Franco Salvatore Grasso scrittore: la nostra intervista

Franco Salvatore Grasso scrittore: la nostra intervista

 

Franco Salvatore Grasso scrittore: la nostra intervista

Franco Salvatore Grasso uomo di profonda cultura accompagnata da una non comune giovialità ci accoglie per “essere sottoposto” alla nostra intervista.

E’ appena il caso di ricordare che Franco ha partecipato a vari Concorsi Letterari dove si è aggiudicato il podio, segnalazioni di merito e premi speciali con i suoi racconti già pubblicati:

Il nuovo Faust,

La porta,

Il nuovo Arjuna,

Seraphitus – Seraphita

Intervistiamo quindi oggi il Dott. Franco Salvatore Grasso che con la sua ultima opera “La figlia della provvidenza” ha conquistato il posto al Concorso Letterario Il Macinino, Sezione Racconti.

Abbiamo già pubblicato il suo componimento in data 22/11/2019 https://www.lamacinamagazine.it/franco-salvatore-grasso-la-figlia-della-provvidenza/

Buongiorno Franco, grazie per la tua disponibilità e complimenti per il riconoscimento conseguito al Concorso Letterario “Il Macinino” con la tua opera intitolata “La figlia della provvidenza”. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?

Innanzitutto ringrazio voi per questa intervista. Onestamente mi sento imbarazzato nel presentarmi ad una attenta moltitudine di lettori che seguono il vostro giornale e – per rispondere alla domanda –  non ritengo affatto di confinarmi in un particolare ruolo di ‘scrittore’ così come s’intende generalmente. In un certo senso potrei qualificarmi, inserirmi, in un contesto di ricercatore di quei sentimenti umani racchiusi nel profondo dell’anima; cerco di sviscerare dall’inconscio ogni desiderio celato per farlo rivivere nei miei romanzi. D’altra parte queste ‘fantasie’ ritengo facciano parte integrante di ogni personalità.

Chi è Franco nella sua passione per l’arte della scrittura?

Come ho detto precedentemente quello che si potrebbe definire il mio ruolo è quello circoscritto a descrivere racconti racchiusi da un alone fantastico ma che in realtà questa immaginazione diventa un mezzo, un veicolo diretto a svelare ogni brama nascosta nel nostro animo. Quando si parla di desiderio però non si tratta soltanto di quello limitato dagli impulsi dettati di continuo dai nostri sensi, qui si parla soprattutto della particolare smania perenne e indistinta relegata nell’ignoto.

Raccontaci qualcosa per incuriosire i nostri lettori.

Nel primo romanzo scritto, ‘Il Nuovo Faust’ ho azzardato con l’inventiva che Goethe avesse scritto il ‘Faust’ dopo essere stato in Sicilia nel suo “Viaggio in Italia”. Alla Fiera del libro di Francoforte, alla quale partecipai, ebbi la sorpresa di apprendere durante una conferenza stampa dedicata a “Goethe e l’Italia” che recenti studi dell’Università di Berlino avevano appurato quello che avevo immaginato qualche anno addietro. Non avevo fatto altro che prevedere con la fantasia una realtà.

Franco Salvatore Grasso scrittore: la nostra intervista

Qual’ è stato il tuo percorso artistico letterario e quale la tua formazione professionale che ti hanno permesso di avere gli strumenti per scrivere opere letterarie di successo?

Il mio percorso di studio si è svolto nell’Istituto per la Cinematografia e la Televisione dove innumerevoli sono stati i soggetti cinematografici realizzati per approfondire il ‘Linguaggio Cinematografico’.  Ho poi iniziato il mio percorso professionale e, successivamente, ho conseguito la laurea nella facoltà di Filosofia sullo studio delle religioni in particolare quelle indiane e dell’estremo oriente. Queste esperienze, e quelle maturate in ambito scolastico dove vivevo il costante dialogo con i giovani, hanno contribuito a formare il mio ‘background’ personale.

Secondo te perché un romanzo, un libro abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale e accattivante per chi legge)?

In un romanzo la storia è particolarmente importante per raggiungere un certo successo, in altre parole essa dovrebbe accattivare il consenso di chi legge. Non si può scrivere senza tener conto del pensiero del lettore; il lettore, infatti, non è un soggetto passivo. Se la trama del racconto e il linguaggio scritto non sono di suo gradimento egli accantona il libro procrastinando in un futuro – forse lontano – la prosecuzione della lettura. Se invece la narrazione e l’esposizione sono avvincenti la comprensione e la lettura dell’opera sarà senza dubbio bene accolta. Io ritengo che tutti gli scrittori, anche coloro che hanno pubblicato molte opere, siano sempre “emergenti” ogni volta che presentano un nuovo libro poiché – ogni volta – si sottopongono ad una nuova valutazione da parte del lettore.

