Lady Lu Ye

Lady Lu Ye

Lady Lu Ye, Ambasciatrice della Via della seta della Cina, Soprano e Attrice, Diva del mondo della lirica cinese e internazionale.

Ho incontrato Lady Lu Ye sul lago di Como, dove passa i suoi periodi di riposo lontano dalla frenesia della sua arte frenetica e instancabile. Lady Lu Ye è un Soprano di fama internazionale, Attrice di origini cinesi, ma cittadina del mondo dall’età di vent’anni, ambasciatrice della cultura italiana nel mondo, ha calcato i palchi dei Teatri più prestigiosi e importanti del pianeta ricevendo critiche sempre entusiaste che ne hanno fatto una vera Diva, e che ha portato “Le Press” a definire la sua canorità “Voce d’Angelo, magica…”. L’anno scorso, il 2016, il Governo Cinese le ha conferito il prestigioso titolo di “Ambasciatrice della Via della seta per il ventesimo secolo” e rappresenta in occidente, ed in Italia in particolare, i brand delle cento multinazionali più ricche e più importanti della Cina; è stata candidata dalla stampa e dal mondo culturale cinese al titolo di “Personalità più influente della Cina per il 2016”. Nei Paesi nei quali ha lavorato è stata insignita da decine di premi e di riconoscimenti alla carriera. È la prima Artista cinese ad essersi esibita presso la Santa Sede nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, il 20 dicembre 2013, in occasione del compleanno di Papa Francesco.

Ladu Yu Ye

È stata la prima cantante cinese ad aver interpretato l’inno Canadese in occasione della finale nazionale di Hockey sul ghiaccio, gli Hockey Game 2014, al National Anthem “O Canada ” in Montreal Bell Centre, nella finale tra il Montreal Canadiens e il New York Rangers del 12 aprile 2014.

Lady Lu Ye all’età di 21 anni si diploma in musica in Cina presso la Hangzhou Academy of Music, per poi continuare gli studi in Italia dove perfeziona la tecnica vocale e l’interpretazione studiando con il tenore Renato Sabatini e il mezzosoprano spagnola Carmen Gonzales. Negli U.S.A. approfondisce i suoi studi sul Cinema con maestri quali Warren Robertson e Tom Todoroff. In Italia lavora con grandi maestri tra i quali Pupi Avati e Giorgio Albertazzi. Nella sua carriera di Attrice ha lavorato in produzioni hollywoodiane, canadesi, cinesi e italiane. Vanta tantissime apparizioni televisive nei più importanti net-work del mondo. Recentemente è stata ospite speciale della prestigiosa “The Actors Studio” di N.Y.C., della quale sono soci le più importati stelle hollywoodiane della settima arte.

Benvenuta Lady Lu Ye, e grazie per aver accettato il mio invito per fare questa intervista, questa chiacchierata sulla tua professione, sulla tua arte e sul tuo prestigiosissimo ruolo di Ambasciatrice della Via della seta del Governo cinese.

In Italia sei già molto conosciuta negli ambienti dell’arte, della cultura, del cinema, della musica lirica in particolare. La gente comune ha però bisogno di una tua presentazione, al di là di quello che abbiamo detto nell’introduzione, sulla tua brillante carriera di artista e di donna di cultura. Ecco Lu, come ti presenteresti ai nostri lettori? Chi è la Donna-Lady Lu Ye?

“Grazie a te per il tuo gentile invito per questa intervista che ho accettato con grande piacere. Grazie di essere venuto a trovarmi sullo splendido e incantevole lago di Como dove ho scelto di passare magnificamente i miei periodi di riposo e di studio, lontano dal mio lavoro spesso frenetico che mi porta, anche se con piacere, in giro per tutto il modo. Il tuo Paese è bellissimo e colgo subito l’occasione per ringraziare l’Italia e i tanti amici italiani che ho conosciuto dall’età di vent’anni quando mi sono trasferita qui, lasciando la Cina, per studiare e imparare la vostra arte musicale e l’arte del canto lirico. Sono stata accolta con grandissima ospitalità e con sincero affetto, e di tutto questo vi sono molto grata. L’Italia per me è il mio secondo paese, dove vivo benissimo quei pochi periodi che riesco a farlo.

Vado alla tua prima domanda.

Io sono semplice, una donna che ama vivere, una persona con una grande passione per la vita. Per diventare davvero degli artisti bisogna prima aver vissuto la propria vita, bisogna avere passione per la vita, senza tutto questo non si può diventare artisti. Bisogna prima di tutto essere degli esseri umani che vivono la loro vita nella quotidianità. Quello che faccio io è di vivere la mia vita con intensità, ogni giorno, facendo il mio lavoro, trasmettendo e condividendo la gioia per la vita, con i miei amici, con i miei colleghi artisti, con tutto il mondo che incontro quando viaggio e quando faccio i miei concerti. Mi piacciono le cose semplici e cerco sempre di semplificare le cose complicate. Sono una donna curiosa e questa curiosità mi porta ad imparare cose nuove ogni giorno, a fare nuove esperienze, a conoscere persone diverse, culture differenti. So bene di essere una donna che ha dei privilegi perché il mio lavoro mi porta spesso in giro per il mondo ma lo faccio con un grande interesse e con una grande curiosità, quella di imparare ogni giorno della mia vita cose nuove, cose sconosciute, cose belle.

So bene che nella vita capita di vivere anche momenti di sconforto, di sofferenza, di delusione, di dolore. Se una persona ha vissuto una vita facile non potrà mai capire cos’è la sofferenza, cosa significa sopravvivere, qual è il sapore della vittoria, del riscatto, dell’avercela fatta da soli. È dalla sofferenza che si impara. È dai fallimenti che ci si rialza e si riprende il cammino più forti e più consapevoli delle proprie capacità di prima. Se non accade tutto questo, se una persona cresce in una vita felice e spensierata, gli mancherà lo spirito dell’esser umano, della vita vissuta. Puoi essere anche una grande persona, ma se non riesci ad andare avanti nei momenti difficili, quando cadi e poi ti rialzi qualsiasi cosa sia accaduta, allora non sarai mai una persona completa che ha la possibilità di apprezzare il bello che ti offre la vita. Anche quando ti ritrovi in situazioni che per te sono le più difficili al mondo devi recuperare la forza di rialzarti, di andare avanti, di riprendere il tuo cammino che si è temporaneamente interrotto con una caduta improvvisa, forse rovinosa, ma che certamente, se lo sai cogliere, ti avrà insegnato qualcosa. Questo è lo spirito che bisogna avere. Che io ho. E tutto questo per me è più importate di tantissime altre cose.

