8 MARZO: BASTA CON LE MIMOSE!

8 MARZO: BASTA CON LE MIMOSE!

 

By Martina Servidio

“Le donne non siano bersaglio dell’odio; No alla violenza alle donne e ai femminicidi, sono “inaccettabili”, No alla discriminazione che frena lo sviluppo del Paese”, No alle molestie, alle violenze fisiche e morali che talvolta irrompono nei rapporti professionali e di lavoro o tra le mura domestiche ferendo le coscienze, prevaricando libertà e speranze; tutto ciò costituisce una realtà inaccettabile e purtroppo tuttora presente, basta assistere inerti alla violenza sulle donne”

Sono le illuminate parole del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in ogni occasione, ed in particolar modo nella rievocazione dell’8 marzo 2020 dedicato al valore della donna, sottolinea e stigmatizza quanto è ancora lungo ed irto di ostacoli il percorso per l’ottenimento della parità tra uomo e donna.

Ma il Presidente Mattarella dice ancora di più: l’aberrante e perverso fenomeno della violenza sulle donne, che troppo spesso culmina nel femminicidio, deve essere combattuto e sconfitto.

Nel 2020, secondo i dati ISTAT, le vittime di femminicidio sono state 91 donne gran parte delle quali ha avuto come violentatore ed assassino un membro della propria famiglia.

Nei primi 2 mesi del 2021 le vittime di femminicidio sono già 8; è impressionante osservare quanto, purtroppo, le accorate parole del Presidente della Repubblica e di tutte le realtà che si prodigano per denunciare ed arginare il fenomeno non abbiano raggiunto i risultati voluti.

Perché?  

E’ ancora fortemente radicato nella mente dell’uomo l’antico concetto di “possesso” sia materiale che spirituale della partner, di sudditanza che la propria donna gli deve e questo pensiero non è presente solo nelle vecchie generazioni ma – ancora più terribile – anche nelle nuove. Vediamo infatti che giovani ventenni, che dovrebbero avere ormai preso coscienza del nuovo sentire basato sul rispetto reciproco, sulla valorizzazione della figura femminile quale integrazione e completamento della propria, si macchiano del reato di femminicidio.

Le condanne comminate ai colpevoli sono forse lievi e, forse, per effetto di riduzioni di pena, non sono sempre scontate secondo quanto disposto dalla sentenza di condanna?

E’ un aspetto squisitamente giuridico che varrebbe la pena approfondire.

8 MARZO: BASTA CON LE MIMOSE!

L’8 marzo è la festa della donna?

Non può essere una festa se, ancora oggi, torniamo di nuovo a conteggiare le nostre morti.

Non servono i cortei, i convegni, le manifestazioni, le mimose, gli slogan, i regalini; non servono coreografie ma tanta, tanta solidarietà reale, diffusa e fattiva a tutti i livelli, ciascuno nell’ambito delle proprie responsabilità e funzioni.

Non si può lasciare inascoltato o sottovalutato un grido di dolore lanciato da una donna, è il primo segnale del precipitare degli eventi.

E’ già difficile per una donna rivolgersi alle Autorità a causa di una ritrosia atavica, magari trasmessagli dalla propria famiglia di origine, che è unita ad un senso di vergogna, dalla paura di subire – essa stessa o i propri figli – altre vessazioni dal partner e perciò, quando una donna trova il coraggio di denunciare, deve essere immediatamente protetta e supportata nel tempo.

Non facendolo si corre il grave rischio che perda il coraggio di proseguire nella propria difesa e di sentirsi sola ed abbandonata dalle Istituzioni.

Così afferma Dianne Feinstein (Senatrice U.S.A.) : “La violenza domestica provoca molto più dolore dei segni visibili di lividi e cicatrici; è devastante subire abusi da qualcuno che ami e pensi che lui ricambi”

Dobbiamo comunque essere noi stesse le artefici della nostra evoluzione e fare rete comune affinchè ciò avvenga.

Grazie

Martina

8 MARZO

8 MARZO

8 MARZO

Nella ricorrenza della Giornata Internazionale della donna vogliamo promuovere un momento di riflessione e confronto sul perdurare ed aumentare, in maniera esponenziale, di tragici eventi di cui sono vittime ancora oggi le donne.

