Libri Come: torna la Festa della Lettura

libri come 2017

Libri Come, la Festa del Libro e della Lettura, torna a Roma: anche quest’anno un programma ricco di ospiti ed eventi animerà per 4 giorni l’Auditorium Parco della Musica, dal 16 al 19 marzo.

Libri Come, organizzata dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con le Biblioteche di Roma, con Rai Radio 3 e con l’Agenzia di Stampa DIRE, a cura di Marino Sinibaldi, Michele De Mieri e Rosa Polacco, giunge quest’anno alla sua ottava edizione: il tema scelto è particolarmente attuale e delicato e verrà affrontato con personalità di spicco del panorama culturale internazionale.

Libri Come parlerà di Confini e lo farà in modi diversi, guardando a tutte le sfaccettature che questa parola possiede, a tutti i suoi echi: l’integrazione, la globalizzazione, le frontiere, i limiti, le disuguaglianze, la libertà, le contraddizioni, le barriere, i conflitti, le connessioni, l’accoglienza. Confini è una parola che racchiude speranze e sfide, perché se da un lato fa pensare a qualcosa che separa e allontana, dall’altro è anche definizione e identità, dunque deve essere considerata come qualcosa di mutevole e aperto, in cui muoversi nell’ottica del confronto e dello scambio. 

Giovedì 16 marzo si svolgerà l’inaugurazione di Libri Come in 14 biblioteche della città: in tutte si affronterà il tema dei Confini, quelli territoriali e geografici, ma anche quelli interpersonali, di genere, della legalità, etico-culturali, intergenerazionali. Presso l’Auditorium Parco della Musica, invece, si svolgeranno tutti gli altri incontri in programma.

Libri Come: gli appuntamenti per gli studenti

Secondo l’Istat circa il 60% degli italiani non legge più libri e sono circa 3 milioni e 300 mila i lettori persi dal 2010 ad oggi. L’Italia occupa posizioni imbarazzanti nelle classifiche europee riguardanti il mercato librario e i tassi di lettura e a preoccupare è soprattutto il panorama rilevato tra i giovanissimi, perché sono proprio loro a non leggere più: i lettori maschi tra gli 11 e i 14 anni sono diminuiti in questi anni addirittura del 25%.

Proprio per questo Libri Come anche quest’anno mostra un’attenzione particolare agli studenti e si rivolge a quelli delle scuole superiori con tre incontri molto interessanti: tre esperienze didattiche affidate a Mario Calabresi, Andrea Marcolongo e Licia Troisi.

Il Direttore di Repubblica terrà una lezione di Giornalismo e porterà gli studenti nella macchina operativa del suo giornale, per raccontare come nasce e come vive l’informazione al di là della carta stampata, nel web e sui social network.

Con Andrea Marcolongo, grecista e autrice del libro La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco stuzzicherà la curiosità degli studenti e li solleciterà a guardare al greco in un modo nuovo, in un’ottica diversa: non una lingua morta, odiata e spesso insegnata male, ma un vero e proprio modo di vedere il mondo, una lingua più attuale, utile e intelligente di quanto si pensi.

Licia Troisi scrittrice e astrofisica, terrà una lezione poetica sui confini del cielo e dello spazio, accompagnando gli studenti in un percorso fatto non di numeri e formule, ma di emozioni, paure, stupori e meraviglie.

Libri Come: il programma

17/03/2017 ore 18:00
Ilaria Capua, Rossella Panarese

17/03/2017 ore 18:00, ore 19:00, ore 20:00
Autori, Lettori, Editori

17/03/2017 ore 19:00
Giuseppe Montesano, Andrea Cortellessa

17/03/2017 ore 21:00
Mauro Covacich, Emanuele Trevi

17/03/2017 ore 22:00
Francesco Piccolo, Elena Stancanelli

18/03/2017 ore 11:00, ore 12:00, ore 13:00
Autori, Lettori, Editori

18/03/2017 ore 12:00
Massimo Recalcati

18/03/2017 ore 12:00
Gary Shteyngart, Gianni Riotta

18/03/2017 ore 15:00
Maurizio de Giovanni, Carlo Lucarelli

18/03/2017 ore 15:00
Rainer Stach

18/03/2017 ore 16:00
Sergio Romano, Lucia Annunziata

18/03/2017 ore 17:00
Diego Bianchi

18/03/2017 ore 17:00
Patrick Ourednik, Ermanno Cavazzoni

18/03/2017 ore 18:00
Alan Friedman, Antonio Di Bella, Gerardo Greco, Gianni Riotta