Io ho vissuto in tanti Paesi. In luoghi con culture diverse, con mentalità diverse, con valori diversi. Ho sempre accolto tutte queste cose nella mia mente, nella mia vita, nel mio modo di pensare che doveva modificarsi per capire dove ero e come dovevo integrarmi con la gente di quel Paese. Ricevo dentro di me tutte queste informazioni, e le assimilo, le introietto, le digerisco, le faccio mie insomma. La mia testa diventa una fabbrica con sempre più materiale su cui lavorare, da elaborare, con più informazioni che devo gestire. Ed è per questo che mi sento ogni giorno più ricca umanamente, spiritualmente, culturalmente.

L’altra volta dicevo ad una mia amica che io non ho avuto mai paura di annoiarmi. Non credo di essermi mai annoiata. Anche quando sarò vecchia, manterrò la mia curiosità per il mondo, per la conoscenza, per le persone. Ho una grande curiosità che cerco di soddisfare. Io lo so, non sarò mai una donna annoiata. Nonostante la vita che spesso è dura, difficile, che dà delusioni, dolore. Ma penso che se la vita fosse semplice, fosse senza difficoltà, forse sarebbe meno interessante di quello che è nella realtà.

Io sono una persona semplice. Voglio vivere una vita normale. Non sono mai stata fissate su certe idee. Ho capito che per risolvere anche i problemi della vita più complessi, bisogna essere caparbi, non abbattersi mai, essere tenaci per trovare la soluzione che se non ti arrendi arriverà. Arriverà con la tua tenacia, con la tua volontà, con il credere nelle tue possibilità e nella tua forza interiore.

Penso sempre che se riconosco che una cosa non è essenziale ed è difficile averla, allora lascio perdere e vado avanti per la mia strada, per un’altra strada, seguendo i miei obiettivi, le mie passioni. Vado avanti con altre idee.

Mi piacerebbe vivere una vita nel modo più semplice possibile. Non faccio mai tante storie con le cose che non sono essenziali per la mia vita, per il mio benessere, per il mio essere donna, per il mio essere un “essere umano”. Cerco di trasformare le cose complicate in semplici. Forse una soluzione per stare meglio potrebbe essere questa. Non lo so. Per me lo è di certo.”

Lady Lu Ye

WOW , Lu, ma questa non è una risposta! È una saggia lezione di vita! Ti confesso che condivido totalmente quello che hai detto. Il tuo, secondo me, è il miglior approccio per affrontare la quotidianità della vita con le sue gioie e i suoi dolori, e cercare di raggiungere gli obiettivi che ci costringono le nostre passioni.

Andiamo avanti.

Ti ricordi che età avevi quando hai scoperto la tua passione per l’Arte, per la Musica, per il Canto, per la Lirica, per la Recitazione?

“già all’età di 3 anni mi piaceva cantare. Potevo cantare un’Opera di Pechino intera quando avevo 5 anni. A 9 anni, quando la gente mi chiedeva cosa volessi diventare quando sarei stata grande, rispondevo: «Voglio essere un’Artista», invece di rispondere: «Voglio diventare una cantante, una attrice, una pittrice, una architetto come i miei, etc…». Una cosa buffa …! Vado sempre pazza per il cinema, però ho cominciato a studiare seriamente la recitazione solo alla fine dei anni ’90. La Lirica mi ha appassionato solo dopo un po’ di anni che cantavo già con grande successo in Cina musica pop riempiendo gli stati ed avendo tantissimi fan. È con il successo cinese che ho capito che avrei voluto fare altro. Cantare sì. Ma la musica lirica. Quella europea, quella italiana.”

 Lu, oggi sei una Donna e un’Artista molto apprezzata. In Italia ti vengono riconosciute tantissime qualità professionali, artistiche ma soprattutto umane. L’élite culturale italiana ti ha riconosciuto tantissimi meriti e ti ha gratificato con tantissimi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali.

Cosa pensi di tutte le cose belle che dicono di te?

“Ti ringrazio per la domanda e ringrazio il mio pubblico con tutto il cuore. Mi stimano così tanto, soprattutto in Italia. Qui mi fanno battere il cuore sempre. L’Italia è il Paese dove ho sempre vissuto le più belle e le più forti emozioni. L’Italia è anche il Paese dove ho ricevuto tantissime sensazioni che mi hanno aperto il cuore, tantissimi onori ufficiali. Posso solo dire che cerco di fare del mio meglio in tutti campi, come essere umano, come madre, come donna, come artista.”

Tu, Lu, sei una donna famosissima in Cina. La stampa del tuo paese di origine ti ha candidata al titolo di “Personalità più influente della Cina per l’anno 2016”. Se noi italiani immaginiamo un paese con più di un miliardo di persone, uscire dalla massa come hai fatto tu in un oceano di popolazioni, è un onore e un evento magico, incredibile e fantastico insieme. Come ci si sente nell’esser consapevoli che un miliardo di persone sanno chi sei, conoscono il tuo nome, conoscono la tua storia di artista, conoscono il potere culturale che hai maturato in tutti questi anni di professione e di arte prima in Cina e poi in tutto il mondo? Come ci si sente ad essere stati individuati da una parte importante del tuo paese di origine come la candidata a rivestire il ruolo di personalità più influente della Cina in un Paese dove oggi la finanza, l’imprenditoria e l’economia la fanno da padrona? Dove una parte del Paese che conta, quello dell’informazione e della cultura, ha scelto te come candidata per questo riconoscimento straordinariamente importante?

“Io sono onorata e molto riconoscente al mio Paese. Sono orgogliosa di essere cinese e di questi riconoscimenti. Sono fiera di rivestire questi ruoli e lo faccio con grande passione e con grande dedizione. Non mi risparmio mai un secondo e il mio obiettivo è trasmettere nei bambini e nei giovani cinesi la cultura, l’arte, la musica. È questo quello che cercherò di fare ancora di più, con ancora più determinazione, con l’appoggio e la collaborazione di tutte le istituzioni, le società, le associazioni del mio Paese che mi hanno individuato come una persona che può portare avanti questi obiettivi così importanti per un popolo, per una civiltà, per una convivenza che sia civile e rispettosa di tutti.

Io sono già pronta per fare tutto questo. Quando saranno pronti per far partire tutti i progetti dei quali abbiamo già discusso, che riguardano la cultura, la musica e l’arte, io sarò pronta. Già ho iniziato a lavorare per raggiungere questi obiettivi. Realizzare progetti culturali vuol dire anche realizzare progetti economici. Le due cose non sono scisse come sembra. La cultura e l’economia vanno collegate insieme, vanno legate l’una all’altra. Se non stai bene economicamente, se non sei autosufficiente, se vivi in continua preoccupazione per il domani, allora non puoi apprezzare la cultura, non puoi gustare l’arte, non puoi dedicarti alla musica.