Fino a pochi anni fa il fenomeno era  sottovalutato e quasi ignorato per effetto di una secolare predominanza maschile, dalla atavica consuetudine che la donna, in quanto tale, aveva il destino di moglie, di mamma e “colf” all’interno del nucleo familiare, “destino” già programmato e designato senza vederle riconosciuto alcun altro merito o diritto come la dignità, la pari responsabilità familiare, la capacità intellettuale, la capacità di produrre reddito tramite la sua attività lavorativa al di fuori del proprio nucleo familiare.

Ciò, nella realtà, soggiogava la donna impedendone il suo equo e legittimo sviluppo.

Oggi, invece, il vecchio ordine patriarcale si può considerare definitivamente smantellato per effetto prima della rivoluzione femminista e, poi, di una profonda e meritoria presa di coscienza della società e dell’universo maschile.

8 MARZO

Un’opera altrettanto meritoria la si deve al Legislatore che, con la promulgazione della Legge 38/2009, ha reso più incisive le azioni di prevenzione e tutela delle donne. Prima della promulgazione della su citata Legge le violenze erano semplicemente considerate come “molestia e disturbo alle persone” punite con una semplice oblazione. Ulteriore passo in avanti, poi, lo dobbiamo alla successiva e fondamentale Legge 119/2013 che ne ha  radicalmente modificato l’approccio considerando -finalmente- gli atti di violenza contro le donne come reati contro la persona e stabilendo non solo interventi preventivi di tutela ma anche, e soprattutto, pene severissime.

Ha inoltre istituito  una virtuosa “rete” Istituzionale e trasversale (Commissariati P.S., Carabinieri,  ASL, Comuni, Associazioni, Centri Antiviolenza, Strutture Sanitarie) i cui interventi, in stretta comunicazione reciproca, accrescono la tutela preventiva e le azioni a supporto delle vittime.

La nostra coscienza civile ha ormai assimilato il concetto di uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità tra uomini e donne ma, ancora per troppi uomini, è difficile comprendere ed accettare l’autonomia femminile. Ecco quindi che, quasi quotidianamente, si registrano sempre più reati per Violenza di genere che annovera la violenza fisica, sessuale, le vessazioni  psicologiche, i ricatti economici, le minacce, le persecuzioni, lo stalking fino a sfociare nella forma più estrema quale è il femminicidio.

8 MARZO

Da notare che tutte le statistiche ufficiali rappresentano solo il 43% del fenomeno poiché solo il 43% delle vittime denuncia il reato subito.

8 MARZO

Questa scarsa propensione da parte delle vittime a denunciare il reato induce a considerare le motivazioni psicologico-sociali sottostanti tale atteggiamento e che si riferiscono principalmente:

  • al senso di colpa e di vergogna da parte della vittima;
  • all’assenza di adeguato supporto da parte del nucleo familiare;
  • al timore di ulteriori “rappresaglie” da parte del persecutore;
  • all’abitudine atavica a subire all’interno della famiglia (anche dal nucleo familiare d’origine);
  • alla mancata conoscenza dell’impianto legislativo a tutela della donna;
  • e , forse, alla scarsa fiducia verso le Istituzioni.

In virtù di tutto quanto sopra espresso, siamo spinti a proporre un diffuso momento di attenzione e riflessione sul tema “La violenza contro le donne” che ciascuno potrà arricchire con la propria competenza, esperienza e sensibilità.

 

La violenza sulle donne

La violenza sulle donne

La violenza sulle donne, un aberrante fenomeno .

La cronaca italiana degli ultimi tempi ha portato in evidenza una paurosa escalation di violenza sulle donne che non accenna a placarsi: i casi di femminicidio, violenza domestica, violenza fisica e psicologica, stalking, come ci mostrano le pagine di cronaca dei giornali e i servizi dei notiziari, sono una realtà con cui la nostra società deve fare i conti, dal punto di vista umano e legislativo.

Oggi, 25 novembre, è la Giornata mondiale contro La violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999 per sensibilizzare governi, associazioni e opinione pubblica su questo argomento delicato. La scelta di questa data non è casuale, ma rimanda all’assassinio delle sorelle Mirabal: le tre donne erano note per essere attiviste del movimento che si opponeva alla dittatura di Rafael Leonidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Il 25 novembre 1960 furono massacrate a colpi di bastone, torturate e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, da alcuni agenti del Servizio di informazione militare.