Franco, quale sentimento ti ha mosso nella scrittura della tua opera?

Potrei dire senza dubbio che il desiderio incontrollato di avere a tutti i costi un figlio, unito poi dall’affetto smisurato nei confronti del proprio cane, ha suscitato in me un interrogativo che mi ha fatto riflettere in modo particolare. Questi sentimenti, apparentemente distanti tra loro, traggono origine da mie osservazioni di eventi di cronaca realmente accaduti.

Ci puoi illustrare in breve il significato del tuo racconto?

Se devo essere sincero non c’è un significato preciso espresso in questo racconto così come s’intende comunemente. Nell’assurdità più totale ho voluto rappresentare il desiderio morboso del personaggio di avere un figlio e ciò manifesta quindi la sua immaturità, la sua solitudine mitigata da un eccessivo rapporto affettivo con la sua cagnolina di razza dalmata.

Franco Salvatore Grasso scrittore: la nostra intervista

Quali sono state le difficoltà nel rendere gradevole, agile, di facile ma interessante lettura il tuo libro?

In primo luogo debbo dire che anche se il racconto percorre per così dire un ‘binario’ fantastico quello che lo contorna rispecchia la realtà. Sembrerebbe forse un paradosso quello che per far vivere una storia immaginaria bisogna adeguarla, inserirla in un contesto reale. Ad ogni modo ho cercato di creare una storia di facile lettura, fra l’altro apprezzata già da diversi lettori, cercando un linguaggio sciolto e nello stesso tempo ad effetto sorpresa.

Il testo risulta curato nei dettagli; cosa ci puoi dire della accentuata focalizzazione che hai inteso dare al protagonista?

Dovevo dare al protagonista, una ben definita personalità, accentuando la sua fragilità emotiva nell’affrontare tutte le traversie per lo più generate dalla sua superficialità. Al contrario ho invece contrapposto la vita equilibrata e pragmatica del suo amico veterinario, utile a contenere in parte gli squilibri del personaggio principale.

L’opera si presta ad una molteplicità di livelli di lettura, è perfettamente fruibile da tutti.   E’ questo il segreto per rendere un’opera anonima in un’opera che può ambire al successo?

Effettivamente un racconto dovrebbe essere comprensibile ad una vasta cerchia di lettori, sempre nei limiti del possibile, ovvero senza scendere ad alcun compromesso con la propria coscienza. Un recente mio romanzo, nonostante abbia riscontrato un buon successo, ha destato qualche perplessità da parte di alcuni lettori circa la comprensione del ruolo dei personaggi e del significato intrinseco del romanzo stesso.

Scrivere è un modo per parlare di te o intendi suggerire qualcosa agli altri?

In ogni stesura di un’opera non penso minimamente a parlare di me, l’intenzione è quella, invece, di comunicare ai lettori quel ‘quid’ utile a stimolarli e raccoglierne le più disparate impressioni.

Che consigli daresti ad un autore esordiente?

Un consiglio onesto è quello di ‘scavare’ nel proprio animo per far uscire quel sentimento utile e trasportarlo con le parole scritte. Non si dovrebbero seguire modelli di scrittori in voga, semmai leggerli per imparare la scioltezza e l’uso del linguaggio espressivo, l’importante è essere se stessi; è facile scimmiottare gli stili linguistici degli altri, il difficile diventa adottare una propria espressione che rispecchia totalmente la propria personalità.

Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?

Scrivere è decisamente importante, specialmente oggi dove la distrazione generata dai media talvolta travolge la nostra personalità. Il raccontare le proprie emozioni con la scrittura arricchisce la mente dandole quel nutrimento necessario alla crescita spirituale.

Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi?

Debbo confessare che inconsciamente sono influenzato dalle varie filosofie orientali tra le quali quelle induiste e buddhiste. Gli autori che mi hanno ispirato sono stati inoltre Johann Wolfgang von Goethe, Honorè de Balzac e Edgar Allan Poe.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno 1 libro ed il suo autore

Un libro da consigliare è senz’altro ‘Siddhartha’ di Hermann Hess, dove il protagonista, oltre ad avere lo stesso nome del Buddha, è altresì un suo discepolo. Il racconto è incentrato sul personaggio centrale il quale rifiuta di seguire pedissequamente l’insegnamento del suo maestro per ripercorrere egli stesso le vicissitudini sofferte dal Buddha stesso. La storia si basa, appunto, sul non accettare gli insegnamenti dell’Illuminato dati per scontati ma di soffrire e gioire nella vita per giungere egli stesso a quella meta agognata.

Giacomo Leopardi scrisse che “Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici.” Cosa ne pensi di questa frase?

