La scrittura come esperienza di vita

La scrittura come esperienza di vita

La scrittura come esperienza di vita

Una serata all’insegna della cultura che è stata espressa non solo con la partecipazione dello scrittore Alessandro Ristori che ha presentato e declamato alcuni passi letterari ma, anche, con la partecipazione di attori e musicisti di primissimo livello; la grande affluenza di pubblico ha decretato il successo dell’evento.

È infatti andata in scena sabato 27 gennaio presso il Centro Anziani Valli – Conca d’Oro di Via Val d’Ala la seconda edizione dell’evento “La scrittura come esperienza di vita”, promosso e presentato dallo scrittore Andrea Lepone ed al quale hanno partecipato numerosi artisti.

La scrittura come esperienza di vita

Hanno aperto la serata gli attori e i musicisti della compagnia “Il Brigante e i Donantò” che hanno deliziato gli spettatori con uno spettacolo sensazionale dal titolo “Dialoghi tra amori impossibili” in cui hanno sapientemente mescolato musica, poesia e monologhi teatrali.

Superlativa la prova di Tony Fusaro e Donatella Belli con quest’ultima che ha dimostrato di possedere eccellenti doti canore.

Ad accompagnarli con le loro coinvolgenti canzoni, che hanno conquistato sin dalle prime note il pubblico presente, sono stati i ragazzi della band “Briganti Sabini” composta da Damiano Longo (voce e chitarra), Christian Longo (batteria), Fabrizio Mannino (fisarmonica), Luigi Righi (tromba), Francesco Finori (tastiere) e Fausto Casara (basso).

L’evento è stato inoltre impreziosito dalla partecipazione straordinaria del regista e attore Alberto Patelli, tra i migliori artisti teatrali italiani contemporanei, che ha letto due composizioni del poeta romano Giuseppe Giochino Belli dal titolo “L’usanze buffe” e “Er giorno der giudizzio” ed un’opera scritta di proprio pugno dal titolo “Sai che c’ha Roma?”, dedicata alla città eterna.

La scrittura come esperienza di vita

Egli poi, insieme allo scrittore Alessandro Ristori, altro ospite illustre della serata, ha letto il monologo “Questa pace ritrovata” tratto dall’ultima silloge poetica dello stesso Ristori intitolata “Oltre il cuore”.

Alessandro ha letto poi tre poesie concludendo così la manifestazione.

La scrittura come esperienza di vita si è aperta ad una più ampia rappresentazione esaltando, con pari dignità, l’Arte della scrittura unita a quella musicale e teatrale.

Questa innovazione è stata particolarmente apprezzata dagli ospiti presenti che ne hanno decretato il successo rivitalizzando così il quartiere ed il Centro Anziani Valli – Conca d’Oro.

Ancora una volta viene esaltato il suo ruolo di centro di aggregazione che ha coinvolto gli spettatori i quali hanno seguito, con passione ed interesse, ogni singola fase dell’evento.

Ma l’arte e la cultura non si fermano mai: in primavera infatti, a Roma, verrà portato in scena lo spettacolo “Progetti di delirio” con testi di Angelo Mancini che sarà diretto proprio da Alberto Patelli; la rappresentazione prevede anche la partecipazione di Tony Fusaro.

Un’altra occasione per il nostro pubblico di assistere ad una grande rappresentazione che si affianca a La scrittura come esperienza di vita.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne:scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Nata a Pozzuoli (Napoli), il 2 febbraio del 1950, vive e lavora a Latina, trasferendosi periodicamente anche a New York.

E’ Presidente del Premio Internazionale Magna Grecia da lei ideato. Un premio, unico nel suo genere, a trecento sessanta gradi che abbraccia cultura, teatro, letteratura, poesia, musica, danza, giornalismo, spettacolo, ricerca storica, moda, arte, fotografia, medicina e sport.

Una carica di energia quella che trasuda dalle sue opere, la stessa che la motiva in questo suo appagante e accattivante percorso che ne segna la vita.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Fin da bambina Milena Petrarca ha respirato Arte ed ha partecipato ad Eventi culturali organizzati dalla madre: la poetessa Prof.ssa Maria Panetty Petrarca, grande scrittrice di opere teatrali e canzoni napoletane. Figlia d’arte la vena poetica era latente in lei e, come per incanto, è esplosa ed ha contribuito a scatenare quella forza interiore e quella voglia di dipingere con versi le sue opere.