La Violenza sulle donne: i dati

Sono stati resi noti i risultati di un’indagine avente in oggetto La violenza sulle donne dentro e fuori le mura domestiche, approfondendo anche l’aspetto delle conseguenze di questi soprusi e la loro gravità.

Dai dati è emerso un numero inquietante: 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni. Si tratta di un numero ancora troppo alto, ma fortunatamente in calo rispetto all’indagine precedente.

Nel 37,8% dei casi la donna ha riportato ferite, nel 36,1% ha temuto per la propria vita, la violenza è stata molto grave nel 44,7% dei casi.

Tra le conseguenze più diffuse le vittime hanno raccontato di perdita di fiducia ed autostima, ansia, fobia, attacchi di panico, disperazione e sensazione di impotenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, difficoltà a concentrarsi, perdita della memoria, autolesionismo o idee di suicidio.

Eppure il 23,5% delle donne non parla di questo dramma, soprattutto quando a perpetrare le violenze è il partner attuale (qui la percentuale sale a 39,9%). Ci si confida soprattutto con amici (35%) e familiari (33,7%), ma anche con carabinieri, polizia, avvocati, medici, infermieri, assistenti sociali.

Tra il confidarsi e il denunciare, però, c’è un abisso: soltanto il 12,3% denuncia la violenza alle forze dell’ordine, evidenziando una distorta percezione della gravità di quanto subito. Infatti soltanto il 35,4% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale ritiene di essere vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera la violenza solo qualcosa che è accaduto.

La Violenza sulle donne, però, non è solo fisica, non si palesa solo sotto forma di stupri o percosse. Le donne sono vittime, da parte di compagni ed ex compagni, di dinamiche quotidiane di abuso di potere, controllo, sottomissione, svalorizzazione, isolamento, intimidazione, imposizione. Nel 2014 circa 4 milioni 400 mila donne hanno dichiarato di subire o di avere subito violenza psicologica dal partner attuale, il 26,4% della popolazione femminile in coppia. La violenza psicologica è comunque in forte calo rispetto al 2006, quando era al 42,3%.

La Violenza sulle donne è anche lo stalking (letteralmente “fare la posta”). Con questo termine si intendono quegli atti di persecuzione e intimidazione, ripetuti nel tempo, che causano alla vittima un’ansia e un timore tali da condizionarne le abitudini e gli stili di vita. Finalmente il Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11 (decreto Maroni), convertito in Legge n. 38 del 23 Aprile 2009, ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di “Atti persecutori”, andando a colmare il vuoto legislativo fino ad allora esistente.

L’art 612 bis c.p. recita: Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

Le donne che hanno subito stalking sono 3 milioni 466 mila, il 16,1%: la metà di loro lo ha subito dall’ex partner. Le forme più diffuse di questo reato riguardano la ricerca insistente di parlare con la vittima, ripetuti messaggi e telefonate, lettere e regali indesiderati, la vittima viene seguita, spiata, minacciata e offesa sui social network.

La Violenza sulle donne: numero rosa 1522

1522 è il numero di pubblica utilità voluto ed attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità, che punta a contrastare il fenomeno della violenza dentro e fuori le mura domestiche, offrendo numerosi servizi a chi subisce questa situazione di disagio, a cominciare dall’ascolto e dal sostegno emotivo-psicologico, in un’ottica esclusiva di aiuto, mai giudicante.

Il numero è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza telefonica multilingue. Gli operatori svolgono diverse azioni, compresa quella di attivare per le situazioni di emergenza la procedura di contatto e collaborazione con le Forze dell’Ordine o coi servizi specializzati presenti sul territorio.

La Violenza sulle donne e Self Defence

A fronte di:

un diffuso ed accresciuto senso di insicurezza personale nei confronti di un problema  capillarmente diffuso ma tutt’ora percepito come microcriminalità;

un latente senso di sottovalutazione del fenomeno da parte delle istituzioni peraltro fortemente impegnate a contrastare reati “planetari” quali traffico di stupefacenti , associazioni a delinquere , terrorismo;

un incremento esponenziale di casi di molestie e di stalking, preludio questo a reati di sangue, difficilmente dimostrabili a causa anche della recente e incerta normativa che li ha di fatto depenalizzati (viene concessa all’imputato la mera oblazione)

sono stati organizzati, nelle varie città italiane, Corsi di Self Defence generalmente tenuti da qualificati docenti.

