Flavio Provini: 1° classificato nella Sezione Poesie

 

Flavio Provini: 1° classificato nella Sezione Poesie

del Concorso Letterario L’Arte della Parola e dell’Arte Coreutica

come presentare Flavio Provini autore?

E’ arduo perché ha mietuto successi, riconoscimenti, premiazioni in tutti gli innumerevoli Concorsi Letterari in Italia e all’estero a cui ha partecipato.

Appassionato di poesia e narrativa ed avido lettore di romanzi, racconti e saggi scrive poesia nelle più svariate forme: in verso libero, in rima, in metrica o nelle forme chiuse o brevi.

Alcune sue opere sono pubblicate online ed anche edite nelle antologie in formato cartaceo o e-book; di alcune di esse è stato gratuitamente realizzato un audio-video facilmente reperibile sul web.

A Flavio Provini sono stati assegnati circa 300 premi ai quali si aggiunge la nostra Targa di Premiazione

Flavio Provini: 1° classificato nella Sezione Poesie

e ci piace pensare, anzi, ne siamo certi, che Flavio le attribuisca l’identico valore che noi proviamo e che abbiamo espresso con la seguente motivazione:

componimento di forte impatto emotivo, possente intensità del messaggio, modalità di scrittura ricercata ma godibile, eccellente la forma e la competenza linguistica, la felice ripetizione di alcuni verbi dona musicalità al testo

Congratulazioni Flavio Provini.

“Il dono
(dedicata a Liliana Segre)

Non parlerò di sbuffi dai camini
su un cielo opaco di silenzio e polvere
né del brutale marchio sulla pelle
come se fossi bove al mattatoio,
del brancolare eretti sulle gambe
ossute come giunchi per inedia,
il collo stretto da un nodo scorsoio
che solo un Dio lontano districava.

Non parlerò delle urla alle torture

o delle sillabe acri nelle gole

vomitanti ansia sporca di morire,

né delle mutazioni dell’odiare,
né di quegli occhi persi a non vedere,
non parlerò di piombo o denti d’oro
o dei capelli a terra per sottrarli
alla fornace che le ossa scioglieva.

Porterò come strenna di Natale
al tempo sordo, cieco ai memoriali
il dono di chi da Auschwitz è tornato
e come agnello mai sacrificato
urla l’accento acuto della storia
di anime schiave di una folle legge,
nutre il ricordo di quella mattanza
affinché cali un raggio di speranza
che abbracci prati verdi non spinati.

Porterò un dono in nastro rosso sangue
e umida carta di innocenti lacrime,
con la sorpresa laica del perdono
per chi oggi ancora, nella notte ignora
chi lassù agli Inferi fu bestia e fumo.”

 

 

 

 

 

SAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noi

SAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noi

 

SAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noi

Nel nostro primo incontro ci eravamo lasciati con questo commento ” …quando un breve incontro si trasforma in un interessante ed approfondito scambio artistico e culturale.

Diplomato al Liceo Artistico, Laureato in Architettura, Docente, Scrittore, Disegnatore, Ricercatore in ambito storico e iconografico.

Questa essenziale scheda di presentazione non rende giustizia alla duttile mente di Saverio con cui abbiamo commentato il suo libro “NAPOLEONE La sfida d’Italia

E’ un racconto storico iconografico a fumetti, peraltro di eccellente qualità artistica, della campagna d’Italia del 1796

L’autore ha ripercorso minuziosamente il lungo cammino da Parigi a Milano che portò alla gloria il giovane Napoleone.

L’ardita scelta di rappresentare attraverso il fumetto questo significativo episodio dell’intero impero napoleonico rende il libro fruibile ed accattivante non solo ai ragazzi ma anche agli adulti.

Torneremo a breve con una intervista più approfondita con l’autore.”

SAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noi

Ed ecco ora quanto scaturito dall’incontro del giornalista Andrea Lepone con Saverio Di Tullio:

Buongiorno Saverio e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?

“Come un appassionato di storia che prova a raccontare con parole e immagini l’impatto emotivo di eventi storici sulla popolazione civile.”

 Raccontaci com’è nata la tua passione per il mondo della fumettistica.