Milena Petrarca è presente nelle rassegne artistiche internazionali, specialmente nella “Grande Mela”, dove ha organizzato il cinquecentenario di Cristoforo Colombo con mostre personali e collettive, ottenendo il prestigioso riconoscimento dal governo di New York: l’ “Artistic Achivement Award Gallery” ed è stata inserita dal grande critico Mario Fratti tra i più importanti artisti del gruppo “Realismo Magico“.
Il termine realismo magico è stato inventato nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh e si riferiva a un particolare stile di pittura.

Successivamente è stato usato per descrivere lo stile di alcuni pittori americani come Paul Cadmus, Ivan Albright e George Tooker, tra gli altri artisti dei decenni del 1940 e 1950. Con questo nome non si definisce soltanto una corrente pittorica ma anche letteraria. Il realismo ha come scopo quello di riprodurre nelle opere letterarie la realtà di “fotografare” la vita quotidiana senza commenti o giudizi. Il realismo ha successivamente dato vita a due correnti chiamate rispettivamente naturalismo in Francia e verismo in Italia. Fra i maggiori esponenti veristi (non realisti) si ricordano Giovanni Verga, Luigi Capuana e Matilde Serao.  

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Signora Milena Petrarca, il Realismo Magico è essenzialmente tutto quello che può essere ricondotto a tre parole: connessioni, labilità, immortalità. Mi spiega con parole sue perché le sue opere lo rappresentano?

Il mio Realismo Magico viene inteso come immortalità che celebra il culto della bellezza sensibile e leggiadra, pervasa da grande spiritualità che riesce a coinvolgere emotivamente l’osservatore. Un inno alla bellezza della vita in cui pennellate libere e cariche di passione trascinano lo spettatore in una realtà senza tempo, rendendola IMMORTALE.

Le sue opere incatenano lo sguardo e l’anima. Lei si prefigge questo quando le crea?

Non mi prefiggo d’incantare con le mie opere, è tutto naturale ed inconscio …quando dipingo sono presa da profonde emozioni che cerco di afferrare e fissare nella materia cromatica con la velocità e la brillantezza di un raggio di sole, tanto difficile da prendere. E’ come un miracolo il momento creativo, sensazioni bellissime ti rapiscono e senti anelare in tutto il tuo spirito LA VITA, che incomincia a palpitare impazzita. Ti lasci prendere come in un sogno irreale dal turbinio di zampilli sfavillanti di colori che finalmente si chetano e si immortalano nell’opera attraverso il travaglio fisico e mentale del tuo processo creativo.

Il termine realismo è quanto mai generico e comprende un atteggiamento comune a molte manifestazioni dell’ARTE. Il termine Realismo significa attinenza con la realtà, fare della realtà il soggetto d’ispirazione. Lei rispetta questo concetto. Le sue donne sono vissute e, grazie a Lei continuano a vivere. Per alcuni personaggi c’è quasi una voglia di riscatto del loro vissuto, ad esempio Marilyn Monroe, La scelta dei suoi dipinti secondo quali canoni è fatta?

Rispetto questo concetto che è inteso come MERAVIGLIA e come RISVEGLIO del senso di personalità ed originalità e di riscatto anche per le DONNE da tempo sopite, nel ruolo di sudditanza, all’uomo PADRONE.  La scelta dei miei canoni è di Bellezza ideale secondo un concetto PLATONICO molto profondo, carico di sublime ARMONIA.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

L’identità delle sue opere si chiama Realismo Magico. La Magia che è sogno, incantesimo, mistero è motivo di stupore per lei? Ha consapevolezza di questo messaggio che le sue creazioni regalano?

Nei miei dipinti cerco d’investire l’immagine figurativa di un potere affettivo nuovo, impongo un rapporto inedito tra forme e colori che permette d’inserire i personaggi nella composizione con una dinamica del tutto nuova ed originale: “Donne dalla carnagione luminosa, figure sacre e profane che sembrano reincarnazioni dei MITI ANTICHI che ti portano in un mondo di sogno e di favola, quasi MAGICO…

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Un grande esponente letterario del Realismo Magico Letterario è Gabriel GARCIA Marques che dice: Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé.  Ogni creazione è per lei una rinascita?

Ogni mia creazione è una rinascita…L’opera successiva per me è sempre la più bella perchè penso di aver fissato un raggio di luce in più e mi sgomenta il pensiero di non arrivare mai alla finita conoscenza delle cose e così riparto di nuovo per un altro sogno, per una nuova rinascita. Un volto, una farfalla, un tramonto, un fiore, diventano solo elementi che ti aiutano a liberarti e vibrare finalmente sulle note sempre più vive della danza di questa nostra vita terrena ed ogni momento cristallizzato ti rende infinitamente FELICE…E così dico…”Non ho speso invano il mio tempo”.

