Non ti pago, omaggio a Luca De Filippo all’Ambra Jovinelli

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La fortuna e la speranza, le superstizioni e i sogni, l’inatteso che fa capolino nel quotidiano: Non ti pago, come nella migliore tradizione dei De Filippo, è una commedia fatta di situazioni estreme e personaggi profondamente umani, nel bene e nel male.

Scritta dal grande Eduardo nel 1940, sarà in scena al Teatro Ambra Jovinelli fino al 17 dicembre: regia di Luca De Filippo (figlio del Maestro), musiche di Nicola Piovani, costumi, scene e luci curate rispettivamente da  Silvia Polidori, Gianmaurizio Fercioni e Stefano Stacchini. Luci e ombre della vita di tutti i giorni vengono presentati con irresistibile verve comica dalla Compagnia di Teatro di Luca De Filippo.

Lo spettacolo, infatti, è un omaggio a Luca De Filippo, scomparso dopo aver lavorato proprio su Non ti pago, che dunque resta la sua ultima regia.

La commedia, rappresentata per la  prima volta nel 1940 al Teatro Quirino, vedeva in scena i fratelli De Filippo. Eduardo vestiva i panni di Ferdinando Quagliolo e Peppino quelli di Mario Bertolini. A loro si aggiunse la sorella Titina nell’omonimo film del 1942, per il ruolo di donna Concetta.

non ti pago de filippo

 

 

 

 

 

 

 

Non ti pago: la storia

Don Ferdinando (un irresistibile Gianfelice Imparato) “si farebbe uccidere prima di riconoscere un suo errore, prodigo, cuore d’oro, tutto amore per la famiglia, ma testardo”. Così lo descrive giustamente il prete don Raffaele (Gianni Cannavacciuolo). Proprietario di un botteghino del lotto gestito insieme a Mario Bertolini (Massimo De Matteo), è un accanito ma sfortunato giocatore. Il suo giovane dipendente, invece, è particolarmente baciato dalla dea bendata.

La vicenda si sviluppa da una sostanziosa vincita al lotto fatta da Bertolini, grazie a numeri ricevuti in sogno dal padre di don Ferdinando. Quest’ultimo, convinto che il padre volesse destinare a lui i numeri, avanza diritti sulla vincita e sottrae il biglietto a Bertolini. Porterà invano avanti le sue ragioni, mettendosi anche contro alla moglie (una energica e decisa Carolina Rosi). Ma alla fine restituirà il biglietto e acconsentirà alle nozze tra lui e sua figlia Stella (Carmen Annibale).

Non ti pago all’Ambra Jovinelli

Nonostante neghi di provare invidia, don Ferdinando non è indifferente a quanto succede a Bertolini e che a lui è negato. Ha certamente torto nelle sue azioni, eppure viene difficile odiarlo.

Ma ancor prima d’essere un giocatore, un marito, un lavoratore, un uomo con mille difetti, don Ferdinando è un papà. E non è un caso che la commedia si chiuda proprio con questa parola. Solo sul finale, infatti, fa intendere che ciò che realmente lo aveva infastidito di Bertolini era stato il suo non riferirgli in prima persona l’intenzione di sposare Stella.

Eduardo definì Non ti pago la più tragica delle sue commedie: don Ferdinando è cocciuto, nemmeno la compromessa felicità di sua figlia lo placa. Come il più piccolo e miserabile degli uomini riesce a fare un passo indietro solo dopo che gli viene riconosciuta una parziale ragione. A quel punto si muove verso la risoluzione del conflitto che aveva minato la pace all’interno della famiglia.

“LA PORTA” di Franco Salvatore Grasso

"LA PORTA" di Franco Salvatore Grasso

“LA PORTA” di Franco Salvatore Grasso

Con questo racconto breve “La Porta” il nostro autore Franco Salvatore Grasso ha partecipato al Concorso Letterario Nazionale L’Arte della Parola aggiudicandosi il prestigioso Premio Speciale.

 

L’opera partecipa ora al Concorso Letterario L’Anfora di Calliope, raffinato Premio che ospiterà la cerimonia di premiazione nella incantevole località di Erice.