È proprio vero, sono proprio d’accordo, oggi più che mai. In questo mondo caotico dove imperano le comunicazioni per lo più fittizie e dove, in realtà, regna la solitudine un buon libro diventa il rifugio che ci rende più sereni. Una bella opera, sia una raccolta di poesie o un romanzo ha il potere di farci compagnia diventando un punto fermo nella nostra esistenza. Mi ricordo che in un tempo forse lontano c’era l’usanza di regalare un libro ai bambini con lo scopo che esso, in qualità di opera educativa, li avrebbe accompagnati durante il corso della loro crescita. Adesso credo che questa consuetudine non ci sia più però sarebbe bello che una buona e onesta opera possa trasformarsi in qualche cosa di veramente educativo e perché no, anche come compagnia nei soventi momenti di sconforto.

Come vuoi concludere questa chiacchierata? Cosa vuoi dire ai nostri lettori?

Oltre ad esservi grato per avermi ascoltato, mi auguro con interesse, spero di stupirvi ancora con altri racconti avvincenti e degni di essere letti tutti “d’un fiato”.

Grazie Franco per il tempo che ci hai concesso con l’auspicio che ci seguirai con il tuo apprezzamento nei prossimi Concorsi Letterari che bandiremo.

Certamente si, vi seguo con particolare attenzione ed apprezzo il livello culturale dei vostri Concorsi ed eventi culturali.

Grazie a voi

Franco  

 

 

 

Franco Salvatore Grasso: La figlia della provvidenza

Marco Polli: La fata birichina

 

Franco Salvatore Grasso: La figlia della provvidenza

Pubblichiamo, così come previsto dal Regolamento del nostro Concorso LetterarioIl Macinino” le opere dei primi tre classificati nelle Sezioni Poesie e Racconti.

L’autore Franco Salvatore Grasso, con la sua opera La figlia della provvidenza, si è classificato al 2° posto nella Sezione Racconti.

Franco Salvatore Grasso: La figlia della provvidenza

Iniziamo con una breve sinossi dell’opera:

La Figlia della Provvidenza

Sinossi

L’eccessivo trasporto affettivo di un cane per il suo padrone a volte determina una svolta decisiva nella vita di quest’ultimo. Tutto ciò può verificarsi quando la persona in questione attraversa un periodo triste e oscuro del suo arco vitale determinato soprattutto da aspirazioni non soddisfatte. L’animale domestico, infatti, in questo caso una cagnolina di razza dalmata, risolve in una certa misura il desiderio prioritario del nostro personaggio chiave del racconto: l’aspirazione smisurata di potere avere un figlio.

La soluzione “adottata” dalla delicata e premurosa bestiola presenta però sviluppi inediti a tal punto da creare situazioni incresciose e imbarazzanti connesse all’esistenza già angosciata del protagonista cui non resta altro che pagarne amaramente la contropartita.

 

L’opera:

La Figlia della Provvidenza

“Le esposizioni canine si presentano per lo più come uno spettacolo abbastanza entusiasmante: gli stessi animali, affidati ai rispettivi accompagnatori, sfilano all’interno del recinto coadiuvati da una severa vigilanza e dalle espressioni critiche del giudice di turno. Quegli eleganti e leggiadri dalmata, dallo splendido manto bianco a macchie nere, procedono a passo veloce in fila indiana guidati soltanto con un sottile guinzaglio dai relativi proprietari; soltanto la mia Morgana è condotta da un handler, (conduttori cinofili di esposizione ENCI specializzati nella presentazione dei cani sui ring durante le esposizioni. (n. d. a.) poiché in questa circostanza non credo di ritenermi all’altezza per accompagnarla a dovere a causa dei miei preoccupanti problemi fisici relativi ad un fastidioso dolore alla gamba.

         In seguito l’ufficiale giudicante si predispone a vagliare singolarmente le qualità degli stessi cani in riferimento ai canoni di valutazione della specifica razza per poi, dopo un’accurata riflessione, annunciare il nome del vincitore. Ecco il risultato fra i tanti della giornata: la mia cagnetta è proclamata vincitrice nella categoria libera femmine.

         La gioia è immensa a tal punto da stringere Morgana al mio cuore. Dopo quell’impulsivo abbraccio, tuttavia, subentra quasi subito un velo di tristezza; non credo di mostrarmi sprovveduto né ingenuo, comprendo benissimo, infatti, che il partecipare a queste tipologie di esibizioni nasconde velatamente un desiderio inappagato. Avverto una profonda solitudine, percepisco inoltre una carenza di una relazione affettiva con una compagna; in altre parole vorrei poter trascorrere una comunissima condizione familiare. In special modo sono pervaso da quel rimpianto per non aver potuto svolgere, fino ad ora, alla mia età di cinquantatré anni compiuti, il ruolo di padre.

         Morgana osserva attentamente i miei stati d’animo, guarda in silenzio, immobile, senza un minimo lamento. Continua a scrutarmi assiduamente come se volesse penetrare all’interno dei pensieri ed emozioni; chissà se in cuor suo riesce a comprendere tutte le mie intime insoddisfazioni?