Io non sono un critico e le domande che le rivolgo sono dettate dalla curiosità e dal fascino che abita nei suoi quadri. Sono donne morbide, immagini ricche di colori che fanno presupporre sfumature che le identificano e stabiliscono un legame con chi li osserva con gli occhi dell’anima. Tutto questo quanto conta per lei?

Cerco di farmi amare, attraverso la mia abilità di unire nel procedimento tecnico un senso nitido e caldo di linee che prendono vita nel colore inteso, come nei veneziani del 700, da un punto di vista tonale, cioè nei valori di luminosità e non di chiaro scuro. Colgo il senso della vita immortalando le sensazioni più profonde dell’animo con una POETICA ed una MAGIA del segno e del colore, così in ogni dipinto vi è un soffio dell’anima.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Cos’è per Lei il successo, l’essere riconosciuta, avere una sua identità in un contesto culturale che è senza confini e abbraccia l’eternità?

Per me il successo è l’essere riconosciuta ed avere una mia identità, essere fondamentali e senza confini …  Si cerca di raggiungere l’eternità. QUESTA è un mia meta che fin da bambina ho coltivato con grande PASSIONE, dedicandomi allo studio della PITTURA e alla CULTURA a trecento sessanta gradi.

Una domanda particolare per un’artista che ha trascorso tutta la vita, fin dall’infanzia, in un ambiente e con delle figure, comprese quelle genitoriali, rappresentative, per il talento, nella Poesia, la Narrativa, come, ad es. sua madre: Cosa c’è in lei di loro?

Fin da bambina ho partecipato ad Eventi culturali organizzati da mia madre Maria Panetty Petrarca poetessa e scrittrice, drammaturgo di opere teatrali e autrice di canzoni napoletane Sono figlia d’arte, la vena poetica era latente in me e come per incanto è esplosa, scatenando quella forza interiore e quella voglia di dipingere con versi le mie opere, ottenendo un grande successo di pubblico, di critica e tantissimi premi letterari ed artistici.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Milena Petrarca non è solo Pittrice ma anche Scultrice e Poetessa. Ci si sofferma di più sulla pittura perché è quella che esplode dinanzi agli occhi di tutti. Si riesce a dialogare con le sue donne, ormai esposte nelle più importanti Gallerie del mondo, e facendolo ci si sente sospesi tra sogno e realtà, dolcezza e mistero.

Sono figure illuminate da un innocente candore, eleganti, con dei nudi che, da chi li osserva, vengono percepiti come espressioni di purezza e solarità. Sono un omaggio a tutte le donne, soprattutto quelle alle quali è stata strappata l’identità con la violenza e l’abuso. Argomento quanto mai attuale e la testimonianza artistica di Milena dà la forza necessaria a ricordare non solo la fragilità femminile ma anche la forza, la determinazione e il coraggio.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

I seni dolci della vita, Sognando in rosa. La fanciulla con melograno, Il carro della felicità, e tantissimi altri, tutti legati da un sottile filo comune che è la grazia e la tenerezza. Lei ha ricevuto tantissimi riconoscimenti e premi ma io credo che il suo premio più grande sia l’ammirazione e la gratitudine della gente comune di chi, visitando una galleria, si sofferma rapito dinanzi ad un suo dipinto. In quel gesto c’è un silenzioso grazie al suo talento ed al suo essere una grande testimonianza di solidarietà per tutte le donne, senza distinzione alcuna e sempre in perfezionamento perché una creazione diventi il superamento dell’altra. La salutiamo ringraziandola con le parole di Simone De Beauvoir: “Non si nasce donna, si diventa”.

Milena Petrarca, un omaggio alle donne: scintille di vita

Intervista della Dott.ssa Caterina Guttadauro La Brasca che ringraziamo.

Caterina Guttadauro La Brasca

Caterina Guttadauro La Brasca

 

Caterina Guttadauro La Brasca

La Barriera Invisibile“, Editoriale Programma Ed., Treviso, 2016

Recensione di Andrea Giostra

«La più grande speranza di Diana è che Ilaria, leggendo questo libro, possa arrivare alla conclusione che quello che le unisce è molto di più di quello che le divide.»