“Confesso che sono un po’ allergico al termine fumetto e ancor di più a “comic book”, come dicono gli americani; preferisco “racconto grafico”. Nel ’98 ho avuto l’onore di presentare la versione in inglese e francese della mia opera 1943: la via per Ortona al War Museum di Ottawa; la battaglia di Ortona è costata la vita a 1400 soldati canadesi, 800 tedeschi e 1300 civili, e sentirmi dire che avevo fatto un bel “comic book”, mi faceva cadere le braccia. Comunque, la passione per il fumetto è iniziata presto; ho fatto le elementari in un paesino d’Abruzzo dove il calzolaio vendeva giornali e uno splendido Pecos Bill, annate 54-56, che ancora oggi cerco disperatamente nei mercatini. Come disegnatore invece, ho “illustrato” quaderni e libri alle medie con grande entusiasmo dei compagni.”

 Tu sei un architetto ed un ricercatore in campo storico e iconografico, cosa si prova nel dividersi tra il disegno tecnico, proprio del mondo dell’architettura, e quello grafico, proprio del mondo dei fumetti?

“Prima di Architettura ho frequentato il liceo artistico dove si lavorava molto con la geometria descrittiva, con grandi elaborati di prospettiva, di teoria delle ombre, oltre a ornato e figura disegnata, modellata, pittura e anatomia artistica; un po’ come una bottega rinascimentale che formava grandi pittori e scultori che all’occasione erano anche grandi architetti. Alla professione di architetto poi ho affiancato quella di insegnante,  non disdegnavo qualche uscita in mostre di pittura e ritratti ad olio. Ma poi ho vissuto con un senso di frustrazione il confronto con un’arte che si allontanava sempre più dalle mie espressioni figurative, per cui ho colto l’occasione delle celebrazioni per il cinquantenario della battaglia di Ortona per provare un racconto a fumetti. Premetto che una seria esperienza l’avevo fatta già nel periodo universitario disegnando un paio di numeri di Zorro per un editore, di cui adesso mi sfugge il nome. Allora disegnavo di notte e frequentavo l’università; poi l’editore pretese, offrendomi anche un buon contratto, di lavorare in un laboratorio lontano con altri disegnatori per uniformare la grafica e decisi di abbandonare per il mio obiettivo primario della laurea in  architettura.”

SAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noi

 In cosa consiste lo studio iconografico?

“Nell’esperienza fumettistica che ti ho raccontato, io facevo solo il disegnatore di una sceneggiatura fatta da uno scrittore; ma poi da insegnante ho fatto un’altra esperienza. Con le classi ho partecipato a diversi concorsi che prevedevano la realizzazione di bozzetti con logo e motto per campagne contro doping e tabagismo, e ti dirò che ne abbiamo vinti un paio a livello nazionale, e così mi sono appassionato al valore della parola in relazione all’immagine. Non voglio addentrarmi in disquisizioni linguistiche, lascio il campo agli strutturalisti come il grande e indimenticabile Umberto Eco, ma provo a spiegarti il senso della mia ricerca. Nel fumetto classico tradizionale la parola e l’immagine corrono in parallelo in funzione descrittiva e narrativa; io provo ad aggiungere una funzione espressiva che è tipica del linguaggio poetico nella sua forza evocativa che fa riferimento all’humus culturale ed emotivo del lettore. Gestualità ed espressione fanno parte dei contenuti culturali simbolici dell’immagine che io definisco iconografici.”

 L’Italia è stata una fucina di grandi talenti in ambito fumettistico, ci sono artisti nostrani che apprezzi in modo particolare?

“Non faccio nomi, comunque ho ammirato artisti italiani della mia generazione che hanno fatto grandi cose; molti hanno lavorato per Tex ed altri hanno contribuito alla bella collana di “Storia d’Italia a fumetti” di Enzo Biagi.”

Quali sono i tuoi personaggi preferiti?

“Raramente seguo collane con personaggi, ma preferisco leggere racconti di storie vere e coglierne la capacità espressiva e di sintesi.”

Parliamo di uno dei tuoi libri, “1870: la presa di Roma a fumetti” quanto è stato difficile rileggere uno spaccato tanto importante della nostra storia in chiave fumettistica?

SAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noiSAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noi

“In realtà è solo un fascicolo di 16 tavole ma del quale sono particolarmente orgoglioso; sia per la ricostruzione storica ricavata da libri illustrati del periodo, sia per la sintesi narrativa, e sia per la richiesta di ristampa per questo 150° anniversario della breccia di Porta Pia che mi è pervenuta direttamente dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa. L’energia narrativa, in questo caso, l’ho presa dall’emozionante diario di Edmondo De Amicis che ha vissuto l’evento in diretta come corrispondente di una rivista militare.”