I riconoscimenti che ho ricevuto in Cina, per me sono molto importanti, sono dei simboli, un impegno alla mia responsabilità, un ruolo che mi costringe a restituire quello che ho imparato in tanti anni di professione artistica alla mia gente, al mio popolo, al mio Paese. E tutto questo lo faccio e lo farò con grande senso di responsabilità e con grande umiltà. È questo il messaggio che ho lanciato a tutte le organizzazioni cinesi che vogliono che porti avanti questi progetti. E ho anche pensato ad un canale, una “via della seta” che dall’Italia porta alla Cina e dalla Cina porta all’Italia. Come fece Marco Polo. Io vorrei creare degli scambi culturali, d’arte, musicali, di bellezza insomma. Progetti italiani che portino in Cina la cultura, l’arte, la bellezza del vostro meraviglioso Paese che ho amato da sempre e che mi ha dato tanto. E anche in questo senso che vorrei restituire la generosità che ho ricevuto dall’Italia, dalla sua gente, da quando ventenne sono arrivata sola e ancora disorientata. Ma anche un canale che faccia conoscere la cultura cinese, l’arte cinese, la musica cinese, la bellezza cinese all’Italia e agli italiani. È questo quello che vorrei realizzare. Lo so che non è facile. Ma nulla è facile nella vita, e non è per quello che ci dobbiamo arrendere.

Non penso di essere una delle persone più influenti della Cina. Sono semmai una donna, un’artista, una figura internazionale che rappresenta la Cina nel mondo attraverso la sua arte. Son un’artista cinese prima e internazionale poi. E in questo senso sono consapevole di portare l’immagine della Cina in tutto il mondo. Forse per questo ho ricevuto la nomina per questo titolo. Ma l’aver ricevuto la nomina alla candidatura ti fa assumere una visibilità straordinaria e ti dà una responsabilità ancora più grande. Sono stata candidata, ma non ho vinto. È chiaro che in Cina è molto più facile che vinca un grande imprenditore, un grande finanziere, un grande banchiere. Una personalità che investe i suoi soldi nel creare un ospedale, nel creare un campus universitario, nel realizzare una città che faccia vivere meglio le persone. Sono cose molto più visibili della cultura. Sono cose molto importanti, è chiaro. Sono opere che fanno stare meglio il mio popolo e meritano tutto il riconoscimento del mio Paese. Resta il fatto che per me è molto bello essere stata la prima donna della cultura ad aver ricevuto questa candidatura. E già questo è un fatto straordinario che vuol dire che il mio Paese ha ben chiaro qual è l’importante ruolo che riveste l’arte e la cultura nella Cina e nel mondo intero. Io sono consapevole di tutto questo. Ed è per questo che il mio orgoglio è ancora più grande. Ed è per questo che la mia gratitudine per il mio Paese è ancora più grande di quanto non lo fosse già prima.

Per quel che riguarda la via della seta, è un concetto che ha voluto l’attuale Presidente della Cina Xi Jinping, proprio per sviluppare l’economia e la cultura cinese nel mondo. Ci sono diverse sezioni, è chiaro. Io sono stata nominata Ambasciatrice della Via della seta per il ventesimo secolo per i migliori cento brand cinesi. Dovrò occuparmi di portare in giro per il mondo e far conoscere i migliori cento marchi cinesi. Tra queste cento la più ricca e la più importate multinazionale cinese, che ho l’onore di rappresentare nel mondo, è Alibaba. L’assemblea di consegna ufficiale della mia nomina è avvenuta in Italia, a Napoli.

E tutto questo mi ha reso ancora più felice. Ricevere un così importante riconoscimento dalla Cina ma in Italia, un Paese al quale la Cina è da sempre molto legato, è stato bellissimo.”

È stupefacente quello che tu mi racconti Lu. Mi parli di cose straordinarie, ma con una naturalezza ed una umiltà disarmanti. Come se stessi raccontando di essere appena andare a fare la spesa al supermercato, con la stessa semplicità, con la stessa naturalezza. Ma con una potenza umana che ne confermano la grandezza. Nessun grande della terra ha mai detto in vita di esser un grande. Lo hanno fatto gli altri, lo hanno detto gli altri. Chi dice di esser un grande, già solo per il fatto di dirlo, vuol dire che non lo è proprio. È come scusarsi per accusarsi della propria pochezza. In dialetto siciliano c’è un bellissimo detto millenario, ripreso sicuramente dall’antica Grecia che recita così “cu’ si scusa s’accusa” (chi si scusa si accusa). Da questa prospettiva tu sei una grande personalità che pur consapevole delle tue qualità e del tuo successo vivi tutto con la normalità di una persona semplice, quale ovviamente non sei per il tuo talento e per il successo che hai avuto in tutto il mondo.

Oggi tu conosci benissimo il mondo dello spettacolo, il mondo dell’arte, il mondo della musica e della cultura. Ci sono moltissime ragazze al mondo, ma credo anche in Cina, che vorrebbero intraprendere questa professione piena di insidie e di pericolo, ma al contempo estremamente affascinante. Tu, Lu, alla luce della tua solida esperienza, cosa diresti di questo mondo se volessi mettere in guardia da qualcosa le ragazze che hanno questa ambizione, questa passione? E da cosa principalmente? 

 “Principalmente devono possedere la passione per quello che fanno. Una volta che hanno deciso di fare quello che vogliono nel mondo dell’Arte, allora possono sentirsi felici di poter seguire il proprio sogno. Poi devono avere fiducia in loro stessi, ascoltare il loro cuore e seguire la loro strada con tenacità e determinazione.”

Scorrendo la tua carriera artistica, se volessi cancellare qualcuna delle tue esperienze passate, cosa cancelleresti?

“Quando io ho cominciato ad andare in giro per fare audizioni, per esempio al conservatorio di Pechino, i miei genitori erano i primi a mettersi contro questo mio sogno. Anche quando andavo per fare Danza nella mia scuola media o al liceo, mi sarebbe piaciuto tantissimo avere i miei genitori che mi seguivano, che ascoltavano con più sensibilità la mia volontà, la volontà dei giovani figli in genere. È molto importante, quando si è giovanissimi, che i propri genitori si prendano più tempo per capire e scoprire le capacità, il talento, la passione dei propri figli. Poi è molto importante sostenere i figli, aiutarli e guidarli verso la loro strada. Solo così questi ragazzi avranno più forza e più determinazione, essendo consapevoli del conforto morale, dell’incoraggiamento e della forza … «Perdonami Papà…» (Lu abbassa lo sguardo per un attimo) … che viene trasmessa loro dai propri genitori. Io capisco benissimo i genitori. Vogliono soltanto il bene ed il meglio per i propri figli. Però è anche vero che non è giusto traferire sui propri figli i loro sogni di ragazzi, nel mio caso quello di diventare una grande architetto, come sono i miei genitori. Io ho sempre avuto dei sogni artistici, ed è quelli che ho seguito con tutte le mie forze, sempre.