È una storia di madri e di figlie, di amore ancestrale, materno e di risentimenti adolescenziali filiali, di amorevoli prepotenze genitoriali e di voraci costruzioni di giovani identità femminili, di sofferenze e di dolori, di rimorsi e di rimpianti, di ansie adulte e di desideri di libertà giovanili.

Storie uniche e irripetibili come tante tra madri e figlie. Storie di una madre visceralmente siciliana e di una figlia nata e cresciuta in continente, come si diceva in Sicilia in quel triste e incerto dopoguerra meridionale che fu quello voluto dalla politica repubblicana post-monarchica del referendum dei partigiani per cacciare dall’Italia i Savoia.

Una Sicilia ancora colma di tabù sul sesso femminile e sulle libertà della donna casalinga e madre non per scelta. Una storia vissuta in settentrione, ma impregnata di poderosi ricordi ed emozioni siciliane. Un fitto turbinio di pulsioni ed un intreccio di vite vissute, di vite da costruire che iniziano dalla Sicilia e germogliano vigorose in quello che fu il ducato di Modena e Reggio.

Caterina Guttadauro La Brasca

Nel romanzo di Caterina Guttadauro La Brasca scrive Diana della figlia Ilaria: «È stata una bambina serena, una ragazza desiderosa di conoscenza, una donna complessa con un vissuto doloroso, ma una donna che ha anche vinto il dolore e, ancor più, una donna che ha capito il valore e la positività della sofferenza

Senza saperlo, perché dovrà ancora costruirsi una buona cultura che sarà quella scientifica da adulta affermata e di successo, Ilaria ha percorso la saggia via segnata dal più grande degli scienziati del ventesimo secolo: «La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.

Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.»

Albert Einstein, “Il Mondo come Io lo Vedo”, 1934.

E qui inizia magnifico il racconto serrato di Caterina Guttadauro La Brasca, un narrare … alla figlia immaginata che anelante ascolta attenta … passionale, colorato, che produce profumi siciliani, che fa sentire il sole bruciare la pelle, che immerge il lettore in un clima tiepido d’inverno e sciroccoso d’estate.

Un confessare alla figlia amata sin dal concepimento che … «È così, io l’ho capito quando, dopo aver perso mio figlio, mi sono accorta di volerne subito un altro. Al momento del parto, alla domanda se volevo alleviare i dolori del travaglio, dissi no con convinzione per paura di nuocerti. Dopo averti vista, seppur stremata, ringraziai Dio per avermi dato una bimba bella e sana.» … era ben consapevole d’avere ricevuto un dono prezioso dopo un dolore straziante, prima di una malattia impietosa che per volere divino avrebbe perso la presa.

Un racconto, quello di Caterina Guttadauro La Brasca, che spesso ritorna in Sicilia, la terra dell’autrice, la sua isola, la sua giovinezza di donna che ha perso i suoi affetti più cari, dove il perdono ha trionfato: «Non possiamo essere dei buoni genitori se non siamo stati dei buoni figli. Tra i sentimenti umani quello del perdono è il più nobile perché ci libera l’anima, ci ridà il possesso di persone e cose perdute. Ci fa capire che, sbagliare si può e perdonare non è un atto di debolezza.»

Un’opera da leggere questa di Caterina Guttadauro La Brasca per chi volesse vivere letterariamente emozioni profonde e vere, di quelle verità emotive che ci fanno sentire uomini e donne della nostra cultura, della nostra storia, delle nostre più antiche tradizioni, quelle tradizioni e quella cultura che hanno forgiato la nostra anima di uomini e donne della sponda nord del Mediterraneo.

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Andrea Giostra
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Davide Faraone e il suo Saggio

Davide Faraone e il suo Saggio

Davide Faraone e il suo Saggio

Sottosopra. Come rimettere la Sicilia sulle sue gambe

Donzelli Editore, Roma 2016

Recensione di Andrea Giostra

Davide Faraone si cimenta nella sua prima Opera letteraria che dopo averla letto, mi sento di definire un “Saggio”, nell’accezione di David Shields(1956), famosissimo e pluri-premiato scrittore e professore universitario statunitense di letteratura, che insegna ed ha insegnato in diverse prestigiose Università, l’ultima delle quali in ordine di tempo, dove insegna tutt’ora, la University of Washington.