Cosa ti ha spinto a creare l’opera “Napoleone – La sfida d’Italia”?

“Dopo la pubblicazione del libro sulla battaglia di Ortona, ho pensato di raccontare un altro episodio drammatico accaduto sui nostri territori: l’invasione dei francesi del 1799 che si è trasformata in una vera guerra civile tra sanfedisti filoborbonici e patrioti rivoluzionari filofrancesi. Ho iniziato con la prima campagna di Napoleone in Italia del 1796 che doveva essere un breve capitolo, ma poi l’incontro con gli appassionati di storia locale che hanno speso la vita a ricostruire nei dettagli i momenti delle battaglie, mi ha contagiato ed è diventato un’opera di 565 quadri sviluppata in cinque anni di duro lavoro in studio e spericolate campagne fotografiche.”

Ci puoi descrivere il percorso emotivo e storico che hai seguito nel realizzare le tue opere?

“Dipende dal periodo storico trattato. Adesso sto lavorando sugli episodi più significativi accaduti a cavallo della “Linea Gustav”, da Roma all’Adriatico, per cui, oltre alla documentazione storica e fotografica, inseguo anche testimoni sopravvissuti o eredi che ne conservano la memoria. Poi comincia il lavoro in studio ricostruendo il puzzle e i contenuti per la narrazione.”

Leggendo le tue pubblicazioni “1870: la presa di Roma a fumetti” ed anche “Napoleone – La sfida d’Italia” appare evidente una minuziosa conoscenza dei luoghi che raffiguri; desumo quindi che tu abbia visitato le varie località. Cosa puoi dire?

“Le prime immagini e le prime emozioni emergono proprio sul teatro degli eventi. Per Napoleone voglio raccontare un particolare: nelle mie ricerche ho acquisito una raccolta di stampe dell’architetto pittore Giuseppe Bagetti che su incarico dello stesso Napoleone, poco tempo dopo ha realizzato delle ricostruzioni ad acquerello delle battaglie recandosi sui luoghi. Ritrovare sul territorio i suoi punti di vista è stata una grande emozione.”

SAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noiSAVERIO DI TULLIO…la Storia siamo noi

“Napoleone – La sfida d’Italia” è già stato pubblicato da una importante casa editrice internazionale ed è tradotto in francese; è certamente un significativo riconoscimento. Non ritieni sia opportuno che un’opera come questa possa essere ulteriormente apprezzata da un vasto pubblico anche nella considerazione che possa essere un valido strumento d’insegnamento scolastico?

“Ho sempre creduto in una didattica coinvolgente ed è certo che la conoscenza acquisita con emozione si stampa nella memoria in modo profondo. Per anni ho accompagnato gli studenti del “Canadian College Italy” di Lanciano con il loro professore di storia sui luoghi della battaglia di Ortona; e poi li ho ritrovati l’11 novembre, giorno in cui commemorano i loro caduti in guerra, impegnati in prima persona e con attenta partecipazione alle celebrazioni che si svolgono al “Moro River Canadian War Cemetery” di Ortona. Credo che la conoscenza della storia sia fondamentale per sentirsi partecipi dell’umanità, aldilà del tempo e dello spazio, maturando un convinto sentimento di pace ed una piccola illusione di immortalità.”

Saverio, come vuoi concludere quest’intervista? Quale messaggio vuoi trasmettere ai nostri lettori?

“In un momento così tragico come quello che stiamo vivendo, posso solo dire grazie all’angolino confortevole delle mie  passioni, recuperate  dopo un silenzio di trent’anni, per cui il mio invito è a ricercare nella memoria le emozioni dell’adolescenza, che sono il germoglio della nostra indole, necessariamente trascurate da adulti, e riattivarle per ritrovare nella solitudine, la compagnia di se stessi.”

 Grazie Saverio, è stato un incontro culturalmente arricchente ma, ahimè, troppo breve.