 In essi viene fornita una preparazione teorico-pratica adeguata che non si basa su schemi rigidi o prestabiliti, ma adattabile di volta in volta alle persone che frequentano i corsi e alle varie situazioni.

E’ rivolto a tutte le donne di qualunque età e condizione fisica in quanto è appositamente strutturato per coloro che si trovano in una situazione di debolezza in presenza di un improvviso evento criminoso.

E’ dato quindi ampio spazio alle loro caratteristiche fisiche ed emotive senza però modificare brutalmente le loro reazioni istintive adattandole e guidandole verso la massima efficacia attraverso un percorso pratico e psico- formativo per motivare le partecipanti e far loro acquisire la consapevolezza della propria sicurezza personale.

Le metodologie didattiche utilizzate sono semplici, efficaci e di utilizzo comune senza necessità di conoscenze e utilizzo di arti marziali.

Sono adeguate agli stili di apprendimento delle allieve alle quali vengono proposti gli aspetti fondamentali della tutela personale che sono:

  • la prevenzione;
  • la reazione;
  • il recupero psicologico ed emotivo.

Con l’aiuto anche degli psicologi viene fornito alle partecipanti una serie di elementi teorico-pratici per controllare la paura, migliorare la reattività in situazioni di pericolo, fronteggiare possibili aggressori, difendersi da attacchi violenti, facendo leva più sulla consapevolezza che sulla forza fisica.

La vera difesa personale inizia “dentro” ciascuna di voi, dall’immagine che avete di voi stesse. Se vi sentite degne di valore e di rispetto, saprete come farvi accettare e farvi rispettare dagli altri. La difesa, comunque, dipende anche da una maggiore attenzione a ciò che succede attorno a voi, dalla vostra capacità e abilità di evitare certi pericoli e le situazioni che potrebbero danneggiarvi.

violenza sulle donne scarpe rosse

La Violenza sulle donne: le scarpe rosse

Il 27 luglio 2012 Elina Chauvet realizza, davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, un’installazione artistica in ricordo delle centinaia di donne uccise nella città di Juarez. Per loro, giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, la stessa triste sorte: rapite, stuprate, mutilate, strangolate e abbandonate nel deserto, il tutto in un clima di indifferenza ed omertà da parte delle autorità e dei cittadini. Da tutta quella impunità e tutto quel silenzio nasce il suo atto di ribellione: nel 2009 Elina raccoglie tra le sue conoscenti trentatré paia di scarpe rosse, installandole poi nello spazio urbano di Juárez.

Ripete la stessa cosa due anni dopo a Mazatlan, nello stato di Sinaloa e in quell’occasione di paia di scarpe gliene vengono donate trecento.

Per questo le scarpe rosse sono diventate il simbolo del 25 novembre, della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Una società che si definisce civile non può permettere che le sue donne vengano umiliate, picchiate, stuprate o nel peggiore dei casi uccise per mano di uomini che, molto spesso, dichiarano di farlo per amore. La Giornata nazionale contro la violenza sulle donne si celebra perché si continui a parlare di Lucia Annibali (sfregiata con l’acido), di Carla Caiazzo (date alle fiamme quando era incinta all’ottavo mese), di Chiara Insidioso (picchiata fino ad essere ridotta in stato vegetativo), di Sara Di Pietrantonio (strangolata e bruciata), affinché storie come le loro non si ripetano mai più.

I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità. (Kofi Annan)

 

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne:scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Nata a Pozzuoli (Napoli), il 2 febbraio del 1950, vive e lavora a Latina, trasferendosi periodicamente anche a New York.

E’ Presidente del Premio Internazionale Magna Grecia da lei ideato. Un premio, unico nel suo genere, a trecento sessanta gradi che abbraccia cultura, teatro, letteratura, poesia, musica, danza, giornalismo, spettacolo, ricerca storica, moda, arte, fotografia, medicina e sport.