         Il mio amico Alberto, che svolge l’attività di veterinario a cui affido le cure del dalmata, notando il mio sconforto, mi consiglia di chiedere in ufficio qualche giorno di ferie per svagarmi. Mi promette inoltre di prendersi cura della cagnetta durante la vacanza breve. Dopo un attento esame prendo in considerazione il suo consiglio decidendo più tardi di partire per passare il weekend in una località turistica adiacente al lago.

         Al mio ritorno, però, ricevo la triste notizia della fuga di Morgana dall’ambulatorio dove era custodita; fortunatamente la ritrovo in un secondo tempo davanti al portone di casa. Ad Alberto, allibito per l’impensato avvenimento, non resta che chiedere scusa senza riuscire a comprendere come l’animale abbia potuto fuggire dal suo studio.

         In effetti la mia cagnetta è particolarmente strana, ha un atteggiamento inconsueto. A dispetto delle considerevoli carenze nelle mie facoltà di memoria rammento vagamente che mi fu regalata qualche anno addietro dal proprietario di un importante allevamento di dalmata finlandese e, da questi, definito come un animale straordinario e di grandi capacità caratteriali. Da allora ho compreso di esserle profondamente legato assumendo talvolta, nei suoi riguardi, una condotta incomprensibile.

         I giorni si susseguono apparentemente in maniera serena sebbene continui a soffrire per quelle irrequietudini ormai radicate e che minacciano di minare la tranquillità personale. La mia Morgana, oltre a scandagliare il mio animo, tenta in tutti i modi di distrarmi dalla propensione a deprimermi cercando, attraverso svariate moine, di accentrare su di lei ogni attenzione.

         C’è la consuetudine, tra i residenti vicini alla mia abitazione, di frequentare i giardinetti del quartiere; è bello vedere le famiglie incontrarsi in quel parco insieme ai loro pargoli e ai loro amici a quattro zampe. Qualche bambino si avvicina addirittura al mio cane, incuriosito e attratto dalla sua naturale avvenenza; è proprio in quell’istante che mi sento attanagliare da un sentimento colmo di una marcata invidia verso quegli stessi genitori; si rivela difficile, appunto, sottrarmi a quell’insidiosa aspirazione di avere anch’io dei figli a tutti i costi.

         Alberto prova in ogni modo a convincermi che la smania di divenire padre deve necessariamente cedere il posto a quella di avere una donna con la quale condividere una esistenza familiare; dopo di che tutto ciò che ne potrebbe conseguire accadrà sicuramente in un secondo tempo. A tale proposito lui cita come esempio eclatante quel detto derivante dalla saggezza popolare riguardante il carro che non si può collocare davanti ai buoi.

         Un fatidico giorno mi accorgo di un accentuato gonfiore addominale della dalmatina che porto immediatamente dal mio amico veterinario il quale conferma un mio sospetto: Morgana sta attraversando in pieno il periodo di gravidanza. Non riusciamo a capire la causa dell’accaduto, quasi certamente l’increscioso imprevisto è potuto avvenire quando era fuggita temporaneamente dall’ambulatorio.

         Durante la fase di gestazione il mio animo è più rilassato, molto probabilmente ciò è dovuto alla distrazione e all’impegno di prestare le cure necessarie per la futura genitrice. Fra qualche mese la mia cagnetta sarà la mamma di chissà quanti cuccioli; a un tratto mi ritornano in mente strane congetture, in altre parole quelle riguardanti i suoi futuri figli e alla possibilità oramai preclusa di averne anch’io.

         La giornata successiva ricevo un’insolita telefonata da parte dell’ufficio organizzativo della recente esposizione canina; mi si comunica che, dopo svariati e solerti accertamenti svolti relativi alle iscrizioni della manifestazione, la vittoria attribuita a Morgana risulta invalida a tutti gli effetti poiché non in regola con l’iscrizione anagrafica canina. Oltre a ciò non è in possesso di alcun pedigree e, come se non dovesse bastare, l’allevatore citato da me ha dichiarato di non avermi mai conosciuto e che non ha mai posseduto né donato nessun cane con quel nome.

         In un secondo tempo decido di parlare di questa imbarazzante questione con Alberto il quale non può far altrimenti che confermarne la tesi: la bestiola in mio possesso non è censita all’anagrafe, non possiede alcun tatuaggio né microchip. Lui sostiene che molto probabilmente l’avrei adottata dopo averla prelevata dal canile municipale senza poi adempiere, per mera superficialità e dimenticanza, alla registrazione di rito; oltretutto non ricorda affatto di alcuna donazione da nessun allevamento.

         A me non resta altro che subire passivamente le recenti vicissitudini, la memoria è visibilmente appannata, ho dato per scontato avvenimenti che si sono rivelati fuori dalla realtà.