L’autore Franco Salvatore Grasso si addentra e mette in luce la complessità e le sollecitazioni psicologiche che invadono i protagonisti del racconto ma senza mai cadere in un clima di oppressione sensoriale anzi, per molti versi, frizzante.

"LA PORTA" di Franco Salvatore Grasso

La Porta è stato stampato ed è facilmente ordinabile in tutte le librerie; può essere richiesto direttamente alla Casa Editrice o all’autore con spese di spedizione a nostro carico.

E’ un racconto gradevole, scorrevole il cui finale lascia intravedere la “necessità” di scrittura di un epilogo per gli ospiti della casa che è ben serrata dalla impenetrabile La Porta.

Un ottimo regalo per le imminenti festività di Natale.

 

La Porta

Di Franco Salvatore Grasso

La Macina Onlus Editore

Prezzo di listino Euro 8,00

 

Masterclass in Accademia delle Arti

Vieni in Accademia a Danzainfiera 2018

La Masterclass in Accademia delle Arti

Sognare e vivere intimamente la danza non significa estranearsi dalla realtà quotidiana ma viverla con un atteggiamento dell’anima e della mente aperta agli infiniti orizzonti, pensare in maniera positiva, far sfociare la propria creatività artistica, ispirarsi a progetti positivi, perseguire i migliori ideali di vita.

Masterclass in Accademia delle Arti

Ed è questo lo spirito di base che anima il Masterclass in Accademia delle Arti del 9 e 10 dicembre 2017 per la danza classica, moderna e contemporanea.

 

I Maestri Docenti che ci accompagneranno e ci trasmetteranno queste intense sensazioni unite alla loro indubbia e riconosciuta eccellente qualità artistica saranno:

Alberto Montesso

Masterclass in Accademia delle Arti

Una vita trascorsa con e per la danza, quella di Alberto Montesso, una carriera iniziata studiando all’Accademia Nazionale di Danza a Roma e proseguita presso diversi importanti teatri e compagnie (Teatro dell’Opera di Roma, English National Ballet, K Ballet, Tulsa Ballet). La danza lo ha portato in giro per il mondo, dall’Europa agli USA, dal Giappone alla Nuova Zelanda, per poi tornare in Italia ad insegnare, attualmente, nel prestigioso Teatro S. Carlo di Napoli.

Una più completa presentazione di Alberto Montesso è contenuta nella nostra intervista seguendo questo link:

Alberto Montesso: la danza è gioia, l’arte è evasione

 

Mauro Mosconi

Masterclass in Accademia delle Arti

Formatosi alla scuola di danza classica di Walter Zappolini e Franca Bartolomei, con i quali termina il suo percorso con il passo d’addio nel 1985, approfondisce lo studio della danza moderna e si trasferisce a Los Angeles dove matura la sua grande passione per lo stile della danza funky.

E’ docente presso lo I.A.L.S. e la Maison de la Dance a Roma per poi essere docente alla London School Academy, alla Pineapple Studio di Londra, alla Armonic Studio di Parigi, alla Amsterdam School Company, al Broadway Dance Center di Tokyo ed alla Stockolm Akademy Ballet.

E’ attualmente riconosciuto quale più rappresentativo protagonista della scena internazionale per la danza funky.

 

Ricky Bonavita

Masterclass in Accademia delle Arti

Si è sempre in difficoltà nel presentare un artista del calibro di Ricky Bonavita ma, nel contempo, sarà entusiasmante condividere con lui la Masterclass in Accademia delle Arti.