Una carica di energia quella che trasuda dalle sue opere, la stessa che la motiva in questo suo appagante e accattivante percorso che ne segna la vita.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Fin da bambina Milena Petrarca ha respirato Arte ed ha partecipato ad Eventi culturali organizzati dalla madre: la poetessa Prof.ssa Maria Panetty Petrarca, grande scrittrice di opere teatrali e canzoni napoletane. Figlia d’arte la vena poetica era latente in lei e, come per incanto, è esplosa ed ha contribuito a scatenare quella forza interiore e quella voglia di dipingere con versi le sue opere.

Milena Petrarca è presente nelle rassegne artistiche internazionali, specialmente nella “Grande Mela”, dove ha organizzato il cinquecentenario di Cristoforo Colombo con mostre personali e collettive, ottenendo il prestigioso riconoscimento dal governo di New York: l’ “Artistic Achivement Award Gallery” ed è stata inserita dal grande critico Mario Fratti tra i più importanti artisti del gruppo “Realismo Magico“.
Il termine realismo magico è stato inventato nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh e si riferiva a un particolare stile di pittura.

Successivamente è stato usato per descrivere lo stile di alcuni pittori americani come Paul Cadmus, Ivan Albright e George Tooker, tra gli altri artisti dei decenni del 1940 e 1950. Con questo nome non si definisce soltanto una corrente pittorica ma anche letteraria. Il realismo ha come scopo quello di riprodurre nelle opere letterarie la realtà di “fotografare” la vita quotidiana senza commenti o giudizi. Il realismo ha successivamente dato vita a due correnti chiamate rispettivamente naturalismo in Francia e verismo in Italia. Fra i maggiori esponenti veristi (non realisti) si ricordano Giovanni Verga, Luigi Capuana e Matilde Serao.  

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Signora Milena Petrarca, il Realismo Magico è essenzialmente tutto quello che può essere ricondotto a tre parole: connessioni, labilità, immortalità. Mi spiega con parole sue perché le sue opere lo rappresentano?

Il mio Realismo Magico viene inteso come immortalità che celebra il culto della bellezza sensibile e leggiadra, pervasa da grande spiritualità che riesce a coinvolgere emotivamente l’osservatore. Un inno alla bellezza della vita in cui pennellate libere e cariche di passione trascinano lo spettatore in una realtà senza tempo, rendendola IMMORTALE.

Le sue opere incatenano lo sguardo e l’anima. Lei si prefigge questo quando le crea?

Non mi prefiggo d’incantare con le mie opere, è tutto naturale ed inconscio …quando dipingo sono presa da profonde emozioni che cerco di afferrare e fissare nella materia cromatica con la velocità e la brillantezza di un raggio di sole, tanto difficile da prendere. E’ come un miracolo il momento creativo, sensazioni bellissime ti rapiscono e senti anelare in tutto il tuo spirito LA VITA, che incomincia a palpitare impazzita. Ti lasci prendere come in un sogno irreale dal turbinio di zampilli sfavillanti di colori che finalmente si chetano e si immortalano nell’opera attraverso il travaglio fisico e mentale del tuo processo creativo.

Il termine realismo è quanto mai generico e comprende un atteggiamento comune a molte manifestazioni dell’ARTE. Il termine Realismo significa attinenza con la realtà, fare della realtà il soggetto d’ispirazione. Lei rispetta questo concetto. Le sue donne sono vissute e, grazie a Lei continuano a vivere. Per alcuni personaggi c’è quasi una voglia di riscatto del loro vissuto, ad esempio Marilyn Monroe, La scelta dei suoi dipinti secondo quali canoni è fatta?

Rispetto questo concetto che è inteso come MERAVIGLIA e come RISVEGLIO del senso di personalità ed originalità e di riscatto anche per le DONNE da tempo sopite, nel ruolo di sudditanza, all’uomo PADRONE.  La scelta dei miei canoni è di Bellezza ideale secondo un concetto PLATONICO molto profondo, carico di sublime ARMONIA.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

L’identità delle sue opere si chiama Realismo Magico. La Magia che è sogno, incantesimo, mistero è motivo di stupore per lei? Ha consapevolezza di questo messaggio che le sue creazioni regalano?