         I mesi trascorrono inesorabilmente fino alla data prevista per il parto. In quella predestinata giornata il colpo di telefono del mio amico medico giunge inaspettato ed inopportuno; in effetti la sua conversazione telefonica mi appare come una improvvisa pugnalata alle spalle.

Morgana non è riuscita, purtroppo, a sopportare il corso conclusivo della maternità; la spiegazione di questo incidente si potrebbe attribuire presumibilmente a un improvviso malore che ha contribuito a uno sforzo eccessivo della partoriente causandole un gravissimo e fatale scompenso cardiaco.

         Raggiungo precipitosamente l’ambulatorio per essere vicino alla mia creatura ma disgraziatamente è ormai priva di vita. La mia reazione immediata è quella di abbracciarla almeno per l’ultima volta; non riuscendo poi a controllare le mie emozioni “sbotto” in un pianto convulso. In seguito, trascorso un lungo periodo di lamentele e dopo aver placato leggermente il mio dolore chiedo, con una espressione di rassegnazione e con le lacrime agli occhi, notizie dei neonati.

Alberto, alle mie legittime richieste, assume un aspetto esteriore simile a una statua di pietra; non riesce inizialmente a pronunziare alcun discorso,  cerca in tutti i modi di soddisfare la mia richiesta ma le sue parole si rivelano incerte, come se stesse balbettando.

         Non è venuto al mondo nemmeno un cucciolo ma, al di là di ogni ordine del creato, è nata una bambina! Sì esattamente un organismo umano di sesso femminile. Il mio amico non riesce a spiegare l’origine di questa evoluzione innaturale ed inverosimile. Dapprima la mia opinione è quella di un discutibile scherzo fuori luogo del veterinario, poi comincio molto gradualmente ad adattarmi alla nuova e assurda circostanza; osservo quell’esserino innocente e, successivamente all’esame dei fatti accaduti, ne deduco che possa trattarsi nientemeno che “la figlia della provvidenza

         In mancanza della madre naturale non possiamo che somministrare il nutrimento alla neonata con il latte tramite un biberon; il bebè cresce in prosperità tanto che dopo breve tempo si trasforma in una deliziosa frugoletta.

         Alberto fa presente la necessità di trovare una soluzione per iscrivere la bambina all’ufficio anagrafe per evitare problemi e dubbi sulle sue origini alquanto miracolose, per non dire pazzesche. Per mezzo di alcune sue conoscenze agli uffici del Comune riesce a trovare la possibilità di regolare la posizione della neonata; le diamo il nome di Fortunata. Adesso si può giustamente affermare, nell’assurdità totale di quanto accaduto, che sono diventato padre a tutti gli effetti.

         A volte penso che gli accadimenti recenti siano il frutto di un dono della mia cagnetta, l’aver osservato intimamente il mio animo e vagliato affettivamente le segrete frustrazioni, abbia compiuto l’estremo sacrificio della propria vita per quel dono inatteso di una figlia.

         Sfortunatamente non abbiamo considerato che la poppante sia di origine canina e non riesce a parlare, cammina carponi usando mani e piedi, mangia dentro una ciotola con la sola bocca, ma soprattutto quello che sbalordisce e preoccupa è che l’infante ha una crescita accelerata: dopo due anni la bambina si trasforma in un’adolescente.

La ragazza è molto graziosa nell’aspetto esteriore però non sa ancora articolare le parole e ovviamente non sa leggere né scrivere. Poichè a causa della crescita repentina sono sorti grossi problemi di età anagrafica non corrispondenti all’aspetto manifesto, si rende veramente difficile farla andare regolarmente in una scuola pubblica come prescritto dalla legge; in conclusione Alberto applicandosi con impegno riesce a farle figurare tramite un espediente l’effettiva frequenza scolastica in una struttura privata.

         Nutro seri dubbi sull’efficienza di tutti queste soluzioni illegittime per eludere e giustificare alle Autorità di competenza il singolare percorso della fanciulla; d’altronde mi fido ciecamente del mio amico e soprattutto del suo operato, io invece mi sento frastornato, confuso, per assumere la responsabilità di decisioni importanti. Alberto mi ricorda che alla nostra umana crescita temporale di un anno ne corrispondono, per la costituzione fisica e per l’origine della bambina, ben sette.

         Il desiderio di uscire con Fortunata in prossimità del parco dove prima uscivo con Morgana sovrasta tutte le difficoltà incontrate; adesso sono un papà come tutti gli altri, anch’io per la prima volta mi sento uguale a quei genitori che portano a spasso la prole. L’atteggiamento della ragazza nei riguardi dei suoi coetanei non è corrispondente alle mie aspettative, il comportamento è decisamente goffo a tal punto da far sembrare di avere seri problemi psicologici. Ascoltare i vari commenti poco gratificanti della gente sui requisiti mentali di Fortunata ferisce i miei sentimenti.