Docente di tecnica di danza moderna e contemporanea presso l’Accademia Nazionale di Danza a Roma per i corsi superiori ed i corsi di laurea;

Artista completo, coreografo, danzatore e direttore artistico, ricco di una pluriennale esperienza professionale acquisita in oltre 800 spettacoli rappresentati sia con proprie creazioni che con altre coreografie di successo;

Sue sono le oltre 30 coreografie realizzate e portate in scena dalla Compagnia Excursus, raffinato ed innovativo progetto artistico da lui creato e diretto insieme a Theodor Rawyler; la Compagnia Excursus si pone tra i massimi livelli nella produzione e rappresentazione di eventi di danza contemporanea;

La spiritualità e l’essenza artistica che Ricky Bonavita intende trasferire al pubblico ed agli allievi è racchiusa in queste sue parole:

“un’occasione per riunirsi e danzare, per condividere la gioia del proprio lavoro, del tempo passato insieme, dei sentieri intrecciati, della maturazione.  Lo spettacolo è “una celebrazione dei legami sottili, leggeri, fragili ma anche durevoli, profondi, sospesi, ritrovati”

Condirettore artistico e coreografo del Festival Pontino di Danza Contemporanea che è arricchito anche dalla presenza di famosi coreografi quali Mauro Astolfi,  Roberto CastelloFrancesco ColaleoValerio Di VitaStellario Di BlasiFrancesca La CavaDaniele NinnarelloLoredana ParrellaManuel RodriguezVirginia SpallarossaDavide Valrosso;

Sarà per tutti una ghiotta occasione per ammirare, apprendere e dialogare con i Maestri del Masterclass in Accademia delle Arti.

Rivolgiamo un particolare apprezzamento alla Direttrice Artistica, Catia De Gaetano, per aver riunito nel Masterclass in Accademia delle Arti le eccellenze di Alberto Montesso, Mauro Mosconi e Ricky Bonavita.

Per migliori informazioni ed iscrizioni si prega rivolgersi all’Accademia delle Arti, Via Isacco Newton n. 9 Roma tel. 06 6571702 cell. 347 3482704 mail segreteriaaccademia@tiscali.it

Vi aspettiamo il 9 e 10 dicembre alla Masterclass in Accademia delle Arti.

La violenza sulle donne

La violenza sulle donne

La violenza sulle donne, un aberrante fenomeno .

La cronaca italiana degli ultimi tempi ha portato in evidenza una paurosa escalation di violenza sulle donne che non accenna a placarsi: i casi di femminicidio, violenza domestica, violenza fisica e psicologica, stalking, come ci mostrano le pagine di cronaca dei giornali e i servizi dei notiziari, sono una realtà con cui la nostra società deve fare i conti, dal punto di vista umano e legislativo.

Oggi, 25 novembre, è la Giornata mondiale contro La violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999 per sensibilizzare governi, associazioni e opinione pubblica su questo argomento delicato. La scelta di questa data non è casuale, ma rimanda all’assassinio delle sorelle Mirabal: le tre donne erano note per essere attiviste del movimento che si opponeva alla dittatura di Rafael Leonidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Il 25 novembre 1960 furono massacrate a colpi di bastone, torturate e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, da alcuni agenti del Servizio di informazione militare.

La Violenza sulle donne: i dati

Sono stati resi noti i risultati di un’indagine avente in oggetto La violenza sulle donne dentro e fuori le mura domestiche, approfondendo anche l’aspetto delle conseguenze di questi soprusi e la loro gravità.

Dai dati è emerso un numero inquietante: 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni. Si tratta di un numero ancora troppo alto, ma fortunatamente in calo rispetto all’indagine precedente.

Nel 37,8% dei casi la donna ha riportato ferite, nel 36,1% ha temuto per la propria vita, la violenza è stata molto grave nel 44,7% dei casi.

Tra le conseguenze più diffuse le vittime hanno raccontato di perdita di fiducia ed autostima, ansia, fobia, attacchi di panico, disperazione e sensazione di impotenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, difficoltà a concentrarsi, perdita della memoria, autolesionismo o idee di suicidio.

Eppure il 23,5% delle donne non parla di questo dramma, soprattutto quando a perpetrare le violenze è il partner attuale (qui la percentuale sale a 39,9%). Ci si confida soprattutto con amici (35%) e familiari (33,7%), ma anche con carabinieri, polizia, avvocati, medici, infermieri, assistenti sociali.