Shields ritiene che uno scrittore vero si vede quando scrive un Saggio e non certamente quando scrive un Romanzo dove la “struttura” è già preventivamente costruita ad arte, con la sua trama, con i suoi personaggi, con le sue ambientazioni già scelte a priori, con la morale da trasmettere al lettore, con le emozioni ed il pathos che si vogliono suscitare in chi legge!

Insomma, sembrerebbe, secondo Shields, che oggi il Romanzo, il Racconto, la Novella, che prevalentemente hanno una matrice ed una natura “finzionale”, di una realtà cioè inventata e immaginata dallo scrittore, seppur qualche volta frutto di elementi narrativi reali ma rivisitati soggettivamente e ad hoc da chi scrive, siano secondi, per importanza intellettuale ed intellettiva, al Saggio.

In poche parole, il Romanzo è più un’operazione di intelligenza-esperienziale e di artigianato-intellettuale bariccoso, più che un’opera creativa da vero Artista: “colui che crea dal noto il nuovo”, come direbbe brillantemente Umberto Eco (1932-2016).

Tant’è vero che Shields nel 2010 ha lanciato il suo primo Saggio che si intitola “Reality Hunger: A Manifesto” (“Fame di realtà: un Manifesto”), pubblicato negli U.S.A. da Knopf Editore, e poco dopo pubblicato anche in Italia dall’Editore Fazi (Collana Le Terre).

Il titolo dice tutto e ci fa comprendere il senso di questa premessa: il lettore, la gente comune, gli intellettuali, i professionisti e gli imprenditori, la comunità dei lettori e di coloro che vogliono conoscere, sapere e imparare, il popolo oso dire, ha “Fame di Realtà”, ha Fame di Verità, ha Fame di sapere come stanno realmente le cose, volendo parafrasare il titolo del Saggio di Shields.

Davide Faraone e il suo Saggio

In breve, nel Saggio le caratteristiche sono i tentennamenti, i concetti incompiuti, le verità raccontate oggettivamente senza “orientare” il lettore, la “non-fiction” in una parola, che lasciano al lettore la riflessione, il dubbio, la speculazione intellettuale, la possibilità di attribuire un significato rispetto alla propria personale esperienza di vita relazionale, sociale, professionale e civica. Sono proprio la mancanza di rifiniture “esatte” e “insindacabili” che definiscono di fatto il Saggio come forma letteraria indubbiamente superiore al Romanzo.

Anch’io la penso in questo modo e non è un caso se al XXIX Festival del Libro di Torino 2016, tenuto dal 12 al 16 maggio 2016, il libro che ha venduto più copie in Italia, e che adesso è stato tradotto in 32 lingue e pubblicato in 50 Paesi, è un Saggio del noto fisico italiano Carlo Rovelli, che nell’ottobre del 2014 Adelphi Editore ha pubblicato solo in Italia, dal titolo “Sette brevi lezioni di fisica”.

Questo Saggio ha già venduto, solo in Italia, 350.000 copie: un record assoluto per un libro in Italia! Lettori che hanno dato torto marcio all’editore che in una intervista RAI di allora, confessò candidamente al suo intervistatore che la stima di vendita che fecero non superava le 10Mila copie!

Il libro di Rovelli è stato il più venduto nel 2015 su Amazon Italia e ancora oggi, è una presenza costante in testa a tutte le classifiche italiane dei libri più venduti.

 

Questa breve premessa mi serve per dire al lettore che è questa la “prospettiva critica” che ho utilizzato per scrivere la mia recensione sul “Saggio” di Faraone “Sottosopra”.

Davide Faraone e il suo Saggio:

Il libro è molto interessante perché di fatto rappresenta una sorta di “denuncia” pubblica e sincera dei misfatti che la Sicilia ha subìto negli ultimi quindici anni, come scrive Faraone ma, io direi dal dopoguerra in poi, quando abbiamo avuto si la libertà dal fascismo e dal nazismo, ma a carissimo prezzo: non siamo più padroni delle nostra isola perché l’abbiamo ceduta, senza colpo ferire, agli statunitensi che ci hanno sì liberato da una dittatura cinica e sanguinaria ma, e non dobbiamo certo ripercorrere qui la storia della nostra isola, dalle quali vicende contorte e ancora oggi segretate, abbiamo avuto un lascito mortifero e mortificante per la nostra isola.

Primo tra tutti il cosi tanto decantato Statuto Autonomo della Regione Siciliana, padre probabilmente di tutti i mali della Sicilia.