Molti artisti, lo saprai di certo, soprattutto quelli hollywoodiani, amano dire «to become a great artist you have to choose: either work or love!» (per diventare una grandissima artista devi scegliere: o il lavoro o l’amore). Pensi che i grandi attori americani, vincitori di Oscar e Golden Globe, che hanno fatto questa scelta di vita, abbiano torto o ragione? Qual è il tuo pensiero in merito?

“Sicuramente è molto difficile gestire entrambe le cose. Soprattutto è molto difficile trovare un compagno, una persona che condivide con te la tua vita e che ti stia accanto, che riesca a capirti fino in fondo per quello che fai come Artista, che non ti ostacoli o che non ti faccia sentire in colpa. Un uomo che ti rispetti per quello che fai, che ti apprezzi e che ti ammiri per le Opere che realizzi e per i successi che ottieni. Trovare un uomo così è molto ma molto difficile! Mi ricordo ancora benissimo,  perché rimasi shockata per quello che sentii dire quando seguii il “Master Class” di Warren Robertson. La prima cosa che disse all’inizio del suo “Master Class” fu proprio quello che hai ricordato tu nella tua domanda: «Dovete fare una scelta secca: fare la Donna, fare la Mamma, o fare l’Artista». Ad Hollywood di casi di questo tipo, ambigui se vogliamo, ne ho visti tanti. Sicuramente se vuoi diventare una Big Star, la scelta non è più una scelta libera, ma diventa una scelta obbligata, forzata, che devi fare per forza di cose.”

Hai mai avuto la tentazione durante la tua carriera di mollare tutto e dedicarti ad un’altra attività?

“Sì, mi è capitato due volte. La prima volta è successo perché ero ancora troppo giovane per capire e per saper apprezzare tutto ciò che avevo avuto nella mia vita artistica. Avevo lasciato tutto per andare nel Paese del mio sogno artistico di adolescente, l’Italia, per studiare economia e finanza, per cambiare completamente la mia carriera, per diventare una business-woman. Invece qui ho trovato la mia strada di artista nel mondo della lirica. Forse sono venuta in Italia per quel mio sogno. Chi lo sa? Qui in Italia ho conosciuto grandissimi maestri che mi hanno insegnato a diventare quella che sono oggi. Da loro ho imparato tantissimo.

La seconda volta, invece, ho mollato tutto per seguire il mio amore, ho lasciato il Paese del mio cuore, l’Italia, la mia carriera artistica e i miei cari amici, per andare col mio amore di allora in un Paese dove fa talmente freddo d’inverno che non si può capire. Delle volte la temperatura arrivava anche a 45 gradi sottozero. L’inverno era lungo 6 mesi. È un Paese dove si parla prima Francese poi Inglese, ed io non conoscevo il francese, parlavo malissimo l’inglese, quindi ho dovuto imparare in fretta. Sono stata e sono capace di superare tutte le difficoltà, però il freddo, per una persona del sud come me, non sono riuscita, non potevo sopportarlo per il resto della mia vita.”

Come ti vedi oggi Lu, proprio alla luce di tutte le esperienze artistiche e di vita che ci hai raccontato, di tutti i successi internazionali che hai conquistato, degli errori che hai commesso ma che ti hanno insegnato tanto e ti hanno fatto diventare la splendida persone che sei oggi, così brillante e sicura di sé. Ecco, com’è Lady Lu Ye oggi?

Lady Lu Ye

“Devo dire che mi considero una persona molto fortunata. Nonostante nella vita abbia sofferto moltissimo. Ho sofferto per le scelte sbagliate che ho fatto. Ma tutto sommato mi ritengo una persona fortunata. Sono consapevole di possedere una grande ricchezza fatta da tutte le esperienze della mia vita. Belle e brutte insieme. Tutte esperienze che mi hanno segnato, che mi hanno fatto crescere e che mi hanno reso la donna che sono oggi, con le mie sicurezze, con le mie insicurezze e con la conoscenza che ho di me stessa per affrontare la vita e viverla intensamente e con passione. Ho vissuto in tanti Paesi diversi e la prima cosa che ho fatto ogni volta che sono arrivata in un nuovo Paese è stato imparare la lingua di quel posto. Imparare un’altra lingua. Dante ha detto che la lingua è importante come il buon cavallo per il cavaliere … La lingua è la chiave di tutto. La lingua è la chiave per aprire una nuova porta e conoscere un mondo nuovo. È una porta che conduce alla conoscenza, ad avvicinarsi ad un altro popolo, ad un’altra cultura, ad altre tradizioni, a un nuovo modo di esprimersi, di imparare e di raccontarsi. Certe volte dico a me stessa: “adesso vado ad ascoltare un’opera, la presentazione di un libro di filosofia, un saggio sull’arte” … e mi dico … “ma come sono fortunata!”. Se non conoscessi questa lingua non potrei andare ad ascoltare queste parole, non potrei assistere ad un’opera nuova nella lingua del Paese ospitante. Posso capire tutto quello che dicono. E questo è proprio un livello di spiritualità della mente, della vita, della passione per la bellezza. È un modo per nutrirmi di cultura, di conoscenza, di sapere nuovo. Se non conoscessi tutte le lingue che ho imparato non potrei avere questi privilegi. Tutto questo è una cosa veramente fantastica. Alle volte mi dico che se non avessi lasciato a vent’anni la Cina non avrei mai vissuto tutte queste esperienze. Non avrei mai imparato l’italiano, l’inglese, il francese, il tedesco ci ho provato ma è molto difficile (sorride Lu!). Nonostante in Cina si studi l’inglese fin dalle scuole medie, e poi al liceo e infine all’università. Ma non è la stessa cosa. Impariamo un sacco di cose ma poi non sappiamo dire buon giorno, come stai, cosa fai. Non sappiamo come si usa la lingua nella quotidianità. Tutto questo non si trova sui libri. Tutto questo per me è una grande ricchezza. Mi piace molto comunicare, chiacchierare con la gente. Più la gente è diversa da me, più la mia curiosità cresce. Mi affascina. Mi attrae. Voglio conoscere quella persona nuova. Come visitare un nuovo pianeta, un nuovo Paese. E tutto questo mi porta a imparare e a conoscere sempre più a fondo quella lingua. Se non conoscessi le lingue tutto questo non potrei farlo. Con un interprete non puoi fare nulla. Ogni cultura ha la propria bellezza, la propria forza. Io cerco di carpire tutto e poi scelgo quello che mi fa stare meglio, quello che mi fa essere una persona migliore, un’artista migliore. Come quando una persona è ammalata e deve scegliere la medicina migliore per guarire più in fretta. Io preferisco le medicine naturali. Le medicine cinesi fanno parte di questa cultura.