A presto

 

 

Andrea Lepone: Riflessioni in chiaroscuro

 

Andrea Lepone: Riflessioni in chiaroscuro

Recensione di Alberto Raffaelli

La poesia del ventiquattrenne Andrea Lepone è una meditazione sul “nostro” (“suo”, “universale” che dir si voglia) posto nel mondo. Sull’essere in cammino dal mattino alla sera, dal giorno alla notte: facile quindi individuare il motivo del titolo, ispirato da questo riflettere in chiaroscuro, nei diversi momenti del dì e del buio accompagnati dalle rispettive luci e ombre, com’è naturale e fisiologico che sia…

Ma quello che si evince da questa raccolta è anche un lavoro sul linguaggio, come nota Angelo Nardi nella sua “Prefazione” individuandone uno dei perni ispirativi nel differenziarsi “dal poetizzante tipicamente giovanile per porsi nel canone della poesia” (in base a una distinzione adatta per l’analisi creativa delle ultime generazioni).

Decenni di sperimentazioni e avanguardismi hanno condotto sempre più a considerare i confini e le qualità dello scrivere versi: anche Andrea Lepone s’inserisce in questa scia, raccontando pensieri, dubbi ed emozioni che infarciscono il suo cammino. Per forma e contenuto, “Riflessioni in chiaroscuro” è un esempio di disamina praticabile dalle persone sensibili su quella “somma forma di comunicazione” tra gli umani – la poesia, appunto –, che però oggi conserva la propria altezza in una maniera sommessa, sacrificata non solo nell’apparato mediale e sociale, ma spesso anche nelle gerarchie tra i generi.

Andrea Lepone: Riflessioni in chiaroscuro

Ma Andrea con le sue liriche intende dimostrare proprio come la poesia conservi uno straordinario potere di resistenza, una capacità di andare oltre la constatazione di uno scacco dell’esistenza e di intravedere qualcosa, bypassando le tentazioni del nichilismo. Si può invece progettare una salvezza e mirare a nuove sintesi (mentre quelle vecchie si sono rivelate illusorie), superando “la perversa dittatura dell’egocentrismo” che riduce gli individui a ruoli di “ribelli condannati”.

La parola in “Riflessioni in chiaroscuro” ha immagini potenti, dense, tra il simbolico che rinvia a grandi verità e l’immanenza del concreto. Molte ed eterogenee le influenze dichiarate dall’autore (Dylan Thomas, Montale, Bukowski), ripercosse su una scrittura “forte” e dagli accostamenti talvolta ermetici, ma che mantiene, se non una scorrevolezza, una certa “liquidità” d’impostazione: nei versi scorrono pensieri e immagini, ma sempre con una presenza di un io consapevole non troppo nascosto, che distanzia i componimenti di Andrea Lepone dal flusso di coscienza.

In definitiva questa raccolta comunica i risultati di una ricerca che nello scoprirsi ardua, difficoltosa, all’apparenza persino poco appagante, sembra raggiungere il proprio scopo nella conferma di uno degli assiomi più gratificanti del fare poesia/arte: la consapevolezza che quest’ultima è forse la maggiore opportunità posseduta dall’uomo per lasciare una traccia nella Storia.

Andrea Lepone: Riflessioni in chiaroscuro

La Macina Onlus Editore – Roma, 2018

Grazie ad Alberto Raffaelli per l’ottima recensione.

Il libro può essere ordinato direttamente all’editore con spese di spedizione gratuite o tramite le seguenti piattaforme on line:

https://www.ibs.it/riflessioni-in-chiaroscuro-libro-andrea-lepone/e/9788894261455

https://www.lafeltrinelli.it/libri/andrea-lepone/riflessioni-chiaroscuro/9788894261455

https://www.libreriauniversitaria.it/riflessioni-chiaroscuro-lepone-andrea-macina/libro/9788894261455

https://books.google.it/books/about/Riflessioni_in_chiaroscuro.html?id=_sg_vAEACAAJ&redir_esc=y

https://www.unilibro.it/libro/lepone-andrea/riflessioni-in-chiaroscuro/9788894261455

 

 

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

 

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Ciò che contraddistingue Giò Di Tonno è l’umanità nel relazionarsi con il pubblico e la sua professionalità frutto dei lunghi anni di esperienze formative in tutti gli aspetti dello spettacolo.

Ne è la conferma l’intervista che ci ha rilasciato e che è condotta dalla nostra redattrice Catia Di Gaetano.

Veniamo al cuore dell’intervista:

Buongiorno Maestro e le siamo grati per averci concesso di dialogare insieme.