         Dopo qualche anno “la figlia della provvidenza” si trasforma in una signorina assai carina e educata, ha seguito con diligenza i miei insegnamenti imparando tutte le forme basilari della scrittura tuttavia, per il momento, non riesce a pronunciare nessuna parola.

         È veramente bello passeggiare con lei persino lungo i marciapiedi della città, le vetrine addobbate con i diversi articoli di abbigliamento attraggono la sua curiosità; sventuratamente gli incontri con persone che camminano conducendo cani al guinzaglio la innervosiscono considerevolmente a tal punto che riesco a captare vagamente il digrignare dei suoi denti. Gli altri cani rispondono abbaiando ed io sono costretto a trascinare la ragazza verso di me allontanandola da quella spiacevole “canizza”.

         Un notevole problema, imprevisto, verificatosi di recente, è quello riguardante la sessualità, lei è entrata da poco in calore e, per effetto della anomala situazione, è attratta a fare l’amore con me. Nel mondo animale tutto ciò è naturale e, dopo un primo periodo di svezzamento, non sussistono distinzioni tra genitori e figli.

Essendo io una persona rispettosa dell’etica conduco un contegno consono alla rettitudine e alla morale. Alberto mi aiuta in proposito somministrando a Fortunata calmanti per acquietare il suo istinto e, in una qual maniera si riesce a superare provvisoriamente il problema sorto.

         Gli anni trascorrono implacabili, ho raggiunto l’età di sessanta anni, mentre mia figlia, al conteggio di esistenza canina, entra nel quarantanovesimo assumendo l’aspetto di una bella ed elegante signora. Nonostante le sembianze di donna raffinata, non riesce ancora a parlare, le persone che ci conoscono e che ci frequentano pensano che sia muta.

         Con il tempo che incalza inesorabilmente oltre alla caratteristica spossatezza generale, dovuta ovviamente anche allo stress cui sono sottoposto, si aggiunge quella relativa alla pesante situazione psicologica e tiro le somme, con le dovute mille riflessioni, sull’andamento della mia conduzione genitoriale.

La brama incessante di diventare padre cosa ha cambiato radicalmente nella mia esistenza? Nulla, se non quella di ospitare una presunta figlia, una figura umana che racchiude, però, la vera conformazione animale. Ho vissuto questi ultimi anni nella finzione di essere papà, tutto il mio arco vitale si è rivelato costellato da falsità e apparenza ed inoltre nell’immediato futuro mi sarà precluso per sempre un modo di vivere ordinario. Non mi resta che pagarne adesso l’amara contropartita.

         Il dalmata è un cane piuttosto delicato con la disposizione naturale a specifiche insufficienze renali. Fortunata si ammala gravemente e Alberto è costretto a malincuore ad accertarne la malattia senza riuscire però a trovare una soluzione adeguata e mirata ad una pronta guarigione. Dopo qualche mese mia figlia si aggrava ulteriormente e nessun medicinale sembra appropriato come risolutivo per la sua salute. Tutti gli sforzi e tentativi terapeutici per curarla si dimostrano inefficaci, non rimane che pregare e aspettare nel dolore che mi attanaglia.

         Questo lasso di tempo relativo alla dolorosa patologia di Fortunata è drammatico, la sua sofferenza intacca completamente il mio stato d’animo fino a quando intuisco di essere sopraggiunto all’epilogo del paradossale corso degli eventi; la paziente, sventuratamente, è in procinto di terminare la propria permanenza su questa terra. Inaspettatamente ecco che, in quella tragica circostanza la sento parlare anche se con molta difficoltà, pronunciando, incespicando con estrema fatica, le seguenti parole “Papà ti voglio bene, è stato bello, sei stato un ottimo padre, adesso ti devo lasciare per raggiungere la mamma, addio papà!”

La mia reazione a quel luttuoso evento non riesco a descriverla nemmeno adesso. Sì, quell’esperienza di genitore, quantunque fosse anomala e, allo stesso tempo irrazionale, si è dimostrata meravigliosa tanto da non poterla mai dimenticare. Alberto mi si avvicina e con le lacrime agli occhi mi porge le condoglianze.

         Alla luce dell’evidenza questa pazzesca esperienza mi ha lasciato solchi indelebili di gioia mista a dolore; adesso mi sento interiormente vuoto, non so più cosa fare. L’incommensurabile aspirazione di diventare papà mi ha trascinato in un genere di avventura ai confini dell’assurdità più totale; la mente stessa è stata succube di questa irragionevolezza. Sarà per l’età avanzata o forse per tutto ciò che mi è capitato, non provo alcun desiderio se non quello del totale oblio.

Tornando a casa dopo una lunga passeggiata, davanti alla porta del mio appartamento è accucciato un cane, una femmina di dalmata.