In tutti i Paesi nei quali ho vissuto, ho sempre scelto quello che ho ritenuto fosse migliore per me. E questa è un’altra ricchezza. Quella di potere scegliere. Se non sai quello che ti circonda, non puoi scegliere, ti devi accontentare di quello che hai davanti, di quello che ti danno gli altri. In Cina c’è un vecchio racconto, quello di una rana sta dentro ad un pozzo profondo e dal fosso vede solo una parte del cielo. La rana crede che tutto il cielo sia quello che vede dal fondo del suo pozzo. Non sa che fuori dal pozzo c’è tantissimo altro cielo. Il detto cinese è questo: “I no naka no kawazu, taikai wo shirazu (井の中の蛙、大海を知らず – una rana in un pozzo non può concepire l’oceano).

Io penso che vita sia come un viaggio. Ogni viaggio è una poesia, un’avventura che ti fa arricchire dentro. Non solo fisicamente, ma anche mentalmente e spiritualmente. Nella mia situazione, che sono nata e cresciuta in Cina, che sono stata educata con la cultura cinese, quando sono arrivata in Italia ho visto subito che il valore della famiglia era simile al nostro. L’Italia, voi non lo sapete, ma è un Paese molto vicino alla cultura cinese, al senso della famiglia, dei figli, dell’amicizia, dell’accoglienza, della semplicità. Poi ho vissuto in nord America, in Canada, a Montreal. Una parte della cultura è inglese, una francese. Un misto. E anche lì ho scelto.

Quando torno in Cina tutti i miei amici, la mia famiglia, mi dicono che se fossi rimasta in Cina oggi sarei un’artista ancora più famosa e soprattutto più ricca. Io non la penso così. Forse in Cina sarei una persona più conosciuta. Certamente non avrei tutta la ricchezza di vita che mi porto dentro e che, come ti dicevo, ho costruito giorno dopo giorno da quando ho lasciato il mio Paese, la Cina.

Nella mia vita ho fatto tanti sbagli. In questa fase della mia vita ho imparato ad accettare gli errori che ho commesso. Ho imparato ad accettare me stessa per come sono adesso. Sono quella che sono proprio alla luce degli errori che ho commesso e che mi hanno insegnato molto più dei successi che ho avuto. Non sarei la Lu che sono oggi, altrimenti. Accettare tutti gli errori che ho fatto è stato difficilissimo per me. Sono stata fissata per tanto tempo sui problemi che incontravo e mi dicevo “o questo o quello”. Oggi capisco che bisogna andare sempre avanti per la propria strada e imparare dagli errori commessi. Tutto questo mi ha reso più saggia. Faccio sempre il confronto con lo sport. Se ti alleni con un sacchetto di sabbia addosso, con una zavorra, quando la toglierai sarai più leggero e sarai più veloce, più forte, più resistente. Conosco persone che hanno commesso tanti sbagli nella loro vita ma non imparano mai nulla. Continuano a commettere gli stessi errori. Ecco, questo non va bene. L’importante è imparare a conoscersi e a soddisfare i propri bisogni. Non bisogna accontentare la gente che vorrebbe per te questo o quello. Sono io la prima persona della quale devo prendermi cura e devo rendere felice, all’interno dei miei valori e di quello che amo della vita. Tutto questo oggi lo vedo molto interessante per me. Oggi mi fido molto del mio istinto, delle sensazioni che provo di fronte ad un evento nuovo, ad una persona che ho appena conosciuto. Ecco, questa è un’altra cosa che ho imparato: fidarmi del mio istinto, come se fosse un sesto senso. Penso che ognuno di noi dovrebbe imparare ad ascoltare il proprio istinto, a riconoscere i suoi messaggi, a seguire i suoi consigli.

Non è importante diventare il numero uno, il migliore al mondo. L’importate per me è lavorare e crescere per diventare una persona sempre migliore rispetto a me sé stessa, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Una persona che diventa protagonista con le proprie capacità. È naturale che tutti vorremmo un fiore unico, ma è anche vero che un fiore senza petali non sarà mai un bel fiore.”

Hai parlato di scelte, Lu, ma sai bene che ogni scelta è insieme tante rinunce. È come quando arrivi in prossimità di un bivio e trovi una segnaletica che ti indica con tante frecce che vanno in tante direzioni. Sei obbligata a sceglierne solo una, una sola via da seguire. Nello stesso momento in cui hai scelto quella via hai rinunciato a tutte le altre possibilità. Cosa pensi di questa sorta di sliding doors della vita?

“Rinunciare a qualcosa per me non è necessariamente una cosa negativa. Magari quello a cui ho rinunciato non era la cosa che andava bene per me. Forse era una cosa inutile alla mia vita. Rinunciare è secondo me qualcosa di positivo. Se non chiudi una porta non ne potrai mai aprire un’altra. Devo però ammettere che la tua domanda, Andrea, è molto interessante. Può anche essere che una cosa ti piace, ma questo non vuol dire che sia una cosa che ti porti bene, che faccia bene alla tua vita, che ti faccia migliorare e crescere. Se sei una persona diabetica e ti piacciono i dolci, questo non vuol dire che ti facciano bene quando li mangi. Qualsiasi scelta tu faccia devi esser consapevole del rischio che stai per correre. È un rischio che bisogna correre. Quando fai una scelta sbagliata e ti rendi conto che hai sbagliato, allora devi cambiare subito direzione. È questo che è più importante.”

 Lu, se adesso due bambini di dieci anni si avvicinassero a noi e ti chiedessero cos’è l’Arte, tu cosa risponderesti loro per farglielo capire?

L’arte è la bellezza al suo massimo livello spirituale e proviene dalla natura. Non so se queste parole potranno essere difficili per un bambino di dieci anni. Per me tutte le cose che vediamo belle sono arte, è l’arte della natura. L’arte è la massima espressione della bellezza creata dall’uomo e viene dalla vita spirituale.”

Il tuo ruolo quale Ambasciatrice della Via della seta per la Cina, è anche quello di promuovere la cultura nel tuo Paese. A questo proposito voglio chiederti cos’è per te la cultura? Cosa definiresti cultura, e come pensi di diffonderla e trasmetterla con le attività che intendi realizzare in Cina?

Lady Lu Ye

“Cultura è una parolona molto grande. Forse potrebbe voler dire “la gente che ha più conoscenza”. Cultura significa coltivare, coltivare la conoscenza in tutte le cose. La gente esprime le proprie opinioni utilizzando le proprie conoscenze. Cultura è una parola molto vasta. Io faccio musica, cinema, teatro. Tutto questo è parte della cultura, ma non rappresenta tutta la cultura ovviamente. Non c’è un’unica forma d’arte che rappresenta la cultura. Certamente la cultura si rappresenta col cinema, col teatro, con la musica, ma non solo. Penso che oggi la gente utilizzi la parola cultura perché fa più chic. Il fatto è che bisogna scegliere come fare cultura. È come per le professioni. Uno può dire io sono avvocato. Allora io chiedo che avvocato sei, penalista, amministrativista, del lavoro, di famiglia, di diritto bancario, internazionale, etc. … Esprime la sua professione con una specifica competenza. Come nella cultura che si può esprimere con forme diverse.