18/03/2017 ore 19:00
Emmanuel Carrère, Sandro Veronesi

18/03/2017 ore 19:00
Eric Jozsef, Paolo Rumiz

18/03/2017 ore 20:00
Teju Cole, Maria Nadotti, Giovanni De Mauro

18/03/2017 ore 21:00
Ian McEwan

18/03/2017 ore 22:00
Donpasta, Salvatore Fundarò

19/03/2017 ore 11:00, ore 12:00, ore 13:00
Autori, Lettori, Editori

19/03/2017 ore 12:00
Vladimir Sorokin, Francesca Sforza

19/03/2017 ore 12:00
Franco Arminio, Paolo Cognetti

19/03/2017 ore 12:00
Luigi Lo Cascio

19/03/2017 ore 15:00
Zerocalcare, L. Lipperini, T. Giagni, E. Caruso

19/03/2017 ore 15:00
Giulio Giorello, Guido Tonelli, Pino Donghi

19/03/2017 ore 15:00
Shukri al-Mabkhout, Parisa Reza, Burhan Sönmez

19/03/2017 ore 16:00
Sandro Ferri, Nicola Lagioia, Chiara Valerio

19/03/2017 ore 16:00
Eshkol Nevo, Wlodek Goldkorn

19/03/2017 ore 17:00
Juan Pablo Escobar, Giancarlo De Cataldo

19/03/2017 ore 17:00
Hisham Matar, Benedetta Tobagi

19/03/2017 ore 18:00
Paul Beatty, Elena Stancanelli

19/03/2017 ore 18:00
Enrico Terrinoni e Fabio Pedone

19/03/2017 ore 18:00
Senza Confini – Maratona

19/03/2017 ore 19:00
Carlos Ruiz Zafon

Angie

arte e attualità a ritmo di rock’n’roll

Uno spettacolo che mescola sapientemente arte e argomenti di trista attualità nazionale, con una sfavillante colonna sonora e tante, sane, grosse risate.

Si tratta di “Angie”, ultima commedia prodotta ed interpretata dalla Compagnia degli Arti, un rockeggiante affresco della società moderna, vittima della “social digitization” e della scomparsa delle più spontanee forme d’arte, poesia in primis.

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Una storia originale, che ripercorre una leggenda, quella dei grandi musicisti scomparsi precocemente a soli 27 anni, ponendola in correlazione con la più classica delle battaglie, quella tra il bene, magistralmente interpretato dagli attori, e il male, simboleggiato nel corso della rappresentazione dall’attacco finale dei “Bobby Dylan”, usurpatori dello spazio riservato al regno delle muse.

Lo spettacolo è a tratti estremamente surreale, variopinto, perfino controcorrente, e non smette mai di lanciare spunti di riflessione al pubblico, suscitando al contempo ilarità.

L’affiatamento del cast è stellare, e la prova recitativa di Fabrizio Apolloni, Andrea Alesio, Federica Orru’ e Paola Raciti si sposa alla perfezione con la storia firmata da Gabriele Mazzucco, un testo, Angie, decisamente fuori dagli schemi, innovativo quanto basta, anticonvenzionale il giusto, ma che non trascura gli aspetti più esilaranti, propri di ogni commedia di successo.

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Non mancano i riferimenti, trattati dall’autore con grande maestria, al quotidiano sentimento di disagio vissuto dall’uomo contemporaneo, soffocato da una crisi non solo economica, ma anche sociale e culturale, che ne tarpa le ali, e sovente lo costringe ad una mera, ingloriosa lotta per la sopravvivenza.

Quella stessa lotta che la musa Euterpe, ribattezzata per l’occasione “Angie”, è costretta a sostenere insieme all’ormai appannata musa della letteratura Calliope, al suo fedale aiutante, il semidio Aristeo, e ad una neo zia ignara del pericolo ed attirata al centro della Terra con l’inganno, per salvare il mondo dalla distruzione, intellettuale ancor prima che fisica.

