sono stato indelicato nell’invitarla e chiederle di parlarci della sua storia perché la violenza subita, i modi con cui è stata compiuta pubblicamente, davanti alla gente del suo villaggio, l’ha minata moralmente in modo direi, direi … irrimediabile.

Mi ha scritto una lettera, non sapeva ancora che non avrei potuta leggerla.

Qualcuna di voi vorrebbe farlo al posto mio?

(nessuna avanza)

Forza, coraggio, chi si fa avanti?

(si fanno avanti in due, poi Gertrude lascia l’iniziativa a Madeleine e torna al suo posto. George le porge una busta. Madeleine al centro della scena estrae la lettera, si schiarisce la voce e legge.)

MADELEINE: “Rispondo al suo invito pur avendo deciso di non essere presente. Le ragioni della mia assenza non hanno nulla a che vedere con le lodevoli intenzioni della sua iniziativa, ma sono di natura personale.

Essere tra voi mi sarebbe difficile, parlare di me, del modo disumano con cui sono stata ‘giustiziata’ secondo una visione chiaramente distorta di giustizia mi è ancora terribilmente penoso. Ancora oggi rivivo con un dolore insopportabile quello che mi è stato inflitto.

Non voglio però rinunciare a dare la mia testimonianza e per questo motivo mi sono decisa almeno a scrivervi. Quando, mio malgrado, la memoria torna a quel giorno provo ansia e sgomento.

La ferocia e i modi ancora mi offendono e mi feriscono più delle pietre che mi hanno sfigurata.

Incamminarsi però lungo sentieri di odio, di rivalsa servirebbe solo a perdermi, a generare altro odio e non mi restituirà la dignità e la vita.

Ricordare potrà servire almeno ad evitare qualche inutile massacro e rendere giustizia in tempo a chi l’ingiustizia non l’ha ancora subita.

Le mie parole non devono suonare come la condanna di un’etnia, di una cultura particolari.

Uccisioni come la mia sono una realtà quotidiana ovunque, l’approdo di reiterate piccole e grandi violenze ripetute nei millenni con ostinazione e senza pudore.

Chi crede di trovare spiegazioni e giustificazioni nelle differenze in una modalità piuttosto che in un’altra cavillando sui distinguo, appellandosi a legittimazioni o meno di regole sociali e religiose perde il suo tempo prezioso rincorrendo fantasmi.

Mentre si discute, si dibatte, si cerca, anche in buona fede, di capire, altre donne continuano a morire.

Mi ha offesa la crudeltà, il lancio della prima pietra dalla mano di mio padre, poi di mio marito, poi dei figli maschi, infine degli uomini del mio villaggio, istigati, annebbiati, accecati da un odio immotivato.

Ma che uomini erano nell’usarmi come un bersaglio, legata e immobile dentro una buca?

Non donne tra i miei carnefici, solo uomini che urlavano la manifestazione della giustizia divina.

La mia disperazione, la mia angoscia mi sopravvive.

Sono sfinita, sfiduciata.

La pena che mi hanno inflitto è un gesto osceno e sproporzionato anche fossi stata veramente colpevole del più orrendo dei delitti.

Non provo rancore, non mi rincuora la vendetta, non mi conforta sapere se sentiranno il peso della colpa.

Ogni pietra ha scavato un solco profondo e l’umiliazione fa più male di ogni colpo subito.

Scusatemi, ma non ho la forza di continuare.

Che possiate fare tesoro di tutto questo“

(Segue un attimo di silenzio.)

C’è uno scarabocchio, credo che sia il suo nome, ma non so leggerlo.

(Madeleine restituisce la lettera a George)

GEORGE: Cosa altro potrebbe essere se non una firma, il suo nome.

So bene chi fosse e chi siete voi ed è importante che lo diciate sommariamente almeno, anche senza pronunciare i nomi veri.

Però prima, vi chiedo una cortesia. Andate là dietro per cambiarvi.