Quello che io vorrei fare per il mio Paese, la Cina, è trasmettere educazione musicale. Oggi la Cina è un Paese che sta andando fortissimo per la musica lirica, c’è un grandissimo interesse per l’arte musicale. È molto seguita e piace a tantissime persone. Io sono una cantante lirica, vivo in questo ambiente, e allora spero di dare il mio contributo in questa direzione, sviluppando progetti di educazione musicale da portare ad alto livello, per i ragazzi cinesi, per il popolo cinese. La musica lirica come strumento di educazione culturale. La Cina ha raggiunto uno sviluppo economico molto importante e la gente comincia ad avere questa curiosità intellettuale, a voler conoscere sempre di più la musica occidentale, la musica lirica in particolare. In questo momento l’accesso alla musica lirica non è facilissimo in Cina. È per questo che vorrei dare il mio contributo in questa direzione, in questo progetto di educazione musicale, facilitando lo scambio culturale tra l’Italia e la Cina. In Cina la musica si studia nelle scuole elementari e medie, una volta a settimana si fa lezione di musica e si imparano i canti tradizionali. Si fanno tante cose, sport, danza, musica. I genitori cercano di scegliere per il proprio bambino le scuole che offrono delle attività che piacciono ai loro figli, per le quali hanno capito che c’è una passione, un interesse. Il popolo cinese è un popolo che ama la cultura, lo sport, la musica. In Cina ci sono tantissime sale di Karaoke attrezzatissime come degli studi di registrazione dotati delle tecnologie più all’avanguardia. Una volta i miei amici cinesi mi hanno proposto di andare in una sala dove si canta in karaoche. Io subito ho detto che non mi interessava. Hanno insistito allora sono andata. Sono rimasta molto sorpresa. I palchi erano attrezzati come quelli di un vero concerto dal vivo e le persone cantavano come dei professionisti. Questo per dire che l’attenzione dei cinesi alla musica è fortissima. Le persone che frequentano le sale dove si canta karaoche sono di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali. Tutto questo è molto bello per me perché dimostra una grande passione per il canto e per la musica.”

Lu, se un tuo ammiratore dopo aver visto un tuo spettacolo volesse regalarti un mazzo di fiori, cosa ti piacerebbe ricevere? Qual è il tuo fiore preferito?

 “Mi piacciono molto i fiori bianchi. I fiori che mi piacerebbe ricevere sono Peonie bianchi, tulipani bianchi, le rose iceberg, i gigli della valle … Basta che siano bianchi ed io sono felice. Anche un mazzo di rose bianche (sorride Lu).”

Se invece dovessi scegliere un colore tra il rosso e il blu, quale sceglieresti?

“Sceglierei il blu. Blu come la pace. Il rosso rappresenta la passione. Senza passione non c’è la vita. Ma in questo momento della mia vita sceglierei il blu. La tranquillità, la pace. Sono cose più importanti per me. Io dico sempre agli artisti che se non c’è una stabilità sentimentale, è molto difficile essere dei bravi artisti. Se uno non sta bene emozionalmente, non crea. Se non c’è un equilibrio, è molto difficile creare. Bisogna imparare a vivere in compagnia di emozioni equilibrate. L’equilibrio per me è la cosa più importante.”

Lu, prima di iniziare l’intervista mi hai parlato di un altro importantissimo riconoscimento che hai ricevuto recentemente. L’“Accademia Internazionale per le Relazioni Economiche e Culturali” italiana ti ha omaggiato del Premio Internazionale per la Musica Lirica con la seguente motivazione: “Per aver rafforzato l’immagine della professionalità italiana nel tessuto economico e sociale internazionale”. Un grande riconoscimento. Cosa ci dici in proposito?

“È stata una grande sorpresa anche per me. In genere i premi alla carriera si ricevono alla fine della propria attività. Vengono dati alle personalità che hanno fatto una lunghissima carriere. Io ho accettato con grande onore questo premio vedendolo più come un simbolo per una nuova e buona partenza. Quella che ho iniziato da poco. Mi sento di ringraziare tantissimo l’Italia e tutti gli italiani che mi hanno, mi avete accolto con grandi braccia aperte. L’Italia per me è sempre stato il Paese che rappresenta la cultura e la grande ricchezza nell’arte. Questo premio che viene dall’Italia, proprio per questo, per me rappresenta qualcosa di ancora più grande, di ancora più importante. L’Italia ha contribuito moltissimo alla mia crescita professionale, alla mia crescita artistica, alla mia crescita umana. Di tutto questo io sono molto riconoscente all’Italia e agli italiani che ho conosciuto e che mi hanno aiutato in tutto questo. Ricambio con il mio cuore perché qui in Italia io ho vissuto la mia passione più grande, il mio desiderio più importante, la passione per la cultura, per l’arte, per la musica, per il canto. Ho lasciato il mio Paese per venire in Italia, e la mia gioventù l’ho vissuta qui. Una parte del mio cuore vivrà sempre in Italia. Questo premio significa tutto questo per me. Ha un grandissimo significato. Questo premio mi dà la forza di continuare in questo percorso, di continuare lungo questa strada, verso quello che amo. È un premio che nel passato è stato dato a grandissime personalità del mondo dell’arte e della cultura, basti pensare a Ennio Morricone, Dario Argento, Pupi Avati, e poi tantissimi importanti professionisti del mondo della scienza, tantissimi giornalisti di fama. Esser accostata a tutte queste grandi personalità, per me è un grandissimo onore. Oggi sono l’unica non italiana ad essere stata premiata dall’“Accademia Internazionale per le Relazioni Economiche e Culturali”.”

Saprai certamente, Lu, che oggi in Italia vivono tantissimi cinesi che molto spesso fanno una vita distaccata dai costumi e dalla cultura del nostro Paese. Un po’ come avveniva agli italiani del dopo guerra che andavano in Germania, in Svizzera, in Francia, in Belgio, negli Stati Uniti, e in tanti altri paesi ancora, e rimanevano chiusi all’interno delle loro comunità e spesso non imparavano nemmeno la lingua del posto. Solo i figli più giovani e le seconde generazioni si sono integrati immediatamente. Come è successo di vedere a me nella mia città, dove un pomeriggio, mentre passeggiavo, ho sentito due adolescenti dietro di me che parlavano un perfetto dialetto romano. Mi sono girato e ho visto due ragazzi cinesi. Ti confesso che sono rimasto disorientato. Mi aspettavo di vedere due ragazzi di etnia europea, invece ad un metro mi sono ritrovato due ragazzi di etnia orientale che parlavano come due ragazzi di Roma. Fantastico!

Per te, invece, Lady Lu Ye com’è stata la tua integrazione in Italia quando sei arrivata ventenne? Cosa ricordi che vuoi raccontarci?