La sua biografia artistica è ricca di successi che condensiamo nell’allegato al nostro servizio; solo per fornire sintetiche indicazioni ricordiamo che Giò Di Tonno si è esibito con Lola Ponce, con Dionne Warwick ed ha partecipato al Concerto di Natale in Vaticano del 2017; dal 2002 e per 3 anni consecutivi ha interpretato la figura di Quasimodo nel recital Notre Dame De Paris.

Attraverso il nostro giornale La Macina Magazine abbiamo già avuto l’occasione di  apprezzare la sua iniziativa di creare il primo Laboratorio per cantautori che, all’epoca della fondazione, ha mostrato il coraggio di indicare il nuovo percorso verso il “teatro musicale” dove le due arti – canto e recitazione – interagiscono e si fondono armonicamente. Lei è poi approdato in TV dopo i successi conseguiti con i musical “Jekill & Hide”, “I Promessi Sposi”, “Oscuro e la Strega” ecc..

Maestro, quali sensazioni prova nel volgere lo sguardo verso un periodo ricco di soddisfazioni e di affermazioni professionali in relazione – invece – all’odierna realtà artistica e professionale ora che Notre Dame De Paris ha ormai consacrato la sua notorietà internazionale che è tanto più esaltante considerando che, in passato, “Il gobbo di Notre Dame” è stato interpretato da artisti del calibro di Antony Hopkins, Lon Chaney, Antony Quinn, Charles Laughton?

Guardo indietro e vedo un ragazzo motivato, che ha fatto tanti sacrifici e che si è posto traguardi sempre più formativi ed impegnativi per diventare ciò che ora sono. Sono nato talentuoso? 

Non lo so, forse, ma ho certamente percorso tutte le strade per accrescere il mio bagaglio artistico e per appagare umanamente il mio animo; esiste un sottile parallelismo tra la crescita artistica e la crescita musicale ed umana perché la musica dona questa possibilità. Vedo un giovane che non ha mai mollato e che si è cimentato in tutte le esperienze per migliorare. Ora, quando recito Notre Dame De Paris, sento che questo bagaglio formativo che ho acquisito nel tempo si manifesta naturalmente nella rappresentazione. Ho visto e studiato tutte le versioni ed interpretazioni precedenti della commedia ma, per questa edizione, bisognava rispettare lo spirito della versione originaria francese e le indicazioni del Maestro Riccardo Cocciante autore delle musiche; dal canto mio applico tutto ciò che le precedenti esperienze mi hanno insegnato. Ho amalgamato il tutto per interpretare il “mioQuasimodo che ancora oggi emoziona il pubblico.

Senza nulla togliere alla bravura degli altri artisti presenti in scena riteniamo che il personaggio di Quasimodo sia la figura centrale e l’essenza stessa della storia racchiusa magnificamente e tragicamente nell’ultima scena denominata “Il Matrimonio di Quasimodo“. Cosa ne pensa di questa affermazione?

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Hai detto bene Catia, Notre Dame De Paris è una opera collettiva ed è proprio l’alto profilo artistico di tutti i singoli interpreti che la rendono magnifica; è una opera musicale, ha un cuore e trasmette sentimenti mediterranei, è arte collettiva. Il ricordo è anche legato alla figura di Esmeralda e – indubbiamente – la versione realizzata dalla Disney nel 1996 ha contribuito alla sua diffusione tra gli adolescenti che ora, da adulti, seguono con passione le versioni attuali. E’ vero Catia, l’ultima scena denominata “Il matrimonio di Quasimodo” dove lui accompagna la sua amata alla tomba e si lascia morire è una scena straziante, bella, pura, un vero e sincero amore che tocca il pubblico nel profondo dell’animo. Io sento una grande responsabilità e coinvolgimento nel rappresentare la figura principale, me ne faccio carico e cerco di trasferire al cuore del pubblico il dolore lacerante di Quasimodo.

Giò Di Tonno ha scritto un brano per Elhaida Dani magnifica interprete di Esmeralda; cosa ci può dire dell’intenso rapporto artistico con la protagonista e della sua incredibile qualità ed estensione vocale unita ad una non comune armonia scenica?

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Inizialmente temevo per l’assenza di Lola Ponce con la quale ho condiviso nel tempo sia precedenti versioni di Notre Dame De Paris che tante altre esperienze artistiche ma Elhaida, con la sua grandissima qualità vocale e presenza scenica, ha avuto il grande merito di inserirsi in punta di piedi in un cast già formato – e già questo rappresenta una grande difficoltà – l’esserci brillantemente riuscita evidenzia la sua eccellente professionalità. Ha lavorato con grande disciplina instaurando un ottimo rapporto con tutti, si è amalgamata perfettamente conquistando il suo spazio e si è creata il personaggio di Esmeralda, il “suo” personaggio.