Il tutto, con un nostalgico sottofondo rock’n’roll d’altri tempi.

Ringraziamo Andrea Lepone autore dell’articolo

Nathan Sawaya: i Lego diventano arte

the art of the brick_sawaya

The Art of the Brick è la dimostrazione che l’arte non ha confini né gabbie, che non esistono vincoli, che non esistono restrizioni quando si tratta di mettere in pratica la propria fantasia, il proprio estro e soprattutto la propria voglia di esprimersi e raccontare. Perché è questo quello che fa Nathan Sawaya.

Le sue creazioni sono la sua visione del mondo, sono la rappresentazione di una parte di sé e poco importa che per veicolare tutto ciò abbia scelto un materiale comunissimo, apparentemente insignificante e per definizione ascrivibile all’area ludica infantile.

Sì, perché Nathan Sawaya le sue spettacolari creazioni, esposte in The art of the Brick, le realizza con i mattoncini Lego.

the art of the brick_crayon_nathan sawaya

La mostra, definita dalla CNN “una una delle dieci mostre da vedere al mondo”, è attualmente in corso presso l’Auditorium Parco della Musica e resterà aperta fino al 26 febbraio. Oltre 85 le opere esposte, per un totale di circa un milione di mattoncini utilizzati da Nathan Sawaya, pluripremiato artista che vanta esposizioni in tutto il mondo, da New York a Los Angeles, da Melbourne a Shanghai, da Londra a Singapore.

Nathan Sawaya è stato il primo a vedere nei mattoncini del potenziale artistico e il primo a utilizzarli per creare sculture, giocando con forme, colori, luce e prospettiva. “Art is not optional” (L’arte non è un optional): sulla base di questo motto nel 2004 ha lasciato la sua carriera di avvocato per dedicarsi a tempo pieno all’attività di artista Lego, di “brickartist”, come si definisce lui stesso.

“Il mio soggetto preferito è la natura umana. Molte delle mie opere ricordano figure in transizione che rappresentano la metamorfosi che vivo nella mia vita personale. Le mie opere nascono dalle mie paure e dai miei traguardi, come avvocato e come artista, come ragazzo e come uomo”; altri temi ricorrenti nella produzione di Nathan Sawaya sono sicuramente l’amore, la perdita e l’arte.

Bellissima la sezione della mostra dedicata alle riproduzioni di celebri opere d’arte: dal David di Michelangelo a L’Urlo di Munch, dalla Monna Lisa di Leonardo a La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer fino a Il bacio di Klimt.

the art of the brick_kiss_sawaya

Monumentale e paurosamente realistico il T-Rex che chiude la mostra, realizzato con oltre 80 mila pezzi i quali, nell’insieme, rendono perfettamente l’effetto delle ossa dello scheletro dell’animale.

“Questa è una delle sculture più imponenti che abbia mai costruito, mi ha impegnato per un’intera estate e mi ha fatto quasi diventare matto realizzarla. Alla mia prima personale moltissimi visitatori erano bambini, ho voluto ringraziarli creando una scultura che potessero apprezzare proprio loro. Cosa avrebbe funzionato meglio di un dinosauro?”

the art of the brick_dinosauro_sawaya

E per i bambini, ma non solo, è pensata l’area ricreativa compresa nel percorso, uno spazio interattivo dove poter giocare coi Lego o divertirsi con dei videogiochi a tema.

Lascia scorrere le tue idee migliori. Ogni volta che liberi la creatività, con la scrittura, l’arte, la musica o altro, le tue idee cominciano a vivere una vita propria; ecco perché devi prendere le idee migliori e liberarle. (Nathan Sawaya)

LOVE, a Roma l’arte incontra l’amore

LOVE Roma

LOVE, la mostra prodotta e organizzata da Dart – Chiostro del Bramante in collaborazione con Arthemisia Group a cura di Danilo Eccher si sta rivelando un grande successo. Inaugurata lo scorso 29 settembre presso il Chiostro del Bramante, resterà aperta al pubblico fino al 19 febbraio.

L’esposizione rientra nel programma di festeggiamenti per i 20 anni del Chiostro: una mostra dal respiro internazionale che ospita i più importanti artisti del panorama contemporaneo; opere eterogenee, capaci di incuriosire lo spettatore, di sollecitarlo su più piani sensoriali, di coinvolgerlo.