“Per quel che riguarda i tantissimi cinesi che vivono da tanti anni in Italia e che non si integrano con questa cultura, dico che non sanno cosa si perdono. Se vai in un altro Paese, devi accettare e rispettare la loro cultura, le loro tradizioni, i loro costumi e devi in tutti i modi cercare di integrarti, imparare la lingua e adattarti a quello stile di vita e a quella cultura. Altrimenti sarebbe stato meglio rimanere nel tuo Paese di origine. Che senso ha andare a vivere in un Paese diverso dal tuo e continuare a mantenere la cultura e le tradizioni del tuo paese di provenienza. Oppure, cercare di forzare la cultura e le tradizioni del paese che ti ospita per omologarli alle tue. Per me non ha molto senso. Sei tu che devi adattarti al Paese dove hai scelto di vivere e dove hai trovato lavoro per portare avanti la tua famiglia. Non puoi pensare di emigrare per sempre in un altro Paese e poi vivere rinchiuso in casa come se fosse il paese in miniatura che hai lasciato magari guardandolo dalla finestra della tua Tv o del tuo smartphone. Questo è un grandissimo errore, e chi fa questo tipo di scelta non sa che sta perdendo tantissime possibilità, tantissime opportunità. Sta perdendo di crescere e di evolversi in un nuovo mondo, perché in fondo andare a vivere in un Paese diverso da quello dove sei nato è come andare a vivere in un altro mondo, e non puoi pensare di rimanere chiusa in casa per tutto il tempo come se fuori dalla porta c’è ancora il Paese dove hai passato i tuoi primi anni di vita. Questo è un gravissimo errore che commettono tutti gli immigrati che fanno questo tipo di scelta.

Io ho scelto di venire a vivere e a studiare in Italia. La prima cosa che ho fatto è stata quella di imparare al più presto la lingua italiana perché la lingua è il primo passo per l’integrazione. Poi sono andata a vivere in Canada e anche lì la prima cosa che ho fatto è stata quella di imparare il francese. Sapevo bene che se non avessi imparato la lingua, tutto sarebbe stato molto più difficile per me, e avrei perso ogni giorno tantissime possibilità di conoscere e di crescere.

Non so cosa si potrebbe fare per cambiare in queste persone questo modo di vivere ospiti di un Paese nuovo ma con la mente in quello di origine. Bisogneranno analizzare tutto questo. Fare in modo che queste persone riflettano sulla loro scelta e arrivino a pensare che stanno sbagliando.”

Lu, come vuoi concludere questa nostra bellissima chiacchierata? Cosa vuoi dire alle persone che leggeranno questa intervista?

“Amo i misteri e quello che nascondono, come nel film il “Codice da Vinci” di Ron Howard, tratto dal best seller di Dan Brown. Io ho fatto la mia scoperta, che riguarda il mio nome, l’ho decodificato: ITALY = ITA + LY = ITALIA con LU YE.

Ci ho messo tanto tempo per scoprire che il mio nome conteneva, in un certo qual modo, il mio destino di venire in Italia. È un messaggio geniale che forse spiega il perché sono sempre stata così affascinata dall’Italia (Lu sorride di gusto e compiaciuta).

Anche il mio nome contiene uno strano mistero: LU YE = LOYE = LOVE. Il mio nome è AMORE. È bello scoprire queste cose. Il mio nome è amore e per tantissimi anni non l’ho saputo.”

Un finale all’altezza della tua fama, Lady Lu Ye, del tuo esser donna brillante, del tuo irresistibile fascino. Complimenti davvero!

Grazie tantissimo per esserti intrattenuta con me in questa lungo ma interessante dialogo, che ti confesso mi ha molto ma molto affascinato. Mi sono sentito catapultato dentro le tue esperienze professionali e di vita, in un viaggio incredibile che dalla Cina mi ha portato in Italia. Ho vissuto queste ore insieme con te, come un bellissimo viaggio fatto al contrario rispetto a quello fatto da Marco Polo, dalla Cina all’Italia attraverso il racconto di una grande donna cinese, prima che una grandissima artista, mi consentirai la precedenza alla donna! Bisogna essere grandi donne e grandi uomini, prima di diventare grandi artisti o grandi statisti, se volessimo fare una traslazione nel mondo della politica. E questo l’ho imparato dai miei nonni e dai miei genitori. E tutto questo l’ho ritrovo in te, Lu, dai tuoi racconti e dalle emozioni che trasmetti quando parli di queste cose, della tua vita, del tuo paese la Cina, del nostro paese l’Italia, che adesso è anche il tuo. Ed io sono onorato di avere nel mio Paese un’italiana-cinese come te.

Non mi resta che farti il mio più grande in bocca al lupo Lady Lu Ye per tutte le cose belle che fai nella tua vita e nella tua arte.

“Grazie, grazie a te della bella chiacchierata, grazie di essermi venuta a trovare sul lago di Como, e ricambio con molto piacere il tuo in bocca al lupo.”

Lady Lu Ye

I lettori che volessero approfondire la conoscenza artistica di Lady Lu Ye potranno consultare i seguenti link:

http://www.luye.me

http://www.imdb.com/name/nm0946993/?ref_=nv_sr_2

http://www.youtube.com/luyecanada

http://www.blackewhite.com

http://www.e-talenta.eu

https://it-it.facebook.com/luyecanada/

Photo Credits

1 – Arnaud Chevalier

3 – Roberto Andrea Cimini

4 – Francesco Bianchi

 

Teatro ed impegno sociale: la parola ad Isabel Russinova

Fare informazione non è semplice, soprattutto quando si tratta di argomenti come quello dei matrimoni forzati e precoci; sensibilizzare le coscienze intorpidite dalla sovraesposizione mediatica è un compito ancora più arduo. Amnesty International Italia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tre, ha voluto ed è riuscita a farlo attraverso una campagna che, tra gli altri, ha saggiamente sfruttato tutta la potenza comunicativa del teatro per raggiungere questo scopo. Isabel Russinova, in qualità di testimonial dell’organizzazione, per supportare questa iniziativa ha messo a disposizione tutto il talento e l’esperienza di un’artista che, attrice professionista da molti anni, ha dimostrato quanto ancora si possa fare sfruttando la magia dell’interpretazione.

La intervistiamo per farci raccontare come ha vissuto questa esperienza.

ISABEL RUSSINOVA
A una settimana di distanza dalla ricorrenza della festa della donna è salita sul palco del Teatro Palladium di Roma per interpretare “Safa e la sposa bambina”, un racconto tristemente ispirato alla storia vera di una donna siriana. Il tema della condizione femminile nei paesi devastati dalla guerra del Medioriente è tanto scottante quanto attuale, anche se poco presente nei discorsi dei media generalisti. Quali sono stati i vantaggi e quali le difficoltà di parlarne alla maniera del teatro?