Notre Dame De Paris è l’evento sempre più atteso dal pubblico che lo premia costantemente con sold out in tutte le repliche perché trasmette magia, emozioni, attese; cosa avverte quando è sul palco?

Avverto una sensazione di appagamento, di felicità e di gioia perché Notre Dame De Paris resiste al tempo, rappresenta sincerità di intenti, di amore che sono sensazioni difficili da ritrovare in altri contesti come per esempio i Social dove tutto è volatile per la natura stessa del mezzo di comunicazione; l’opera costituisce uno spazio che ci è necessario. Mi ritengo fortunato rappresentare nuovamente Notre Dame De Paris.

Non possiamo non sottolineare l’emozione, la passione e l’entusiasmo che Giò Di Tonno dedica al personaggio di Quasimodo; nella sua interpretazione, Maestro, è cambiato qualcosa nel corso del tempo? Lo ha interpretato in chiave diversa?

Beh, certamente tutte le mie esperienze artistiche accumulate nel corso degli anni mi hanno formato e quindi determinato la mia evoluzione professionale. Ricordo la mia irruenza interpretativa che rasentava l’incoscienza, tipica del giovane che si presenta al pubblico; negli anni e con l’intenso studio sono riuscito a misurare ed affinare la mimica, il canto e la presenza in scena che hanno reso più convincente ed appassionante la figura di Quasimodo.

Ci può parlare del suo incontro con Riccardo Cocciante, autore delle musiche di Notre Dame De Paris, e del sodalizio artistico che si è sviluppato e consolidato nel tempo?

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

E’ un rapporto splendido basato sulla stima reciproca, Riccardo Cocciante si è “fidato” ed “affidato” a me e di questo gliene sono veramente grato. Ci siamo sempre confrontati in termini sereni e costruttivi, ho cercato di aderire alle sue richieste riguardo la vocalità al fine di rendere più credibile il “gobbo” che presenta una dura scorza esteriore ma un animo delicato come è la sua voce. Stimo così tanto Riccardo Cocciante tanto da annoverarlo tra gli autori più grandi ed “intimi” del nostro secolo

Ci può raccontare uno o più eventi significativi della sua carriera che più hanno inciso per la prosecuzione della stessa?

Sanremo 1994 !

Ero un ragazzo e facevo piano bar, mi esibivo con la mia piccola band, recitavo nei più modesti teatri e…all’improvviso mi trovo catapultato sul palco di Sanremo. Ero impreparato ad affrontare una così importante esperienza considerando anche che, al tempo, non esistevano contest che fornivano indicazioni e comunque ti preparavano per i grandi eventi. I ragazzi di oggi, con i talent, appaiono più preparati quantunque il livellamento tra i partecipanti rende molto più dura e selettiva l’affermazione. Dopo l’esperienza di Sanremo ho capito che dovevo dedicarmi allo studio con tutte le mie forze; ho studiato recitazione, canto e movimento scenico, mi sono quindi formato e recitato in molti teatri, mi sono dedicato alla pop music, alla TV accumulando molteplici esperienze. Amo questo mondo, è il mio mondo.

Veniamo ora all’ultima domanda dell’intervista.

Maestro, lei insegna canto, movimento scenico e trasmette ai suoi allievi ogni aspetto di ciò che è legato al musical; quale messaggio vuole dare ai giovani che intendono seguire questa arte?

Buona la prima!

Studiare il pop, la musica leggera che trasmette le nostre sensazioni, il nostro “io” dove forse è bastevole anche avere una buona predisposizione. Il teatro musicale è ben altro discorso e non si può affidare nulla al caso e non si può improvvisare perché l’attore è il veicolo delle emozioni altrui, egli rappresenta ciò che il pubblico sente nel proprio animo. Si deve lavorare e studiare tanto per affrontare questo mondo e studiare significa anche conoscersi profondamente per dare il massimo di se stessi al pubblico. In teatro è “buona la prima” e devi quindi essere sicuro sul palcoscenico. Ai giovani dico che l’emozione si combatte con l’esperienza e con il lavoro; l’esperienza ti emoziona ma non ti pietrifica.