I risultati sono quelli che Faraone nel suo Saggio elenca benissimo, con precisione ed oggettività. È vero, come scrive Faraone, che le cose sono peggiorate irrimediabilmente ed irreversibilmente dal momento in cui è stata introdotta la legge dell’elezione diretta del Presidente della Regione Siciliana – e non del Governatore come erroneamente si ostinano a scrivere moltissimi giornalisti.

Una legge che nella realtà ha fatto fare alla Sicilia un salto indietro nel passato di circa 600 anni, portandola all’epoca del dominio borbonico, quando i Viceré di Sicilia rappresentavano i reggenti del governo del Regno di Sicilia facendo le veci del Re di Spagna: un periodo terribile, senza giustizia, senza leggi uguali per tutto il popolo, senza equità civile, dove chi comandava e decideva insindacabilmente ogni cosa per tutti era il solo Viceré, con i suoi più stretti e fidati collaboratori.

Questo modello di “dittatura” che durò per quasi 350 anni, dal 1412 al 1759, può essere ripercorso da un interessantissimo romanzo di Andrea Camilleri, “La rivoluzione della luna”, pubblicato nel 2013 dalla Sellerio Editore. Nel nostro caso, il racconto di Camilleri, potrebbe essere un’ottima metafora di com’è ridotta oggi la Sicilia dei Viceré-Governatori-Presidenti della Regione Siciliana.

Davide Faraone e il suo Saggio

Oggi in Sicilia, come scrive Faraone, con la legge che ha introdotto l’“Elezione diretta del Presidente della Regione Siciliana”, le cose sono notevolmente peggiorate, facendo fare un salto storico indietro al periodo borbonico dei Viceré di Sicilia.

Guarda caso, su tre Presidenti eletti da quando è stata introdotta la legge, due hanno avuto serissimi problemi con la giustizia per presunte o accertate collusioni con la mafia siciliana.

Faraone parla di una classe di alti burocrati della Regione Siciliana che negli ultimi quindici anni si sono limitati “a galleggiare e a mantenere lo status quo” delle cose.

Davide Faraone e il suo Saggio

In questo Faraone, probabilmente, è stato molto generoso nei confronti dei burocrati – alti e bassi – siciliani.

Certamente il suo ruolo istituzionale non gli consente, probabilmente, di scrivere chiaramente che la classe dei burocrati della Regione Siciliana è cronologicamente la più anziana d’Europa, con un’età media che supera abbondantemente i sessant’anni, e che è irreversibilmente affetta da due dei “mali” più disastrosi e “conservatori dello status quo” che qualsiasi burocrate del XXI secolo può malauguratamente portare dentro di sé: l’“analfabetismo informatico e tecnologico” e l’“analfabetismo idiomatico”!

Il primo male è chiaramente quello relativo alla scarsissima capacità di usare il computer con tutte le sue applicazioni e programmi più moderni e innovativi, che si succedono con una rapidità incredibile;

Il secondo male riguarda la conoscenza di una sola lingua, l’italiano. In un mondo che sta sempre più diventando poliglotta, dove la perfetta conoscenza dell’inglese scritto e parlato è condizione essenziale per fare bene il proprio lavoro in ogni ambito professionale, non solo in quello burocratico, conoscere la sola lingua italiana è escludente a priori da qualsiasi relazione istituzionale professionale di respiro europeo e internazionale.

È chiaro che una “squadra” composta da “giocatori” che non hanno le conoscenze professionali per fare in modo che la nostra regione possa essere competitiva a livello europeo e a livello internazionale è un grossissimo handicap di partenza che, nella realtà quotidiana è assolutamente incolmabile. Un esempio tra tutti? L’incapacità di spesa dei tantissimi miliardi di Euro della Comunità Europea destinati alla Sicilia: disimpegnati esclusivamente per l’incapacità di spesa, appunto, dell’alta classe burocratica della Regione Siciliana.

Faraone parla di un degrado diffuso in Sicilia, e ne fa un elenco veritiero e sconfortante, che il suo Saggio rappresenta con precisione e oggettività. Ma Faraone non si limita a scrivere questo, che è sotto gli occhi di tutti, ma scrive coraggiosamente che di questo degrado, di queste inefficienze e di queste occasioni perse per incapacità ed “analfabetismo” (come scrivevo prima), nessuno paga mai!