– La scrittura teatrale permette di animare personaggi e storie focalizzando sentimenti, drammi e ansie: il protagonista compie azioni, ricorda e descrive anche le proprie emozioni. Questo lo avvicina a chi ascolta e così qualcosa di quel personaggio, di quella storia, entra dentro di noi e finisce per appartenerci: possiamo riconoscere la sua sofferenza, la sua ansia, la sua disperazione, percepirla sulla nostra pelle tanto da sentirci vicini alla sua realtà. È così che si può riuscire a sensibilizzare il pubblico alle tematiche che si vogliono trattare. Non è sempre un’impresa facile, ma il cinema, il teatro, la musica, la letteratura e le arti figurative sono i più alti e unici strumenti che l’uomo ha per fissare la memoria, i fatti e i personaggi dell’umanità da sempre.
L’informazione svolge un ruolo molto importante e la rete ci permette di poter sapere, vedere, sentire e parlare di tutto e con tutti. Le televisioni generaliste propongono, ma siamo noi a scegliere e a decidere.
I telegiornali e i settimanali di approfondimento occupano i palinsesti, si intervista, si parla, di tanto, di tutto e di tutti, si mostrano immagini, ma alla fine la distrazione, l’abitudine, la svogliatezza inghiottono molto e poco rimane impresso, e quello che rimane a volte è distante dalla realtà, diventa quasi fiction.
Il teatro, il cinema, la letteratura e la musica possono avere la forza di scaraventarci proprio lì, in mezzo all’azione, accanto al protagonista, per sentire il cuore in gola, gli occhi lucidi, le mani sudate. La cultura è il più efficace strumento che l’uomo ha per difendersi.

Vestire i panni di una donna siriana che ha vissuto un simile dramma deve essere stato difficile ma allo stesso tempo utile ad assumere un punto di vista più interno, se vogliamo, alla questione. Cosa le ha insegnato Safa?

– Safa è una donna che ha perso tutto, l’amore, la maternità, la serenità: è rimasta sola. È terribile. Come Safa ci sono milioni di donne oggi, da sempre, ma lei, come tutte quelle che sono venute prima di lei, va avanti, cercando di dare dignità a quello che resta della sua vita, quella stessa vita che sembra le abbia voltato le spalle .
Ecco, storie come questa ci danno la possibilità di percepire cosa è davvero importante ci fanno vergognare quando osserviamo, invece, quanto valore si dà al “nulla”, alla futilità, all’apparenza. È importante raccontare storie come questa, soprattutto ai giovani, in modo da stimolare la loro coscienza, il loro pensiero critico e la curiosità per la conoscenza.

Il racconto della protagonista di queste tragiche vicende si svolge nell’arco di una notte. Giochi di luci ed ombre, accompagnati dall’alternarsi di una dolce musica al il rumore della pioggia, hanno creato una tensione narrativa che ha reso il monologo estremamente intenso per tutta la sua durata. Come ha affrontato la sfida posta da questa particolare tecnica teatrale?

– Il racconto di una storia è come la vita, dove la pioggia, il canto del vento, l’oscurità misteriosa della notte, la grazia del sole e il cinguettio degli uccelli ci accompagnano giorno dopo giorno, misteriosi , discreti o prepotenti: sono loro che sottolineano, colorano o annullano la nostra storia; e così quando siamo noi a raccontarne o ad inventarne una, dobbiamo farci aiutare da loro per descriverla al meglio.

Prima di supportare “Mai più spose bambine”, la campagna di Amnesty International per combattere il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati, aveva già collaborato con questa organizzazione partecipando alla realizzazione del docufilm “Il Popolo di re Heruka! – Storia del popolo di re Heruka, un popolo antico che amava l’acqua e sfidava il vento”, proiettato durante un evento volto ad approfondire la conoscenza e la comprensione del popolo rom. Qual è il valore che attribuisce al ruolo dell’arte nella lotta per il sociale?

– Si, come testimonial ufficiale di Amnesty ho realizzato diversi progetti. “Il popolo di re Heruka” è uno di questi: una ballata tra teatro e documento atto a raccontare la storia del popolo rom. Vorrei anche ricordare “ Una donna spezzata”, toccante monologo di Simon de Beauvoir, madre del femminismo moderno, che da tempo propongo e fa parte del mio repertorio e che è stato appena pubblicato anche in versione dvd. Inoltre “Briganta”, un mio testo per il teatro ispirato alla storia di Rosina Donatelli Crocco, sorella del generale dei briganti Carmine Crocco: il brigantaggio è un momento importante nella storia della liberazione donna del nostro Ottocento.

Leggendo la sua biografia emerge che l’incontro con Rodolfo Martinelli Carraresi, agli inizi degli anni ’90, ha rappresentato un punto di svolta per la sua sfera privata (lo definisce “compagno di vita”), ma anche e soprattutto per quella lavorativa: insieme avete fondato la società di produzione “Ars Millennia” e la casa della Drammaturgia Contemporanea Internazionale “Bravò”. Come sono nati questi progetti divenuti importanti realtà?

– Tra noi c’è una grande affinità elettiva, una buona sintonia che ci ha portato ad essere compagni di vita da quasi 25 anni. Grande rispetto e libertà reciproca ci hanno aiutato a scegliere ogni giorno come missione di vita, la nostra famiglia, i nostri figli e i nostri progetti volti al sociale.

“Ars Millennia” si occupa anche di editoria e Isabel Russinova è, inoltre, una scrittrice: in aggiunta a diverse sceneggiature per il cinema, nel 2006 ha pubblicato “Ti racconto quattro storie”, il sua primo libro per ragazzi, e poi, nel 2009, “Antonio, l’isola e la balena”. Cosa ci può raccontare di questa avventura, ancora diversa da tutte le precedenti?

– Amo molto scrivere, raccontare storie, cercare e studiare personaggi che hanno vissuto e dato alti contributi all’umanità nel corso della loro vita e che magari oggi rischiano di essere dimenticati. Attraverso la scrittura, il teatro e il cinema si può dare loro la possibilità di raccontarsi ancora e di lasciare ancora, soprattutto ai giovani, la conoscenza della loro lotta, delle loro imprese e della loro energia. Solo conoscendo bene il nostro passato possiamo costruire il nostro futuro.

Tv, teatro, cinema, libri: premesso che ognuno di essi gode di una peculiarità che lo rende unico ed incomparabile, qual è il canale espressivo che preferisce?

– Amo costruire progetti capaci di raccontare storie e lasciare un messaggio, animare personaggi e la loro vita, indipendentemente dal linguaggio. Alla fine si può dire che è la storia a scegliere il suo percorso e il suo linguaggio.

Su quale progetto futuro può fornirci qualche anticipazione?

– Stiamo lavorando sul montaggio del film che abbiamo appena finito di girare e che porterà la nostra firma: “L’incredibile storia della signora del terzo piano”, un’amara favola contemporanea. Il progetto sarà pronto il prossimo anno.