Grazie Maestro per il tempo che ci ha dedicato e continueremo a seguirla ed essere suoi sinceri estimatori.

Grazie a voi Catia.

BIO GIO’ DI TONNO

 

Si ringrazia per la preziosa collaborazione:

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

 Valeria Scapicchio
Ufficio Stampa
valeria.scapicchio@wordsforyou.it

Chiara Sanvito

Ufficio Stampa

chiara.sanvito@wordsforyou.it

Logo di proprietà WFY

 

PH Credit Alessandro Dobici

 

 

 

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

 

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris, uno tra gli spettacoli teatrali più apprezzati al mondo e tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo torna a far sognare gli oltre 4 milioni di appassionati in Italia.

La tournée dello spettacolo più imponente mai realizzato in Europa con la produzione di David e Clemente Zard in collaborazione con Enzo Product Ltd, è iniziata a settembre e, dopo i successi registrati a Pesaro, Verona, Milano, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Torino, toccherà le città di Roma, Trieste, Brescia Genova, Eboli, Reggio Calabria, Catania, Ancona, Jesolo e di nuovo Milano per concludersi allo Stupinigi Sonic Park.

Un’ascesa incredibile che, nella sola stagione 2016, ha superato in Italia 1 milione di spettatori e affollato le 43 tappe, per un totale di 283 repliche tutte sold out, interessando 31 città.

Nello stesso anno Notre Dame De Paris è diventato un vero e proprio cult che ha fatto impennare le vendite dei biglietti teatrali capitanando la classifica dei titoli e superando le presenze dei più grandi live della musica rock e pop tanto da essere insignito del BigliettOne d’Oro TicketOne ai Rockol Awards 2016.

Sempre nel 2016, la versione italiana ha continuato a collezionare prestigiosi riconoscimenti ed ha ottenuto ben tre Premi agli IMA (Italian Musical Awards) con le seguenti motivazioni: Migliore Spettacolo Social, Migliori Musiche (Riccardo Cocciante) e Migliore Spettacolo Classico.

Solo in Italia, in 17 anni, sono state visitate 47 città per un totale di 145 appuntamenti e 1.246 repliche complessive. Il musical è stato inoltre tradotto e adattato in 9 lingue diverse (francese, inglese, italiano, spagnolo, russo, coreano, fiammingo, polacco e kazako) e ha attraversato 23 Paesi in tutto il mondo con più di 5000 spettacoli, capaci di far sognare 13 milioni di spettatori internazionali.

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Sono solo fredde statistiche?

No !

Esse rappresentano l’essenza dello spettacolo, la sua alchimia unica ed irripetibile esaltata dalla musica di Riccardo Cocciante.

E’ un magistrale adattamento del romanzo emozionante scritto da Victor Hugo ad opera di Luc Plamondon e di Pasquale Panella ed è diretto dal regista Gilles Maheu.

Le coreografie e ai movimenti di scena sono ideati da Martino Müller e i costumi sono di Fred Sathal. A Christian Ratz è dovuta la scenografia; un team di artisti di primo livello che ha reso quest’opera un assoluto capolavoro.

David Zard, impresario e produttore “visionario”, descrisse, nel 2017, lo spettacolo con queste parole: “Dopo 15 anni Notre Dame de Paris ha continuato a tenere la scena con un successo strepitoso, che non conosce paragoni. Questo progetto è entrato nel DNA degli italiani. Il nostro paese non aveva mai visto così tanti spettatori e repliche per un musical prima. “Notre Dame de Paris” non solo ha detenuto ogni record di pubblico in Italia, ma ha rivoluzionato la scena dello spettacolo nel nostro paese.”

Notre Dame De Paris debuttò nella sua versione originale francese il 16 settembre 1998, al Palais des Congrès di Parigi, e fu subito un trionfo di pubblico e di critica; quattro anni dopo David Zard produsse la versione italiana con l’adattamento di Pasquale Panella.

Il 14 marzo 2002, al Gran Teatro di Roma, costruito per l’occasione, si tenne la “prima” dello spettacolo che sarebbe stato l’opera dei record; un’emozione che ha “contagiato” milioni di spettatori. Un successo travolgente che ha raggiunto non solo il pubblico di Francia e Italia, ma quello di tutto il mondo: Inghilterra, Svizzera, Russia, Canada, Cina, Giappone, Corea del Sud, Libano, Turchia.