Lo stupore provato è smisurato e allo stesso tempo preoccupante, mi guarda con insistenza fissando i miei occhi intensamente; la fisionomia mi suscita un particolare ricordo; quel musetto è straordinariamente familiare, chi sarà mai?”

Franco Salvatore Grasso: La figlia della provvidenza

La Commissione di valutazione costituita da scrittori, poeti e giornalisti rinnovano i complimenti a Franco Salvatore Grasso per l’eccellente componimento; congratulazioni.

A breve pubblicheremo l’intervista a lui dedicata.

Informazioni più dettagliate dell’autore sono reperibili nella sua pagina Facebook

https://www.facebook.com/franco.grasso.524

Grazie

 

 

 

 

 

 

Il Nuovo Arjuna

Il Nuovo Arjuna

Il Nuovo Arjuna

“Il libro della Bhagavadgītā è considerato comunemente dai numerosi studiosi e zelanti conoscitori delle religioni e filosofie orientali come il volume più sacro e affermato di tutta l’intera tradizione spirituale dell’India classica e, come ogni altro suo testo rappresentativo, è redatto in lingua sanscrita.”

“Questa somma opera appartiene all’imponente poema epico Mahābhārata di cui fra l’altro ne fa parte.

Il Canto del Beato’ espone in modo dettagliato il percorso determinante della vita dell’integerrimo guerriero Arjuna…”

Il Nuovo Arjuna

Questi brevi passi tratti dall’Introduzione alla lettura del libro “Il Nuovo Arjuna” ci indicano immediatamente quanto l’autore Franco Salvatore Grasso si sia dedicato alla raccolta delle fonti di informazione storica e culturale.

Forte degli studi universitari nella disciplina di ‘Religioni e Filosofie dell’India ed Estremo Oriente’ con la tesi di Laurea sul Karma negli Yogasutra di Pātañjali, egli trasmette anche il suo amore per gli studi filosofici in un connubio gradevole, leggero, di facile lettura, appassionante ed avvincente avendo saputo creare ad arte “intricate” situazioni di passione amorosa e di guerra combattuta.

Questo scorrevole equilibrio racchiuso nella nuova opera libraria “Il Nuovo Arjuna” denota la completa maturità artistica raggiunta da Franco Salvatore Grasso che, non dimentichiamo, ha già pubblicato:

Il Nuovo Faust”, presentato con Merito alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte 2016

Seraphitus – Seraphita” premiato con Menzione di Merito al Concorso Letterario Città di Como e al Concorso Letterario Internazionale di Lugnano in Teverina 2016

La Porta” premiato con il Premio Speciale Paolo Zilli al Barnum Seminteatro 2017

e “L’Anacoreta Misterioso” di prossima pubblicazione per il quale è stato premiato con il 3° posto nel Concorso Letterario L’Arte della Parola 2018

Il Nuovo Arjuna

Salutiamo con gioia la pubblicazione di questa nuova opera “Il Nuovo Arjuna” di Franco Salvatore Grasso e vi ricordiamo che il libro è già ordinabile direttamente dalla Casa Editrice La Macina Onlus Editore (lamacinaonlus@gmail.com), dall’autore (franco.einsam@libero.it) e presso il circuito librario italiano al prezzo di copertina di Euro 14,00

Per questo primo periodo di lancio le spese di spedizione sono a nostro carico.

Il Nuovo Arjuna” uno scontro di sentimenti contrastanti e mai provati….

Lasciamo al lettore il piacere di scoprire le avventure di Siegfried von Hofmannstahl.

Il Nuovo Arjuna” , la Nuova opera di Franco Salvatore Grasso.

Seraphitus – Salvatore

Seraphitus

Seraphitus – Salvatore

Nella brillante e sfarzosa atmosfera della “Belle Epoque” un giovane cuoco siciliano, Salvatore, si trasferisce per necessità di lavoro dal suo minuscolo paesino in una cittadina posta a nord dell’Impero Tedesco. Qui entra al servizio di un curioso, tenebroso ed inquietante personaggio quale è il proprietario di un isolato ed antico castello nobiliare.

Nonostante la propria abilità culinaria dimostrata ed apprezzata dal proprietario del maniero, il rapporto personale instaurato fra loro è decisamente morboso ed ambiguo; la vita del giovane è pervasa e dominata dal padrone, una sorta di vampiro, il quale invece che di sangue si nutre esclusivamente di amore sublimato a tal punto da conseguire un’esistenza connotata dalla purezza perfetta.

In conseguenza di tutto ciò il ragazzo stesso è catapultato in numerose rocambolesche avventure, colme di turbamenti sentimentali, imprese militari e sofferenze familiari.

Questa è la Sinossi dell’opera libraria “Seraphitus-Seraphita” scritta dal nostro autore Franco Salvatore Grasso, siciliano purosangue.