Tra il confidarsi e il denunciare, però, c’è un abisso: soltanto il 12,3% denuncia la violenza alle forze dell’ordine, evidenziando una distorta percezione della gravità di quanto subito. Infatti soltanto il 35,4% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale ritiene di essere vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera la violenza solo qualcosa che è accaduto.

La Violenza sulle donne, però, non è solo fisica, non si palesa solo sotto forma di stupri o percosse. Le donne sono vittime, da parte di compagni ed ex compagni, di dinamiche quotidiane di abuso di potere, controllo, sottomissione, svalorizzazione, isolamento, intimidazione, imposizione. Nel 2014 circa 4 milioni 400 mila donne hanno dichiarato di subire o di avere subito violenza psicologica dal partner attuale, il 26,4% della popolazione femminile in coppia. La violenza psicologica è comunque in forte calo rispetto al 2006, quando era al 42,3%.

La Violenza sulle donne è anche lo stalking (letteralmente “fare la posta”). Con questo termine si intendono quegli atti di persecuzione e intimidazione, ripetuti nel tempo, che causano alla vittima un’ansia e un timore tali da condizionarne le abitudini e gli stili di vita. Finalmente il Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11 (decreto Maroni), convertito in Legge n. 38 del 23 Aprile 2009, ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di “Atti persecutori”, andando a colmare il vuoto legislativo fino ad allora esistente.

L’art 612 bis c.p. recita: Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

Le donne che hanno subito stalking sono 3 milioni 466 mila, il 16,1%: la metà di loro lo ha subito dall’ex partner. Le forme più diffuse di questo reato riguardano la ricerca insistente di parlare con la vittima, ripetuti messaggi e telefonate, lettere e regali indesiderati, la vittima viene seguita, spiata, minacciata e offesa sui social network.

La Violenza sulle donne: numero rosa 1522

1522 è il numero di pubblica utilità voluto ed attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità, che punta a contrastare il fenomeno della violenza dentro e fuori le mura domestiche, offrendo numerosi servizi a chi subisce questa situazione di disagio, a cominciare dall’ascolto e dal sostegno emotivo-psicologico, in un’ottica esclusiva di aiuto, mai giudicante.

Il numero è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza telefonica multilingue. Gli operatori svolgono diverse azioni, compresa quella di attivare per le situazioni di emergenza la procedura di contatto e collaborazione con le Forze dell’Ordine o coi servizi specializzati presenti sul territorio.

La Violenza sulle donne e Self Defence

A fronte di:

un diffuso ed accresciuto senso di insicurezza personale nei confronti di un problema  capillarmente diffuso ma tutt’ora percepito come microcriminalità;

un latente senso di sottovalutazione del fenomeno da parte delle istituzioni peraltro fortemente impegnate a contrastare reati “planetari” quali traffico di stupefacenti , associazioni a delinquere , terrorismo;

un incremento esponenziale di casi di molestie e di stalking, preludio questo a reati di sangue, difficilmente dimostrabili a causa anche della recente e incerta normativa che li ha di fatto depenalizzati (viene concessa all’imputato la mera oblazione)

sono stati organizzati, nelle varie città italiane, Corsi di Self Defence generalmente tenuti da qualificati docenti.

 In essi viene fornita una preparazione teorico-pratica adeguata che non si basa su schemi rigidi o prestabiliti, ma adattabile di volta in volta alle persone che frequentano i corsi e alle varie situazioni.

E’ rivolto a tutte le donne di qualunque età e condizione fisica in quanto è appositamente strutturato per coloro che si trovano in una situazione di debolezza in presenza di un improvviso evento criminoso.

E’ dato quindi ampio spazio alle loro caratteristiche fisiche ed emotive senza però modificare brutalmente le loro reazioni istintive adattandole e guidandole verso la massima efficacia attraverso un percorso pratico e psico- formativo per motivare le partecipanti e far loro acquisire la consapevolezza della propria sicurezza personale.

Le metodologie didattiche utilizzate sono semplici, efficaci e di utilizzo comune senza necessità di conoscenze e utilizzo di arti marziali.