Nei miei dipinti cerco d’investire l’immagine figurativa di un potere affettivo nuovo, impongo un rapporto inedito tra forme e colori che permette d’inserire i personaggi nella composizione con una dinamica del tutto nuova ed originale: “Donne dalla carnagione luminosa, figure sacre e profane che sembrano reincarnazioni dei MITI ANTICHI che ti portano in un mondo di sogno e di favola, quasi MAGICO…

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Un grande esponente letterario del Realismo Magico Letterario è Gabriel GARCIA Marques che dice: Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé.  Ogni creazione è per lei una rinascita?

Ogni mia creazione è una rinascita…L’opera successiva per me è sempre la più bella perchè penso di aver fissato un raggio di luce in più e mi sgomenta il pensiero di non arrivare mai alla finita conoscenza delle cose e così riparto di nuovo per un altro sogno, per una nuova rinascita. Un volto, una farfalla, un tramonto, un fiore, diventano solo elementi che ti aiutano a liberarti e vibrare finalmente sulle note sempre più vive della danza di questa nostra vita terrena ed ogni momento cristallizzato ti rende infinitamente FELICE…E così dico…”Non ho speso invano il mio tempo”.

Io non sono un critico e le domande che le rivolgo sono dettate dalla curiosità e dal fascino che abita nei suoi quadri. Sono donne morbide, immagini ricche di colori che fanno presupporre sfumature che le identificano e stabiliscono un legame con chi li osserva con gli occhi dell’anima. Tutto questo quanto conta per lei?

Cerco di farmi amare, attraverso la mia abilità di unire nel procedimento tecnico un senso nitido e caldo di linee che prendono vita nel colore inteso, come nei veneziani del 700, da un punto di vista tonale, cioè nei valori di luminosità e non di chiaro scuro. Colgo il senso della vita immortalando le sensazioni più profonde dell’animo con una POETICA ed una MAGIA del segno e del colore, così in ogni dipinto vi è un soffio dell’anima.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Cos’è per Lei il successo, l’essere riconosciuta, avere una sua identità in un contesto culturale che è senza confini e abbraccia l’eternità?

Per me il successo è l’essere riconosciuta ed avere una mia identità, essere fondamentali e senza confini …  Si cerca di raggiungere l’eternità. QUESTA è un mia meta che fin da bambina ho coltivato con grande PASSIONE, dedicandomi allo studio della PITTURA e alla CULTURA a trecento sessanta gradi.

Una domanda particolare per un’artista che ha trascorso tutta la vita, fin dall’infanzia, in un ambiente e con delle figure, comprese quelle genitoriali, rappresentative, per il talento, nella Poesia, la Narrativa, come, ad es. sua madre: Cosa c’è in lei di loro?

Fin da bambina ho partecipato ad Eventi culturali organizzati da mia madre Maria Panetty Petrarca poetessa e scrittrice, drammaturgo di opere teatrali e autrice di canzoni napoletane Sono figlia d’arte, la vena poetica era latente in me e come per incanto è esplosa, scatenando quella forza interiore e quella voglia di dipingere con versi le mie opere, ottenendo un grande successo di pubblico, di critica e tantissimi premi letterari ed artistici.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca non è solo Pittrice ma anche Scultrice e Poetessa. Ci si sofferma di più sulla pittura perché è quella che esplode dinanzi agli occhi di tutti. Si riesce a dialogare con le sue donne, ormai esposte nelle più importanti Gallerie del mondo, e facendolo ci si sente sospesi tra sogno e realtà, dolcezza e mistero.

Sono figure illuminate da un innocente candore, eleganti, con dei nudi che, da chi li osserva, vengono percepiti come espressioni di purezza e solarità. Sono un omaggio a tutte le donne, soprattutto quelle alle quali è stata strappata l’identità con la violenza e l’abuso. Argomento quanto mai attuale e la testimonianza artistica di Milena dà la forza necessaria a ricordare non solo la fragilità femminile ma anche la forza, la determinazione e il coraggio.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

I seni dolci della vita, Sognando in rosa. La fanciulla con melograno, Il carro della felicità, e tantissimi altri, tutti legati da un sottile filo comune che è la grazia e la tenerezza. Lei ha ricevuto tantissimi riconoscimenti e premi ma io credo che il suo premio più grande sia l’ammirazione e la gratitudine della gente comune di chi, visitando una galleria, si sofferma rapito dinanzi ad un suo dipinto. In quel gesto c’è un silenzioso grazie al suo talento ed al suo essere una grande testimonianza di solidarietà per tutte le donne, senza distinzione alcuna e sempre in perfezionamento perché una creazione diventi il superamento dell’altra. La salutiamo ringraziandola con le parole di Simone De Beauvoir: “Non si nasce donna, si diventa”.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Intervista della Dott.ssa Caterina Guttadauro La Brasca che ringraziamo.

