“Calma e sangue Freud”: anche gli psicanalisti entrano in “crisi”

Nella foto gli attori Ernesto Maria Ponte ed Erika Kamese

Nella foto gli attori Ernesto Maria Ponte ed Erika Kamese

“Sono in crisi”, “crisi familiare”, “crisi esistenziale”. La parola crisi, da diverso tempo, è uno dei primi vocaboli che troviamo regolarmente scritti sulle pagine del nostro diario personale e, forse, anche professionale. Crisi economica, crisi del lavoro, crisi familiari o personali. Tutti noi, sin dalla nostra nascita, abbiamo conosciuto i nostri periodi di crisi. Se andare nel pallone però è uno psicanalista, figura professionale che, come dice la parola stessa, analizza, studia accuratamente le problematiche altrui, allora possiamo dire che la crisi imperversa, non risparmiando proprio nessuno.

“Calma e sangue Freud”. Psicologia, psicanalisi e filosofia di alto livello in questa simpatica commedia teatrale, scritta da Ernesto Maria Ponte, Marco Pomar e Salvo Rinaudo. E’ la storia di vita della crisi profonda di uno psicanalista di mezza età che, all’improvviso, fa i conti con il suo “ego”, analizza la sua vita, tirando fuori dal cilindro personaggi buffi, strani, a tratti carismatici e imprevedibili, ma molto veritieri. Il protagonista è uno degli autori dello spettacolo, Ernesto Maria Ponte, che recita insieme ad una giovane, simpatica, bella e brava attrice, la siciliana Erika Kamese.

Nella seconda foto a sinistra, la giovane attrice siciliana, Erika Kamese

Nella seconda foto a sinistra, la giovane attrice siciliana, Erika Kamese

Quest’ultima, classe 1984, 31 anni, musica, cinema e teatro nel sangue, diverse le esperienze alle spalle, non solo teatrali. Anche significativi cortometraggi nel suo bagaglio professionale. “Calma e sangue Freud” ha aperto i battenti lo scorso fine novembre, al Teatro Agricantus di Palermo. Ora siamo giunti all’ultima settimana. Successivamente dovrebbero essere proposte alcune repliche: in scena ogni giovedì, venerdì e sabato a partire dalle 21,30 e la domenica alle 18,45, esattamente fino al prossimo 17 gennaio. Per chi non l’avesse ancora visto, humor, ironia, risate e, ovvio, spunti di riflessioni non mancheranno. Il tutto accompagnato da alcuni solitari monologhi sia di Maria Ponte che della Kamese. “Calma e sangue Freud”: ormai non ci sono dubbi….anche gli psicanalisti entrano in “crisi”.

Il Nuovo Faust

  

Intervista con l’autore Franco Salvatore Grasso

Buongiorno Franco e grazie per l’incontro odierno che ci consente di confrontarci sulla tua opera “Il nuovo Faust“.

Riassumo brevemente la storia che è ambientata in una fantastica cittadina siciliana, Jonica. Il racconto prende spunto dal romanzo di Goethe, Faust, e narra le vicende di un professore, Giovanni Fausto, che un giorno viene schiaffeggiato da una sua alunna, Margherita. Questo inaspettato gesto lo porta improvvisamente a riflettere sul significato della vita, a ripensare alle scelte fatte, alle occasioni perdute, innescando così una serie di situazioni in cui si intrecciano personaggi che ricordano i protagonisti del Faust di Goethe. La classica lotta del bene contro il male, la ragione contro la passione che ci conduce verso un finale a sorpresa del tutto inaspettato. Una narrazione veloce, un linguaggio immediato e semplice, privo di fronzoli ma efficace e descrittivo che riescono a rapire l’attenzione del lettore e rendono il romanzo una storia da leggere tutta d’un fiato.

Ricordo anche ai nostri lettori che l’opera è già stata premiata con la ristampa e questo – di per sé- fornisce quello che in termini editoriali specialistici è definito “Impact Factor” ; noi molto più modestamente diciamo che il libro di Franco ha suscitato interesse ed apprezzamenti inusuali trattandosi di opera prima.