A dire il vero qualcuno che paga c’è, ma anche qui Faraone probabilmente ha voluto essere magnanimo. Chi paga davvero sono i cittadini siciliani, e pagano queste inefficienze burocratiche più che politiche, a carissimo prezzo. Inefficienze dovute alle incapacità di una classe dirigente che in qualsiasi altra regione del mondo occidentale verrebbe rimossa in un batter d’occhio: qui invece, come lo stesso Faraone scrive, questi “potenti” sono incollati alle loro poltrone, malgrado i risultati disastrosi del loro “lavoro” siano sotto gli occhi di tutti i cittadini siciliani.

Davide Faraone e il suo Saggio

Le idee di Faraone, per far ripartire la Sicilia, mettendola prima “sottosopra”, come scrive saggiamente, sono condivisibili al cento per cento. Nessuno potrebbe contestare nulla, neanche le modalità con cui propone soluzioni concrete ed efficaci. Da questo punto di vista il Saggio di Faraone è estremamente moderno, al passo coi tempi del XXI secolo, all’avanguardia internazionale per una regione, come la Sicilia, che vuole essere veramente protagonista della cultura, del commercio, del turismo, della ricerca, dell’agricoltura, dell’industria, delle nuove tecnologi, di idee innovative e realmente evolutive e di crescita economica e sociale di una regione come la Sicilia.

Penso, dopo averlo letto con molta attenzione, che il Saggio di Faraone sia assolutamente da leggere e, se è il caso, da rileggere perché estremamente veritiero e soddisfa chi “Ha Fame di Verità”.

Ma detto questo, mi avventuro, consapevole dei rischi intellettuali che corro, nello scrivere che non è la mafia il peggiore dei mali della Sicilia, ma la corruzione e la strettissima collusione tra potentati – tra i quali ovviamente anche la mafia – come coraggiosamente scrive Nino Di Matteo, nel suo bellissimo libro che ha visto la collaborazione di Salvo Palazzolo, dal titolo “Collusi”, dove scrive, appunto, che lui stesso, nella sua attività quotidiana di sostituto procuratore e di inquirente, più volte «è stato messo di fronte all’aspetto più subdolo ed insidioso del potere mafioso, e a quello meno nobile di una magistratura in cui a fianco degli onesti e dei coraggiosi convivono qualche colluso e tanti pavidi, più attenti ad evitare rischi e sovraesposizioni che a rendere veramente giustizia.»

A questo gravissimo “fenomeno”, descritto coraggiosamente da Nino Di Matteo nel suo libro, io aggiungo un’altra questione che in Sicilia rimane irrisolta da decadi e che non consentirà mai alle brillanti idee di Faraone di diventare realtà, di diventare Opere realizzate e visibili per il godimento dei cittadini siciliani.

Il problema irrisolvibile e più grave da affrontare è la classe burocratica siciliana alla quale, con la legge che cita Faraone, è stata affidata un potere immenso. Classe burocratica che non ha alcuna volontà, che non ha alcuna intenzione di cambiare nulla, di modificare lo “status quo” delle cose, come lo stesso Faraone sottolinea onestamente. Pertanto, la prima questione da affrontare per realizzare l’Opera bellissima descritta da Faraone nel suo interessante Saggio, è quella di fare in modo che la classe burocratica, di alti e bassi dirigenti siciliani, sia sostituita prima possibile da giovani trentenni – molti dei quali sono fuggiti all’estero usurpando alla Sicilia genialità e competenze – che hanno la cultura, la conoscenza, l’entusiasmo, la professionalità, l’esperienza per fare entrare in campo la Sicilia in una dimensione politica ed istituzionale realmente internazionale e non da piccoli provinciali di borgata quali siamo diventati oggi, adesso, noi siciliani e la nostra Regione Siciliana.

Ma mi rendo perfettamente conto che tutto ciò è irrealizzabile ed è mera finzione romanzesca!

Spero, invece, che non lo siano le idee che Faraone descrive nel suo bel Saggio, che mi permetto di consigliare a chi avrà letto queste poche righe.

Davide Faraone e il suo Saggio: “Sottosopra. Come rimettere la Sicilia sulle sue gambe”

 Link:

http://www.davidefaraone.it/ ;

http://www.donzelli.it/libro/9788868434939 ;

https://www.facebook.com/DavideFaraone/ ;

Davide Faraone – Pagina Twitter Ufficiale:

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https://it.wikipedia.org/wiki/Davide_Faraone ;

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 Andrea Giostra

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OPERAZIONE CONDOR – Il Volo di Laura

OPERAZIONE CONDOR - Il volo di Laura

OPERAZIONE CONDOR – Il Volo di Laura:

Questo è il nome del progetto culturale che il 25 Settembre, presso la Sala Stampa di Palazzo Montecitorio, è stato presentato allo scopo di mantenere sempre viva l’attenzione nei confronti della privazione dei fondamentali diritti umani.