25 novembre: no violenza sulle donne

violenza sulle donne scarpe rosse

La cronaca italiana degli ultimi tempi ha portato in evidenza una paurosa escalation di violenza sulle donne che non accenna a placarsi: i casi di femminicidio, violenza domestica, violenza fisica e psicologica, stalking, come ci mostrano le pagine di cronaca dei giornali e i servizi dei notiziari, sono una realtà con cui la nostra società deve fare i conti, dal punto di vista umano e legislativo.

Oggi, 25 novembre, è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999 per sensibilizzare governi, associazioni e opinione pubblica su questo argomento delicato. La scelta di questa data non è casuale, ma rimanda all’assassinio delle sorelle Mirabal: le tre donne erano note per essere attiviste del movimento che si opponeva alla dittatura di Rafael Leonidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Il 25 novembre 1960 furono massacrate a colpi di bastone, torturate e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, da alcuni agenti del Servizio di informazione militare.

Violenza sulle donne: i dati

Il 5 giugno 2015 l’Istat ha reso noti i risultati di un’indagine avente in oggetto la violenza sulle donne dentro e fuori le mura domestiche, approfondendo anche l’aspetto delle conseguenze di questi soprusi e la loro gravità.

violenza sulle donne 25 novembre

Dai dati è emerso un numero inquietante: 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni. Si tratta di un numero ancora troppo alto, ma fortunatamente in calo rispetto all’indagine precedente.

Nel 37,8% dei casi la donna ha riportato ferite, nel 36,1% ha temuto per la propria vita, la violenza è stata molto grave nel 44,7% dei casi.

Tra le conseguenze più diffuse le vittime hanno raccontato di perdita di fiducia ed autostima, ansia, fobia, attacchi di panico, disperazione e sensazione di impotenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, difficoltà a concentrarsi, perdita della memoria, autolesionismo o idee di suicidio.

Eppure il 23,5% delle donne non parla di questo dramma, soprattutto quando a perpetrare le violenze è il partner attuale (qui la percentuale sale a 39,9%). Ci si confida soprattutto con amici (35%) e familiari (33,7%), ma anche con carabinieri, polizia, avvocati, medici, infermieri, assistenti sociali.

Tra il confidarsi e il denunciare, però, c’è un abisso: soltanto il 12,3% denuncia la violenza alle forze dell’ordine, evidenziando una distorta percezione della gravità di quanto subito. Infatti soltanto il 35,4% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale ritiene di essere vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera la violenza solo qualcosa che è accaduto.

La violenza sulle donne, però, non è solo fisica, non si palesa solo sotto forma di stupri o percosse. Le donne sono vittime, da parte di compagni ed ex compagni, di dinamiche quotidiane di abuso di potere, controllo, sottomissione, svalorizzazione, isolamento, intimidazione, imposizione. Nel 2014 circa 4 milioni 400 mila donne hanno dichiarato di subire o di avere subito violenza psicologica dal partner attuale, il 26,4% della popolazione femminile in coppia. La violenza psicologica è comunque in forte calo rispetto al 2006, quando era al 42,3%.

Violenza sulle donne è anche lo stalking (letteralmente “fare la posta”). Con questo termine si intendono quegli atti di persecuzione e intimidazione, ripetuti nel tempo, che causano alla vittima un’ansia e un timore tali da condizionarne le abitudini e gli stili di vita. Finalmente il Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11 (decreto Maroni), convertito in Legge n. 38 del 23 Aprile 2009, ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di “Atti persecutori”, andando a colmare il vuoto legislativo fino ad allora esistente.