Sono adeguate agli stili di apprendimento delle allieve alle quali vengono proposti gli aspetti fondamentali della tutela personale che sono:

  • la prevenzione;
  • la reazione;
  • il recupero psicologico ed emotivo.

Con l’aiuto anche degli psicologi viene fornito alle partecipanti una serie di elementi teorico-pratici per controllare la paura, migliorare la reattività in situazioni di pericolo, fronteggiare possibili aggressori, difendersi da attacchi violenti, facendo leva più sulla consapevolezza che sulla forza fisica.

La vera difesa personale inizia “dentro” ciascuna di voi, dall’immagine che avete di voi stesse. Se vi sentite degne di valore e di rispetto, saprete come farvi accettare e farvi rispettare dagli altri. La difesa, comunque, dipende anche da una maggiore attenzione a ciò che succede attorno a voi, dalla vostra capacità e abilità di evitare certi pericoli e le situazioni che potrebbero danneggiarvi.

violenza sulle donne scarpe rosse

La Violenza sulle donne: le scarpe rosse

Il 27 luglio 2012 Elina Chauvet realizza, davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, un’installazione artistica in ricordo delle centinaia di donne uccise nella città di Juarez. Per loro, giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, la stessa triste sorte: rapite, stuprate, mutilate, strangolate e abbandonate nel deserto, il tutto in un clima di indifferenza ed omertà da parte delle autorità e dei cittadini. Da tutta quella impunità e tutto quel silenzio nasce il suo atto di ribellione: nel 2009 Elina raccoglie tra le sue conoscenti trentatré paia di scarpe rosse, installandole poi nello spazio urbano di Juárez.

Ripete la stessa cosa due anni dopo a Mazatlan, nello stato di Sinaloa e in quell’occasione di paia di scarpe gliene vengono donate trecento.

Per questo le scarpe rosse sono diventate il simbolo del 25 novembre, della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Una società che si definisce civile non può permettere che le sue donne vengano umiliate, picchiate, stuprate o nel peggiore dei casi uccise per mano di uomini che, molto spesso, dichiarano di farlo per amore. La Giornata nazionale contro la violenza sulle donne si celebra perché si continui a parlare di Lucia Annibali (sfregiata con l’acido), di Carla Caiazzo (date alle fiamme quando era incinta all’ottavo mese), di Chiara Insidioso (picchiata fino ad essere ridotta in stato vegetativo), di Sara Di Pietrantonio (strangolata e bruciata), affinché storie come le loro non si ripetano mai più.

I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità. (Kofi Annan)

 

Alberto Montesso: la danza è gioia, l’arte è evasione

alberto montesso

Una vita trascorsa con e per la danza, quella di Alberto Montesso, una carriera iniziata studiando all’Accademia Nazionale di Danza a Roma e proseguita presso diversi importanti teatri e compagnie (Teatro dell’Opera di Roma, English National Ballet, K Ballet, Tulsa Ballet). La danza lo ha portato in giro per il mondo, dall’Europa agli USA, dal Giappone alla Nuova Zelanda, per poi tornare in Italia ad insegnare.

Attualmente Alberto Montesso è impegnato presso il Teatro San Carlo di Napoli come Maestro di Danza Classica presso la Scuola di Ballo (diretta da Stéphane Fournial).

Parlare di danza con Alberto Montesso significa ricevere una carica di energia positiva, la carica di un ballerino appassionato e determinato e di un insegnante  propositivo che sta dalla parte dei giovani. E proprio alla figura di “Alberto Montesso insegnante” abbiamo rivolto qualche domanda, per meglio capire il suo rapporto con l’Italia e la sua visione dell’insegnamento, alla luce soprattutto dei tanti anni trascorsi lontano dal suo Paese, in nome della sua passione per la danza.

Alberto Montesso: l’intervista

Alberto, la danza ti ha portato a viaggiare tantissimo in giro per il mondo. Ora sei a Napoli e hai a che fare tutti i giorni con giovani desiderosi di intraprendere con successo una carriera nel mondo della danza. Che tipo di insegnamenti trasmetti loro, quali sono secondo te le fondamenta imprescindibili per un ballerino?