LA STORIA

È la storia di Quasimodo, il campanaro gobbo della cattedrale di Notre Dame de Paris e del suo amore tragico e impossibile per Esmeralda, la bella gitana. Un amore condannato dall’ingiustizia e dall’ipocrisia. Esmeralda è innamorata di Febo, il bel capitano delle guardie del Re, a sua volta fidanzato con Fiordaliso, una giovane e ricca borghese. Tuttavia la bellezza esotica e sensuale della zingara non lascia indifferente l’uomo che – da subito – se ne invaghisce.

Anche Frollo, l’arcidiacono della cattedrale, è segretamente attratto da Esmeralda e in un raptus di gelosia e desiderio pugnala Febo alle spalle.

Esmeralda viene arrestata con l’accusa di aver tentato di uccidere il capitano delle guardie e gettata in prigione.

Frollo, approfittando della situazione, offre la libertà alla donna in cambio delle sue “grazie” ma la bella gitana, inorridita, rifiuta l’offerta minacciandolo di vendetta.

Quasimodo libera Esmeralda e la nasconde nella sua torre ma Clopin, amico della donna e suo protettore, fraintendendo le intenzioni del gobbo, attacca la cattedrale a capo di una rivolta per liberare l’affascinante zingara.

Nel tentativo di sedare la rivolta Febo ed i suoi uomini mettono a ferro e fuoco Notre Dame ed uccidono Clopin. Il povero campanaro, credendo che Febo voglia liberare Esmeralda; consegna la donna a Frollo che, a sua volta, la consegna alle guardie.

Per Esmeralda è giunta la fine.

In realtà, Febo vuole la morte della gitana perché solo così potrà sposarsi con la sua ricca fidanzata.

Quasimodo, dopo aver assistito all’impiccagione della sua amata, resosi conto del tradimento dell’arcidiacono, folle di rabbia, getta Frollo dalla torre.

Distrutto dal dolore, il “gobbo” conduce il corpo dell’amata alla tomba su cui si lascerà morire.

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame de Paris è uno spettacolo magnifico, una vera e propria pietra miliare tra gli eventi live da non perdere.

In coda all’articolo sono presenti i profili dei produttori, degli artisti ecc..

GALLERIA FOTO:

I RUOLI

Esmeralda – Elhaida Dani

Quasimodo – Giò Di Tonno

Frollo – Vittorio Matteucci

Clopin – Leonardo Di Minno

Gringoire – Matteo Setti

Febo – Graziano Galatone

Fiordaliso – Tania Tuccinardi

e altri 30 artisti tra ballerini, acrobati e breaker

Musiche : Riccardo Cocciante

Liriche : Luc Plamondon

Versione italiana : Pasquale Panella

Regia : Gilles Maheu

Coreografie : Martino Müller

Scenografie : Christian Rätz

Costumi : Fred Sathal

Luci : Alain Lortie

Suono : Manu Guiot

Arrangiamenti : Riccardo Cocciante – Jannick Top – Serge Perathoner

CALENDARIO STAGIONE 2019/2020:

Dal 27 al 29 dicembre 2019 e dal 2 al 6 gennaio 2020 – Roma @ Palazzo dello Sport

Dal 29 gennaio al 3 febbraio 2020 – Trieste @Teatro Politeama Rossetti

14 e 15 febbraio 2020 – Brescia @ Brixia Forum

Dal 20 al 23 febbraio 2020 – Genova @ Teatro Carlo Felice

28 e 29 febbraio 2020 – Livorno @ Modigliani Forum

7, 8 marzo 2020 – Eboli (SA) @ PalaSele

11, 12, 13 marzo 2020 – Reggio Calabria @ PalaCalafiore

Dal 19 al 22 marzo 2020 – Catania @ PalaCatania

Dal 17 al 19 aprile 2020Ancona@ PalaRossini

24, 25 e 26 aprile 2020 – Jesolo (VE) @ PalaInvent

Dal 29 aprile al 10 maggio 2020 – Milano @ Teatro degli Arcimboldi

Dal 3 al 5 luglio 2020 – Nichelino (TO) @ Stupinigi Sonic Park

 UFFICIO STAMPA WORDS FOR YOU

Francesca Casarino – francesca.casarino@wordsforyou.it

Valeria Scapicchio – valeria.scapicchio@wordsforyou.it

Chiara Sanvito – chiara.sanvito@wordsforyou.it – +39 3341634637

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