Appositi spazi creativi sono riservati al pubblico, a cui è data la possibilità di scrivere sulle pareti il proprio pensiero d’amore; tutto ciò che è esposto, inoltre, è liberamente fotografabile. Una mostra open access insomma che, non a caso, ha avuto un forte impatto sui social (hashtag ufficiale #chiostrolove).

LOVE mostra Roma

Yayoki Kusama, Tom Wesselmannm (tra i maggiori esponenti della Pop Art), Andy Warhol, Robert Indiana, gli eccentrici Gilbert & George, Tracey Emin, Marc Quinn, Joana Vasconcelos, Vanessa Beecroft, Nathalie Djurberg, Hans Berg, Ragnar Kjartansson, Mark Mandera, Ursula Mayer, Tracey Moffatt, Francesco Vezzoli (tra gli artisti visivi italiani contemporanei più conosciuti al mondo) e Francesco Clemente (considerato in America il più celebre artista italiano vivente): sono questi gli artisti presenti alla mostra che attraverso i loro linguaggi artistici diversi raccontano l’amore e le sue diverse sfaccettature. Amore disperato, amore violento, amore romantico, amore che supera le barriere e i confini della malattia, amore per la patria, amore materno, amore passionale: trovano spazio diverse sfumature del sentimento, raccontate attraverso disegni, video, sculture, installazioni.

Tra queste impossibile non menzionare All the Eternal Love I Have for the Pumpkins, tra le più instagrammate al mondo, di Yayoki Kusama, artista giapponese che ha fatto dell’amore (“l’amore per l’infinito e l’amore infinito“) il centro della sua opera.

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Gli incubi dell’amore sono invece al centro dell’installazione di Nathalie Djurberg e di Hans Berg, entrambi svedesi, artista-videomaker lei e musicista lui: il loro lavoro è caratterizzato da figure inquietanti, da ambientazioni che ricordano quelle dei fratelli Grimm, dove convivono uomini, piante, animali e streghe. The Cleaning, presente alla mostra LOVE, è proprio questo: un’installazione dove scultura, video e musica si combinano per raccontare il lato angoscioso e terrificante dell’amore, attraverso creature ibride.

Anche Tracey Moffatt utilizza il formato video per raccontare l’amore in tutte le sue fasi, nella sua degenerazione da amore romantico e idilliaco ad amore malato e violento. Regista e fotografa, è probabilmente l’artista australiana di maggior successo sia a livello nazionale che internazionale: nel 1990 ha partecipato al Festival di Cannes ed ha esposto nei principali musei del mondo, dalla Tate Gallery di Londra al Museum of Contemporary Art di New York. Love mette insieme, in sequenza, celebri spezzoni di film, di ogni epoca e di ogni provenienza: le scene vengono accompagnate dalla musica, che è parte integrante della storia e che cambia profondamente mano a mano che le immagini e i dialoghi modificano la loro essenza, quindi si passa dalle melodie soft iniziali a quelle tetre delle scene finali, dove l’amore è degenerato in gelosia e ossessione e poi in morte e violenza.

Joana Vasconcelos, invece, presenta l’amore contemporaneo come fusione di sentimento e oggetto quotidiano, attraverso un gigantesco cuore rosso, realizzato interamente con posate di plastica. L’oggetto è presentato accompagnato da una musica di sottofondo, una canzone di Amalia Rodriguez, melodia cantilenante e malinconica che perfettamente sintetizza l’idea di un amore ripetitivo e sempre uguale, dell’eterna oscillazione tra grandezza del sentimento e fragile quotidianità della sua intima essenza. 

LOVE non si propone al pubblico come una mostra che vuol spiegare cos’è l’amore, quanto piuttosto fornirne delle interpretazioni, offrire una carrellata di punti di vista e diverse rappresentazioni, filtrate attraverso il sentire di artisti dalla formazione e dalla provenienza diversa, ma tutti profondamente calati nell’arte contemporanea e nei suoi linguaggi innovativi.