Troverete i vostri vestiti di un tempo, il vostro tempo.

Mentre lo fate inizierò a dirvi io chi sono. Non che la cosa sia importante.

È un atto di cortesia, di correttezza nei vostri riguardi.

(Escono tutte e rientreranno con i vestiti descritti all’inizio.)

 Mi chiamano il Vate, l’Omero del ventesimo secolo per via del mio handicap e del mio poetare. Labirinti e biblioteche infinite sono casa mia.

Sono qui perché mi interessa il vostro punto di vista su voi stesse, su quello che il futuro vi riserverà anche se, nonostante le vostre legittime rivendicazioni e qualche progresso, avverto il pericolo di uno stallo, addirittura di un travisamento, di una deriva.

La corsa dissennata per raggiugere gli stessi traguardi del maschio rischia di snaturarvi. Commettendo l’errore tragico di diventare come lui, vi alienerete. Dovete trovare una via che sia la vostra via.

CLAIRE: George ancora un uomo nel ruolo di moderatore, per suggerirci cosa si debba fare? Sappiamo benissimo badare a noi stesse, il buonismo e le lusinghe non aiutano né chi le fa né chi le riceve se non nell’immediato, ma non elimina le cause del disagio.

Qualche magra consolazione non può smorzare l’impatto di una rivoluzione culturale e radicale. Io non mi sono spesa per ottenere privilegi, si tratta di fare giustizia ora e subito di una discriminazione storica e immotivata.

Nella mia vita ho fatto della parola lo strumento per generare consapevolezza e di tutte le etichette che mi hanno affibbiato non so cosa farmene.

È mio l’aforisma per cui donne non si nasce, ma lo si diventa.

La maternità è una potenzialità, non un obbligo di natura. Così ci ha marchiate l’uomo che sembra incapace di vedere oltre un ruolo ed una funzione.

Per ora può bastare.

Vuoi continuare tu Gertrude?

GERTRUDE: Sono monaca per vocazione e non ho mai temuto di mettermi a rischio con il mio operare. Altre donne in situazioni molto simili hanno pagato un prezzo altissimo con la persecuzione e con la vita. Penso di essere stata una rivoluzionaria, ma senza venire mai meno ai vincoli di obbedienza verso la Chiesa.

Prima le visioni, che mi hanno permesso di guadagnare rispetto e considerazione, poi gli scritti sulla medicina. Tutto mi veniva da Dio.

Alla fine, non ho detto di Dio altro che già non si sapesse.

Gli uomini mi hanno trattata da santa molto prima che lo diventassi di fatto. Non ho mai pensato di vivere “contro” qualcosa o qualcuno, ho agito nella Chiesa dall’interno godendo del consenso di Papi, Vescovi e del riconoscimento di uomini consacrati e di governanti.

Tutto mi è stato dato senza che lo chiedessi.

Alla fine dopo circa ottocento anni di alterne fortune, sono stata dichiarata Dottore della Chiesa, io che non conoscevo il latino né avevo potuto studiare teologia.

(Claire con tono acceso)

CLAIRE: Qualcuno facendoti questo, si è solo lavato la coscienza per poter dire che la femmina è riconosciuta e non discriminata anche se ricopre sistematicamente funzioni rituali minori rispetto ai maschi e su di lei pesi da sempre l’eredità di Eva come istigatrice al peccato.

La Chiesa è profondamente intrisa di maschilismo e talvolta misogina.

Dio è dipinto con tratti inequivocabilmente maschili, suo Figlio lo stesso.

Maria fa eccezione perché madre.

Forse gli angeli sono asessuati, ma hanno nomi maschili.

A qualche compromesso sarai dovuta pur giungere per ottenere consensi e il beneplacito delle autorità ecclesiastiche.