Franco da quando hai scoperto di essere stato catturato dalla passione della scrittura?

  1. La passione della scrittura, anticipata dal mero racconto di storie e realizzato decisamente in modo dilettantistico tramite fumetti, fotoromanzi e fono romanzi, si è sviluppata nel tempo sin dal periodo scolastico presso il Cine TV ‘Rossellini’ nella facoltà di Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Questa ‘passione’ si concretizzava sperimentalmente nella realizzazione di tesine attraverso fantastici racconti a soggetto. Fra l’altro questo insolito modo di descrivere argomenti specifici delle svariate materie universitarie piacque ai docenti, in speciale modo al professore di ‘Religioni e Filosofie dell’India ed Estremo Oriente’. Nacque quindi in maniera del tutto naturale e consequenziale l’idea di scrivere un romanzo su alcune tematiche studiate ed approfondite all’Università.

Nel tuo libro “Il nuovo Faust” cosa hai cercato di trasmettere? Un messaggio? Un episodio della tua vita?

  • Nel mio libro ‘Il Nuovo Faust’ ho voluto trasmettere il concetto di quanto sia vano inseguire unicamente tutto ciò che è legato al nostro ego quale la fama, la posizione sociale e persino, nell’assurdo, la ricerca della conoscenza tralasciando invece gli autentici valori dei rapporti umani ma soprattutto trascurare un sentimento vitale quale è l’Amore.

Perché ti ha entusiasmato la figura di Faust?

  • Il Faust rappresenta colui che ha tentato di conoscere ogni scibile umano rimanendo però racchiuso nel proprio egoismo ma è Mefistofele quello che fa di tutto per avvisare del pericolo insito in ogni solipsismo: è colui che apparentemente volge al Male ma che, alla fine, conduce al Bene.

 

 

Cosa ti ha trasmesso?

  • Il personaggio del Faust, oltre al fascino che emana, mi ha comunicato la volontà per l’introspezione e la ricerca dei valori autentici della nostra vita: un autentico dialogo con noi stessi.

 

Sappiamo che è in fase di stampa la tua seconda opera dal titolo “Seraphitus-Seraphita” e sarà quindi disponibile a giorni:

Ci puoi fornire alcune anticipazioni?

  • Anche il personaggio di ‘Seraphitus – Seraphita’ tratto dall’opera di Honoré de Balzac in un certo senso, attraverso il mio romanzo, è un Faust particolare che segue per certi versi la realizzazione della propria perfezione attraverso l’Amore in un rapporto completo, totale.

Segue il genere del Faust?

  • Anche se il racconto è completamente differente da ‘Il nuovo Faust’ per fatti, personaggi, situazioni, passioni, esso è strettamente simile per la tematica legata alla ricerca dei veri valori dell’esistenza.

E’ una storia che si svolge nella tua amata terra di origine, la Sicilia, o hai voluto dare un ampio respiro geografico, politico, sociale?

  • L’ambiente è ancora una volta la Sicilia e nel racconto ci trasferiamo nel nord della Germania, a Magdeburg, nel land della Sassonia Anhalt nell’esaltante periodo della “Belle Epoque”. Siamo decisamente lontani dai fiordi norvegesi descritti nel ‘Seraphita’ di Balzac.

Sono sincero, ho letto alcuni brani in anteprima ed ho notato che sfiora anche aspetti storici ed affettivi.

Come sei riuscito a coniugare i diversi argomenti presenti nel libro?

  • È stato veramente difficile nonostante avessi da diversi anni idee chiare sul racconto; ho dovuto rivedere i singoli periodi storici ed approfondire lo studio  sugli usi di vita dei primi anni del ‘novecento’

 

Grazie Franco per il tempo che ci hai dedicato e non ci resta altro che augurarti in bocca al lupo.