E chi, più di Andy Warhol, ha saputo interpretare la modernità, ispirandosi alle immagini della cultura di massa e rifiutando le concettualizzazioni e i significati tradizionali della storia dell’arte? Scultore, pittore, regista, attore, sceneggiatore: Warhol, massimo esponente della Pop Art, è forse l’artista più influente del XX secolo. LOVE espone One Multicoloured Marilyn, di Andy Warhol: il volto della donna che sorrideva per mestiere, divenuta icona di bellezza e di amore infelice, Marilyn Monroe.

LOVE: orari, info e prezzi

La mostra LOVE è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00; sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima). Prezzo intero del biglietto 13 euro (sono previste riduzioni) comprensivo di audioguida.

Una particolarità della mostra LOVE, che consente al visitatore di personalizzare la propria esperienza, è la possibilità di scegliere la voce-guida. All’ingresso, infatti, si può scegliere tra 5 partner audio, diversi per sesso, età e personalità: John, Coco, Amy, David e Lilly.

Questi compagni di viaggio hanno il compito di spiegare le opere esposte, di fornire spunti di riflessione, di aiutare lo spettatore a coglierne la vera essenza.

Se non ti vedo non esisti: Levante scrittrice

se non ti vedo non esisti

Se non ti vedo non esisti segna l’esordio letterario della cantautrice Levante: il suo primo romanzo è nelle librerie da pochi giorni, edito da Rizzoli e sono in corso alcune presentazioni nelle principali città italiane. Martedì 24 gennaio Levante era a Roma, presso la Feltrinelli di Via Appia Nuova, dove ha raccontato qualcosa in più del suo libro e ha risposto alle domande dei presenti.

levante presenta se non ti vedo non esisti

Siciliana, classe 1987, Levante (all’anagrafe Claudia Lagona) inizia a farsi conoscere nel 2013: ha all’attivo concerti e numerose collaborazioni (l’ultima con J-Az e Fedez), a maggio sarà nuovamente in tour e sta per uscire il suo terzo disco di inediti.

Tra tutti questi impegni musicali Levante ha trovato il tempo di scrivere il suo primo romanzo: Se non ti vedo non esisti, romanzo che ha avuto una lunga gestazione e che lei definisce “un piccolo miracolo”. Concepito più di un anno fa, lo ha concluso nel mese di novembre e non le sembrava vero, visto che si considera una “inconcludente”.

Al centro della storia c’è una protagonista femminile, Anita, alle prese con un doloroso percorso di ricerca di sé. Anita è una fashion editor, molto bella, vive in centro a Roma e cura una rubrica dal titolo La crosta del cuore. Intorno a lei ruotano diverse figure: il padre Umberto, l’uomo più importante della sua vita, la sorella Greta, la mamma Elena. E poi si sono Filippo, Flavio e Jacopo. “Gli incontri con gli uomini del romanzo sono sempre più pericolosi – spiega – Sono tre figure molto diverse: uno stronzo, un pazzo e un puro”. Marta, Eleonora e Paolo sono figure fraterne-amiche, sono la famiglia scelta da Anita, al suo fianco nel difficile viaggio che la vede protagonista.

levante

Se non ti vedo non esisti è un romanzo rosa sì, ma anche introspettivo, perché Anita riflette molto, pensa, entra in crisi: è una sorta di alter ego dell’autrice, visto che in alcune cose si somigliano moltissimo, anche se il romanzo non è da considerarsi autobiografico. Alcuni elementi rimandano, però, al passato di Levante e li ritroviamo soprattutto nella figura di papà Umberto. Non a caso la vicenda è ambientata a Roma, città cara all’autrice perché meta della sua prima gita col papà: per questo ha voluto che la sua Anita nascesse romana, non immaginava altra città per lei.

Se non ti vedo non esisti e la musica

A proposito della scrittura di Se non ti vedo non esistiLevante racconta di aver avuto una difficoltà maggiore, rispetto alla scrittura dei testi delle canzoni: si definisce una persona “riassuntiva”, nel senso di molto sintetica, dunque sviluppare in ampio i temi le è risultato più complicato.

E in Se non ti vedo non esisti c’è tanto del nuovo disco (di cui ancora non si conosce titolo e data di uscita), perché mentre scriveva la storia ne immaginava la musica. Lo si può considerare una sorta di anticipazione.

“Se fosse una canzone sarebbe un compromesso tra Tutti i santi giorni e Abbi cura di te“.