GERTRUDE: Questo è ciò che pensi tu. Non sono venuta a patti con nessuno perché i miei scritti fossero riconosciuti. Fui semplicemente creduta. Dichiaravo il vero quando affermavo che quanto scrivevo di medicina venisse da Dio, come le visioni. Ho parlato di argomenti che erano di scandalo e che nessuno si aspettava venissero trattati da una claustrale.

Devi riconoscermi del coraggio se pensi alla mentalità dell’epoca.

Ho vissuto in una società profondamente maschilista di cui erano intrise anche le regole monastiche che non tenevano conto della fisiologia femminile.

Facendolo, ho scritto liberamente e senza mentire o forzare nulla.

Ho cercato la verità e non il consenso.

Oggi le cose vanno un po’ meglio.

CLAIRE: Come può essere possibile che un Dio descritto come misericordioso, che vuole la felicità delle sue creature possa sentirsi gratificato nel chiedere o approvare di sacrificare la propria vita castrandola, amputandola di quelle possibilità che la renderebbero più gradevole?

GERTRUDE: Io non vedo le cose in quel modo. Se quando parli di “possibilità” intendi il matrimonio, la maternità, qui, proprio tu, hai detto con forza che vanno considerate come potenzialità e non obblighi.

Mi sono sentita libera nelle mie scelte, e sono stata felice.

Tu lo sei?

CLAIRE: Cosa c’entra ora questo! Non sono felice, ma a causa delle ingiustizie che vedo ripetersi da sempre sulle donne.

Dei miei pensieri, delle mie lotte non mi sono mai pentita.

Selene, ora parlaci di te.

SELENE: Io sono stata filosofa e scienziata nella patria della cultura ellenistica andata irrimediabilmente perduta.

Ho fatto della conoscenza la mia compagna di vita.

Ho sposato il sapere, la tolleranza e mai nessun uomo.

Anche io come Gertrude vissi secondo scelte mie e non imposte.

Ho pagato a caro prezzo la coerenza ai miei principi.

Fanatici e non uomini di fede come si proclamavano, mi hanno massacrata e ridotta al silenzio pensando di condannarmi all’oblio.

Vorrei essere ricordata per quello che sono stata: una donna coerente e libera.

GEORGE: Madeleine, lei è rimasta l’ultima. Che cosa può raccontarci di sé?

MADELEINE: Cosa posso dire, io? A dispetto di tutte voi non posso vantare nulla di eclatante. Di me esistono soprattutto i dipinti che mi fece un artista geniale italiano a Parigi di cui sono stata la compagna fedele e fidata fino alla fine. Quei ritratti mi hanno resa famosa.

Eppure, dicono che avessi talento per la pittura, doti artistiche che non ho espresso compiutamente con la dovuta forza e determinazione.

Gli ho fatto dono di tutta me stessa, della mia vita al punto di rompere i rapporti con la mia famiglia di origine e condividere con lui una vita di stenti.

(Claire prima di parlare guarda le altre poi si volge a Madeleine con aria infastidita)

CLAIRE: Ti sei immolata per lui, ti ha soggiogato alle sue necessità, al suo egocentrismo maschilista da genio incompreso ed incurante di chi gli stesse intorno, tutto ripiegato su sé stesso. Anche io ho amato un uomo di cui ho sempre riconosciuto una certa superiorità intellettuale, ma mai e poi mai ho fatto scelte che non avessi ponderato e fatte mie con indipendenza di giudizio.

(Con tono triste)

MADELEINE: L’avresti dovuto vedere! Era così malato nel corpo e nello spirito ed allo stesso tempo così estroso, profondo.

Non avevo scelta.

Io sola l’ho capito e liberamente amato anche quando lo vedevo consumarsi vittima dell’alcool e della malattia.

Il gesto, considerato da tutti folle, immorale, disperato, di gettarmi incinta dalla finestra di casa dei miei il giorno dopo la sua morte, lasciando orfana una figlia, l’ho vissuto come il naturale modo di condividerne la vita oltre la vita.

GERTRUDE: Come per Madeleine, la mia, che era fede in Dio, è stata una forma d’amore assoluta. Entrambe indiscutibili.