Abbiamo strappato a Franco la promessa che ci incontreremo di nuovo dopo aver letto la sua nuova opera “Seraphitus-Seraphita

 

Miseria e nobiltà Teatro Parioli Roma

teatro parioli

In scena dal 17 dicembre al 10 gennaio, nel pittoresco Teatro Parioli di Roma, Luigi de Filippo, si esibisce in quello che può essere considerato un vero e proprio capolavoro del teatro comico italiano, ovvero Miseria e nobiltà, di Eduardo Scarpetta, con adattamento e regia di Luigi De Filippo. Continua a leggere

Almamegretta al Quirinetta Caffè

quirinetta caffè

Il 17 dicembre al Quirinetta Caffè, ex Teatro Quirinetta , via Marco Minghetti 5, a Roma, arrivano gli Almamegretta. La band, sempre innovativa e fuori dalle righe, pioniera del dub, metterà sul palcoscenico uno spettacolo vivo e pieno di passione come solo artisti del loro calibro sanno fare. Continua a leggere

La Danza Classica

…dalle origini

La danza è la prima espressione artistica del genere umano perché ha come mezzo di espressione il corpo.

Tutte le altre arti, infatti, prevedono l’uso di oggetti che fungono da strumenti  ad eccezione del canto che, così come la danza, si avvale di un solo strumento: il proprio corpo.

Alcuni frammenti di pietra incisa dimostrano che la danza ha origini antichissime ed infatti presso gli antichi Greci era presente in tutte le cerimonie di carattere sociale e religioso.

La danza accompagna la storia della civiltà umana a partire dall’epoca preistorica fino al consolidamento delle prime civiltà stanziali acquistando un ruolo rilevante soprattutto in Grecia.

Qui si svilupparono numerose tipologie di danza classificate dagli storici in tre categorie:

  • Danze guerriere;
  • Danze religiose;
  • Danze profane;

Fin dalle origini del teatro la danza ne fu parte integrante ed inscindibile costituendo uno dei suoi principali livelli espressivi ed elemento principale nei rituali religiosi. Nella Grecia antica le rappresentazioni teatrali erano momenti importanti di aggregazione della collettività ed erano indette dalle autorità politiche in occasione delle feste dedicate alle varie divinità.

Durante il Medioevo la danza, che in un primo periodo era praticata anche all’ interno degli edifici religiosi come rituale e accompagnamento dei canti, subì la condanna della autorità ecclesiastiche che vedevano nella sua esecuzione la lascività dei costumi dovuta ad una eccessiva ostentazione del corpo in movimento nonchè al tipo di comunicazione prettamente visiva; ciò  andava in profondo conflitto con la comunicazione orale dei predicatori.

La danza, quantunque osteggiata,  fu però sempre presente in occasioni di feste ed in breve tempo si diffuse anche presso le corti dei nobili.

Ma con una profonda differenza…

Eseguire salti, volteggi, capriole o comunque movimenti “acrobatici” era considerato un modo di danzare  poco aristocratico e villano per cui, i signori,  li sostituirono con gesti e movimenti composti, misurati ed eseguiti accompagnati da musiche lente ed armoniose.

Da questa considerazione nacque la fondamentale distinzione tra la nobile danza “bassa” e la volgare danza “alta”.

Nella prima i piedi strisciavano morbidamente a terra e i passi erano piuttosto lenti, misurati mentre, nella seconda, vi era una totale libertà di movimento ed era consentito saltare più in alto e muoversi con maggiore velocità secondo l’arbitrio del danzatore.

Questo concetto fu applicato per tutto il Medioevo e il professionista dello spettacolo medievale fu il giullare di corte  che spesso intratteneva anche il pubblico esterno al castello con balli  in occasione delle feste nei villaggi.
Solo nel Rinascimento si cominciò a codificare i passi che contraddistinsero le singole danze.

Durante questo periodo, soprattutto in Italia e in Francia, si affermò nelle corti principesche la figura del maestro di ballo, non più giullare, che conferì prestigio a feste e cerimonie diventando una figura importante ed insostituibile.

Le danze più in voga furono solitamente di origine italiana o francese, tra le prime ricordiamo: lapavana (lenta) e il saltarello (veloce); tra le seconde la gavotta (moderata) e  la bourré(veloce).

Prossimamente parleremo della Danza nel seicento e nel settecento