L’art 612 bis c.p. recita: Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

Le donne che hanno subito stalking sono 3 milioni 466 mila, il 16,1%: la metà di loro lo ha subito dall’ex partner. Le forme più diffuse di questo reato riguardano la ricerca insistente di parlare con la vittima, ripetuti messaggi e telefonate, lettere e regali indesiderati, la vittima viene seguita, spiata, minacciata e offesa sui social network.

Violenza sulle donne: numero rosa 1522

1522 è il numero di pubblica utilità voluto ed attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità, che punta a contrastare il fenomeno della violenza dentro e fuori le mura domestiche, offrendo numerosi servizi a chi subisce questa situazione di disagio, a cominciare dall’ascolto e dal sostegno emotivo-psicologico, in un’ottica esclusiva di aiuto, mai giudicante.

Il numero è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza telefonica multilingue. Gli operatori svolgono diverse azioni, compresa quella di attivare per le situazioni di emergenza la procedura di contatto e collaborazione con le Forze dell’Ordine o coi servizi specializzati presenti sul territorio.

Violenza sulle donne e self defence

In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la Fikbms (Federazione italiana Kickboxing, Muai Thai, Savate e Shoot Boxe) col patrocinio della Polizia di Stato porterà fino al 30 novembre in diverse città italiane l’iniziativa Colpita, Affondato: si tratta di corsi e stage gratuiti di autodifesa dedicati alle donne, organizzati nelle strutture sportive aderenti alla Federazione in tutta Italia, proprio per sensibilizzare sulla violenza nei confronti del sesso femminile.

Con l’aiuto degli psicologi per la parte dedicata al supporto emotivo, i maestri daranno alle partecipanti una serie di elementi teorico-pratici per controllare la paura, migliorare la reattività in situazioni di pericolo, fronteggiare possibili aggressori, difendersi da attacchi violenti, facendo leva più sulla velocità e sulla freddezza, che sulla forza fisica.

Accostarsi allo studio della difesa personale è il primo passo verso la consapevolezza e l’amore per se stesse. Significa aver capito i propri limiti, il problema e il pericolo delle aggressioni, e scegliere una soluzione positiva e determinante! Conoscere le tecniche di autodifesa non vuol dire perdere la femminilità, diventare violente e aggressive, ma arricchirsi di nuove conoscenze, nuove tattiche per affrontare le situazioni difficili e pericolose e vivere più serenamente e tranquillamente. La vera difesa personale inizia “dentro” ciascuna di voi, dall’immagine che avete di voi stesse. Se vi sentile degne di valore e di rispetto, saprete come farvi accettare e farvi rispettare dagli altri. La difesa, comunque, dipende anche da una maggior attenzione a ciò che succede attorno a voi, dalla vostra capacità e abilità di evitare certi pericoli e le situazioni che potrebbero danneggiarvi. (Prof. W. Bassanelli – Giugno 2010)

Violenza sulle donne: le scarpe rosse

Il 27 luglio 2012 Elina Chauvet realizza, davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, un’installazione artistica in ricordo delle centinaia di donne uccise nella città di Juarez. Per loro, giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, la stessa triste sorte: rapite, stuprate, mutilate, strangolate e abbandonate nel deserto, il tutto in un clima di indifferenza e omertà da parte delle autorità e dei cittadini. Da tutta quella impunità e tutto quel silenzio nasce il suo atto di ribellione: nel 2009 Elina raccoglie tra le sue conoscenti trentatré paia di scarpe rosse, installandole poi nello spazio urbano di Juárez.

Rifà la stessa cosa due anni dopo a Mazatlan, nello stato di Sinaloa e in quell’occasione di paia di scarpe gliene vengono donate trecento.

Per questo le scarpe rosse sono diventate il simbolo del 25 novembre, della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Una società che si definisce civile non può permettere che le sue donne vengano umiliate, picchiate, stuprate o nel peggiore dei casi uccise per mano di uomini che, molto spesso, dichiarano di farlo per amore. La Giornata nazionale contro la violenza sulle donne si celebra perché si continui a parlare di Lucia Annibali (sfregiata con l’acido), di Carla Caiazzo (date alle fiamme quando era incinta all’ottavo mese), di Chiara Insidioso (picchiata fino ad essere ridotta in stato vegetativo), di Sara Di Pietrantonio (strangolata e bruciata), affinché storie come le loro non si ripetano mai più.

I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità. (Kofi Annan)