(Buio. Fine prima scena)

 

Scena seconda

(La scena si riapre con attrici/attore nelle stesse posizioni prima della pausa. Musica.)

GEORGE: Credevo che la letteratura potesse salvare il mondo, ma ha tempi lunghi, troppo lunghi.

Ci sono questioni urgenti da risolvere e voi donne, femmine forgiate dall’esistenza, avete il dono di un pragmatismo efficacissimo, quando non siete distratte dalla passione, e potreste avere più facilmente successo di noi.

SELENE: George, non è questione di sostituirsi a qualcun altro e risolverne i fallimenti e comunque la passionalità non può essere addotta come una colpa.

È mancata la metà del mondo che nella storia ha avuto poco o per nulla modo di farsi sentire, di dire le proprie ragioni.

Si tratta di assenza e soffocamento di un’opportunità.

Una chiara estromissione da parte di chi ci ha negato la dignità e trattate come un oggetto di proprietà considerandoci per quello che servivamo come fattrici o compagne nell’ombra.

MADELEINE: Non sarà necessaria una guerra, il femminismo non ha connotazioni violente ed esclusive.

La donna in potenza pensa al plurale; può mettere al mondo altri esseri sapendo che non sono una perfetta replica solo di sé stessa, ma una mescolanza che genera nuove identità.

CLAIRE: La libertà per la donna di essere sé stessa, aiuterà anche il maschio ad uscire da prigioni rassicuranti costruite su abitudini millenarie e liberarsi da ruoli che l’hanno relegato in stereotipi, mercé di un patriarcato imperante che spesso li ha costretti ad una forma di comunione, di cameratismo a vantaggio di solo una parte di loro. A tutti gli altri è stato insegnato, imposto in modo subdolo, che c’è un solo modo di essere uomo e da questo non ci si può discostare senza cadere nel disprezzo, nell’ironia, nella disapprovazione.

Ci aspetta un lungo e duro lavoro come madri perché dovremo imparare a crescere persone libere, soprattutto da pregiudizi, i maschi, non a discapito di sé stessa e delle altre donne che frequenterà.

Libere loro, prima di tutto, da un destino a cui si sono adeguate facendosi erroneamente una ragione del loro mal-essere perché convinte di non avere soluzioni: così doveva essere se così è andata.

SELENE: Avete parlato di identità femminile da trovare, da ricostruire.

Quella c’è, c’è sempre stata. È un falso problema.

Basterebbe il rispetto, la libertà di essere, di fare e la cosiddetta identità non avrebbe la necessità di essere descritta, venire sviscerata, scavata e riportata alla luce.

MADELEINE: Ha ragione Selene.

George, dove trova l’identità al femminile nelle nostre quattro storie?

C’è forse un unico modo di esserlo?

Poco o nulla sembra unirci. È inutile lo sforzo di trovarla in vite tanto diverse. L’identità è quella che emerge naturalmente, si trova nell’unicità delle nostre esperienze.

Semmai l’identità al femminile servirà di pretesto per far capire a tutti che un’identità di genere si rispecchia in quella della persona.

CLAIRE: Il Maschilismo è figlio del patriarcato. È un sistema di privilegi a cui anche le donne, poche, possono ricorrere per raggiungere risultati più agevolmente ed il sessismo ne rappresenta lo strumento che si inventa una superiorità di alcuni su altri ed in questo non è diverso dal razzismo. Pensare ad un matriarcato in contrapposizione non aiuterà però nessuno; servirà solo a far ricadere i piatti della bilancia dall’altra parte rispetto al patriarcato, ma è comunque un errore. Una bilancia non si riequilibra con la danza dei piatti che oscillano a turno prima da una parte e poi dall’altra, ma quando entrambi sono ben allineati.

(Le donne si riuniscono in un conciliabolo a voce bassa. George al pubblico)

GEORGE: Potremmo continuare a parlare per molto tempo ancora.