Seraphitus – Salvatore

L’autore ci accompagna nel lungo e difficoltoso viaggio che Salvatore compie dal piccolo ed isolato paesino della Sicilia alla magnificenza del castello nobiliare del barone Seraphitus nei pressi della città di Magbeburg.

Inizia così per Salvatore una nuova vita, una nuova esistenza che non pensava potesse esistere, nuove sensazioni, nuove inimmaginabili esperienze che lo trascinano in situazioni e stati d’animo fino ad allora sconosciuti e – dai quali – è attratto e avviluppato.

L’amore gli si presenta all’improvviso, inaspettato e coinvolgente donatogli da una enigmatica figura femminile.

Gli avvenimenti descritti dall’autore conducono Salvatore sui campi di battaglia della Grande Guerra dove vive momenti di gloria.

Tutto però ha una fine rappresentata dalla fine della vita terrena del barone Seraphitus che lo riconducono – seppur con infinite difficoltà – al suo paese di origine.

Con un magistrale “passaggio nel tempo” l’autore ci fa vivere gli ultimi momenti terreni di Salvatore circondato dall’affetto dei suoi familiari ma, sui quali, troneggia e guadagna la scena l’immortale presenza di Seraphitus.

Non vogliamo togliere il piacere della lettura dell’opera e di apprezzare la semplicità dell’esposizione, mai banale, scritta con linguaggio elegante come ci si aspetta da uno scrittore di ricca e vasta cultura quale è Franco Salvatore Grasso.

Il libro è stato da noi presentato alla Fiera Internazionale del libro di Francoforte 2016 ricevendo ottime critiche da parte degli operatori letterari ed una emozionante intervista con l’Assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive, Guido Fabiani.

Seraphitus - SalvatoreSeraphitus - Salvatore

Seraphitus-Seraphita pag. 93 Euro 14,00 edito da La Macina Onlus Editore

(sconto 10% e spese di spedizione a carico dell’Editore)

“La Porta”

La Porta“;

Un incisivo taglio ritmico e stilistico, coinvolgente ed avvincente, attento ai particolari, mai banale, un linguaggio per alcuni versi ricco di dotte venature che si intersecano con frammenti conviviali, eccellente la capacità di sussurrare l’incipit di una nuova storia a venire”.

Questa è la motivazione che la Commissione di valutazione delle opere partecipanti al Concorso Letterario L’Arte della parola ha dedicato al racconto breve dal titolo “La Porta” scritto da Franco Salvatore Grasso”.

L’autore è già presente nel panorama editoriale con gli altri suoi titoli “Il nuovo Faust” e “Seraphitus-Seraphita” che sono tratti, il primo, dal Faust di Johann Wolfang von Goethe mentre il secondo è liberamente tratto dal romanzo di Honorè de Balzac.

In questa nuova opera letteraria “La Porta”Franco si cimenta nel descrivere le complesse personalità di 3 altri personaggi, oltre a lui stesso, che si trovano inaspettatamente a convivere in un immenso appartamento immerso nel buio più fitto dal quale, però, non possono uscire.

L’autore svolge una accurata analisi dei “coinquilini” mettendo in luce i risvolti, talora oscuri, del loro essere: “Silvia è una gran bella ragazza, molto attraente, una moretta notevolmente sensuale dallo spirito ribelle; è lei la più indicata a gestire il nostro gruppo, dopo di me naturalmente, in virtù del suo temperamento determinato. Ho desiderato avere rapporti con lei, ne ho avuta anche l’occasione ma, non so per quale motivo, dopo i preliminari ero colto da insicurezza che mi faceva desistere dal finalizzare l’incontro”.

Franco Salvatore Grasso illustra il clima di tensione e di insofferenza che avvolge i personaggi forzatamente prigionieri della casa finchè: “si ode un persistente bussare alla porta e rimaniamo immobili, congelati a causa di un’ingiustificata paura mista a terrore; si sente di nuovo bussare all’uscio ed improvvisamente la porta si apre per consentire ad uno sconosciuto di entrare nella stanza” (vedremo poi che il suo nome è Gabriele, l’Arcangelo?)

Donna! (Gabriele rivolto a Silvia), come posso avere paura io? Ho già varcato la soglia e conosco tutta la realtà celata al di là dell’uscio! Quando sarete mondati da tutti i peccati insiti nelle vostre coscienze solo allora riterrò opportuno farvi varcare la soglia!

E’ da notare il crescendo emozionale che l’autore riesce ad illustrare così come, nel finale, viene portata in secondo piano la figura di Gabriele per lasciare il passo ad una nuova arrivata, Alessandra, che fa presagire  nuove esperienze e turbamenti psicologici tra i personaggi.

Per questo racconto breve, “La Porta” è stato conferito a Franco Salvatore Grasso il Premio Paolo Zilli.

Congratulazioni Franco Salvatore Grasso il racconto “La Porta” merita di essere pubblicato.