Devo dire che da quando sono arrivato a Napoli, al San Carlo, ho trovato un gruppo di allievi veramente affamati di imparare, di conseguenza a lezione c’è una bella atmosfera. I ragazzi vogliono imparare tutto nel più breve tempo possibile. Questo naturalmente è impossibile, però c’è tanta voglia di crescere insieme e quindi gli insegnamenti vengono recepiti meglio. I miei insegnamenti sono aiuti per farli migliorare, perché nei loro occhi leggo una grande voglia di crescere e questo mi fa piacere. Per un insegnante è la cosa più gratificante, perché alla fine non importa molto quanto insegni: la cosa più importante è la voglia che ha l’allievo di apprendere.

Secondo te è più produttivo un rapporto “formale” con gli allievi, o preferisci un approccio più personale? 

Se non stabilisci un bel rapporto di fiducia, stima, affetto e comprensione con i tuoi allievi puoi anche insegnare, ma nessuno ti seguirà! E poi io credo che la crescita debba essere anche dalla parte dell’insegnante. Non puoi più essere l’insegnante di una volta: duro, che non trasmetteva emozioni, che aveva gli occhi di ghiaccio. Erano altri tempi. Non c’era Facebook, non c’era Instagram, di conseguenza avevi più fiducia nell’insegnante perché era l’unica persona che poteva dirti quello che accadeva nel mondo. Se lui ti diceva: “In America gli asini volano” tu ci credevi, perché non avevi possibilità di constatarlo! Adesso basta andare su Wikipedia o su Youtube per verificare qualsiasi cosa. Per questo posso dirti che l’insegnante deve adeguarsi al modo di comunicare che hanno gli allievi, mantenendo chiaramente i valori fondamentali di disciplina, rispetto e stima.

I valori sono rimasti gli stessi insomma, a cambiare è solo il modo di comunicarli.

Esatto, per questo è fondamentale che l’insegnante cresca in questo senso: deve imparare a comunicare come comunicano i giovani, altrimenti non va da nessuna parte. Devi conquistare la loro fiducia, la loro stima.

Lo scorso 5 novembre c’è stato il Concorso di Civitavecchia, nato dalla collaborazione con Maria Rubulotta. Tu quando sei chiamato a giudicare su quali criteri ti basi? Da cosa capisci che un danzatore ce la può fare, che ha qualcosa in più rispetto agli altri?

Dalla spontaneità, dalla naturalezza con cui stanno sul palcoscenico. A Civitavecchia ho organizzato il Concorso e ho avuto modo di guardare con attenzione le esibizioni. Purtroppo ci sono persone che portano sul palco troppi problemi: ne abbiamo tanti già tutti i giorni, basta ascoltare il telegiornale. Portarli anche sul palcoscenico…

Quindi prediligi un tipo di danza che sia più di evasione?

Sì, perché l’arte è questo, serve a sollevare gli spiriti, non serve a incupirsi, a portare i problemi terreni su un palcoscenico. I problemi ognuno di noi li risolve quotidianamente nel proprio privato, ma quando si va a teatro ci si deve distrarre, si deve avere un’ora e mezza di svago, senza pensare ai problemi. Questo riguarda anche le scelte musicali: a volte si vuole fare un po’ troppo la filosofia della danza, ma non dimentichiamoci che si tratta di arte e come tale deve essere di accompagnamento, di gioia.

Tu sei di Civitavecchia, per te lì tutto è iniziato: cosa provi quando ci torni?

Quella è casa mia, lì mi sento protetto, ho i miei tre amici storici, la mia famiglia. Civitavecchia è il mio rifugio, quando posso ci torno sempre volentieri, ci sto bene. Quando sto lì stacco veramente, anche se continuo a lavorare tramite mail o telefono, ma sapere di essere a casa con mia mamma mi fa sentire nella mia tana, coccolato. E poi vivendo sempre in grandi città tornare in un posto dove puoi parcheggiare la macchina e riprenderla una settimana dopo è quasi surreale! Civitavecchia ce l’ho nel cuore.

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