Non voglio abusare troppo della vostra pazienza.

Il nostro voleva essere una suggestione, un lievissimo gioco di teatro.

Magari qualcuno avrà riconosciuto chi si cela dietro i nostri nomi e sarà nata la curiosità di conoscere meglio loro, soprattutto.

Qualcun altro sentirà di essere d’accordo su poco o nulla di quanto è stato detto qui e rimarrà della propria idea.

Non è importante aver detto cose nuove né creare consenso a tutti i costi, lo fanno già altri per fama, per protagonismo, sfruttando bisogni e paure.

A noi basta aver gettato un sassolino nello stagno per dare vita a piccole onde di interesse.

Tornate alle vostre case.

La vita fuori di qui vi reclama…

(Breve pausa)

…ma non spetta a me l’ultima parola.

 (George fa un passo indietro e le quattro donne guadagnano la scena tutte allineate. Si scambiano un segnale guardandosi in volto. Poi si volgono verso il pubblico e parlano all’unisono.)

GERTRUDE, SELENE, MADELEINE, CLAIRE: Non chiediamo pietà, vendetta, riconoscimenti né il permesso di essere quello che siamo da sempre.

È solo questione di dignità, di cancellare ingiustizie e liberarsi della zavorra dei condizionamenti che vogliono far credere che nulla possa cambiare e che se le cose stanno così da tempi immemorabili è giusto che tali rimangano per colpe inesistenti e inique.

Non sappiamo che farcene di leggi speciali che ci favoriscano.

Leggi punitive, dichiarazioni forti e volitive di condanna, vengono tutte troppo prima o troppo tardi e sono il minimo che si possa fare, ma non spostano gli squilibri di millenni.

Non si tratta di togliere niente a nessuno, di pareggiare i conti come se fossimo vasi comunicanti con gli uomini e solo privandoli di qualcosa, a noi sia possibile acquisire quanto ci spetta, senza umilianti ed inutili contrattazioni.

Non cerchiamo compassione e nessuno sforzo di tolleranza.

Determinazione e coraggio non significano violenza, quella violenza che è solo capace di generarne altra in un girotondo infinito e che abbiamo subito ingiustamente ed ancora oggi subiamo per paura, per insicurezza, per ignoranza, figlie dei preconcetti che ci circondano.

Vogliamo essere libere di corteggiare, di essere corteggiate, di amare ed essere amate o di non esserlo affatto, di rispettare ed essere rispettate, di scegliere, di decidere.

Quattro vie, quattro possibili opzioni tra mille altre.

Nessuna migliore delle altre in assoluto.

Abbiamo prestato le nostre voci a tutte le donne che voce non l’hanno potuta avere e che ancora oggi la devono soffocare sotto il macigno di pregiudizi secolari.

Se tutti ci dessimo la mano per formare un’interminabile catena e ci guardassimo negli occhi, uomini e donne, in silenzio, con l’onestà che viene dalla verità, cadrebbero le lenti deformanti con cui siamo state guardate per secoli,

ed invece che…

MADELEINE: solo madri, sorelle e figlie

CLAIRE: il diavolo,

SELENE: le streghe,

GERTRUDE: le dissolute tentatrici di Adamo,

MADELEINE: le belle e sceme,

CLAIRE: le prostitute

SELENE: le brutte e intelligenti

GERTRUDE: quelle alienate ciclicamente con i ritmi della luna

GERTRUDE, SELENE, MADELEINE, CLAIRE: e quanto di limitante o di avvilente o di peggio si possa dire su di noi con insolenza e brutalità,

tutti vedrebbero finalmente

quello che semplicemente siamo:

donne… soprattutto persone.

 (Buio in scena mentre si riascolta la fuga del brano.)

FINE

CANTO MULIEBRE PER QUATTRO VOCI ED UN POETA Complimenti Giuseppe Raineri, un ottimo testo che merita di essere portato in scena; questo è il nostro augurio