L’Onorevole Marina Sereni, Vice Presidente del Parlamento, ha introdotto l’incontro sottolineando quanto le Istituzioni siano sempre schierate a fianco dei diritti umani ed ha ricordato che il processo chiamato “Plan Condor” si è concluso senza l’esito di giustizia e verità auspicato.

Questa opera teatrale conferma il continuo impegno istituzionale alla lotta per la tutela dei diritti umani.

Fernando Ayala, Ambasciatore della Repubblica del Cile, ha preso  la parola evidenziando il ruolo importante che l’Italia ha avuto nel portare alla luce, grazie al processo, gli orrendi crimini commessi contro moltissime persone per le loro idee.

L’arte ha un ruolo fondamentale – conclude Ayala – per non dimenticare i fatti accaduti”.

Liliana García Sosa, ideatrice del progetto, ha ringraziato tutti coloro che lo hanno reso possibile, unendo le forze per una “contro – operazione Condor della Cultura”, per recuperare la memoria attraverso l’arte, perchè un popolo deve ricordare ed essere cosciente delle tracce che ha lasciato.

Quest’opera – continua Liliana – ha il compito di diffondere ciò che è accaduto e che purtroppo continua ad accadere in America Latina”.

Giorgio Barberio Corsetti, Direttore Artistico di Fattore K., ha dichiarato: “Sono onorato e fiero di partecipare a questo lavoro. Ho assistito alle prove dello spettacolo, che trasmette una carica emotiva molto forte. Situazioni di perdita d’identità sulla scena diventano un profondo calarsi nell’animo umano, negli orrori e negli eroismi. Ma al di là di tutto, c’è un messaggio di speranza e un desiderio di vita che ci porta fuori da quegli abissi”.

Francesca Saracino, Coordinatore Scientifico degli Eventi Collaterali, ha esposto alcuni contenuti dei temi che verranno trattati durante gli eventi collaterali, tra cui: le indagini genetiche, che sono state risolutive ai fini del processo, la biologia forense, il tema della violenza a 360°, dove si toccherà anche l’argomento del femminicidio.

La messa in campo di strategie per la prevenzione dei crimini ha visto l’intervento di qualificati esponenti della Polizia di Stato.

In chiusura, Dora Salas, giornalista, vittima delle violenze delle dittature e membro di Familiares de Desaparecidos y Detenidos por Razones Politicas en Argentina e del CELS (Centro de Estudios Legales y Sociales), ha posto l’accento su due punti fondamentali emersi durante la conferenza:

  • la battaglia per i diritti umani non si può mai fermare;
  • il dovere di diffondere e raccontare le storie di coloro che sono stati brutalmente assassinati, dei desaparecidos e di quanti sono ancora vivi ma hanno subito il carcere, l’esilio e la privazione dei diritti politici e civili.

Dora Salas, illustrando la sua drammatica vicenda personale di quando, il 21 Dicembre 1977 è stata sequestrata e rinchiusa in un campo di concentramento a Buenos Aires, ha ribadito il dovere civile di diffondere le informazioni poichè – tutt’ora –  le sparizioni di esseri umani continuano  con la stessa metodologia di 40 anni fa.

In conclusione, l’Avvocato Fabio Maria Galiani, Difensore dell’Uruguay nel primo grado del processo “Piano Condor”, è intervenuto dando risalto a quest’opera di sensibilizzazione in un contesto molto particolare: l’appello verso la sentenza di 1° grado del processo di Roma contro alcuni civili e militari coinvolti nell’Operazione Condor.

La memoria deve fare un viaggio a ritroso alla ricerca di verità e giustizia, per bandire l’odio ed il progetto OPERAZIONE CONDOR – Il Volo di Laura ne è un importante strumento di conoscenza.

OPERAZIONE CONDOR - Il volo di Laura

Dopo il debutto al Teatro Marcello di Roma del 28 settembre 2017 seguiranno due repliche il 29 e 30 settembre, nell’ambito dell’Estate Romana ed in seguito lo spettacolo verrà rappresentato a Vitorchiano (VT) dal 12 al 15 ottobre 2017, nell’ambito del Festival Quartieri dell’Arte.

Ufficio Stampa: Alma Daddario & Nicoletta Chiorri

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Immagine della conferenza: Olimpia Nigris Cosattini