SERAPHITUS – SERAPHITA

Intervistiamo  Franco Salvatore Grasso autore del romanzo “SERAPHITUS – SERAPHITA”

Caro Franco, così come avevamo anticipato nella precedente intervista nella quale avevamo parlato del tuo romanzo “IL NUOVO FAUST”, eccoci a te per confrontarci sulla tua più recente opera “SERAPHITUS – SERAPHITA”.

Ormai abbiamo “rotto il ghiaccio” ed iniziamo subito non prima però  di ringraziarti per averci consentito di leggere – fresco di stampa – il tuo libro.

Seraphitus – Seraphita è tratto dall’opera di Honoré de Balzac ed è incentrato sui temi a te più cari e cioè la ricerca dei veri valori dell’esistenza ed anche della ricerca del sapere.

 Franco, quale sentimento ti ha mosso nella scrittura del tuo libro?

Come hai appena accennato il sentimento che mi ha sollecitato è stato proprio quello della ricerca degli autentici valori dell’esistenza e la ricerca del sapere, ma qui non si tratta della mera ricerca filosofica, ma il vivere nell’assoluta pienezza della vita gustandone i sapori, talvolta amari, ma anch’essi necessari.

 Ci puoi illustrare in breve il significato del tuo racconto?

Se di significato si può parlare, oltre che poter godere pienamente della propria vita, molto spesso ci dimentichiamo che il nostro godimento può ledere profondamente la libertà degli altri: Seraphitus ha infatti creato involontariamente disagi alla famiglia di Salvatore, il protagonista del racconto.

 

Il testo è ricco di notazioni e situazioni storiche e politiche, inserisci i personaggi nell’epopea della “Bella Epoque” e questo presuppone un profondo studio preventivo che ben si coniuga con la tua formazione classica. Quali sono state le difficoltà nel rendere gradevole, agile, di facile ma appassionante lettura il tuo libro?

Ho prestato molta attenzione a non farmi tentare nella descrizione particolareggiata dettata dalle svariate situazioni socio-politiche, nonché storiche, in quanto avrei senz’altro rovinato l’atmosfera del romanzo stesso. Sono stato però costretto a spiegare, attraverso vari cenni storici, l’ambiente entro cui si svolge questo racconto perché il lettore avrebbe forse incontrato qualche difficoltà nella lettura dell’opera.

 Il testo risulta curato nei dettagli ed in tutti i passaggi di “scena”; abbiamo anche particolarmente apprezzato la delicatezza con cui affronti alcune situazioni un po’ “intriganti” ma necessarie per l’ampio respiro del racconto pur restando sempre nei limiti pertinenti alla tua signorilità.  Cosa ci puoi dire della struttura che hai inteso dare al racconto ed alla collocazione dei personaggi?

Se di struttura del racconto intendiamo parlare posso dire che questa è basata, alla stessa stregua del romanzo originale di Balzac, come una storia fantastica, gli stessi personaggi sono per certi contesti immaginari.

Tu spesso ti sei definito come “il paziente artigiano della scrittura” inteso come esordiente e con poca esperienza, o “mestiere”, alle spalle. La tua innata modestia unita alla cultura di base ti hanno però illuminato il percorso narrativo nel senso che la tua opera poggia sui concetti di base di una “struttura” con le sue regole codificate.  Nella stesura del romanzo ti sei fatto dominare dalle regole?

–  Ritengo che la codificazione delle 5 regole di base (esordio, complicazioni, trasformazione o punto di svolta, apice della tensione narrativa, conclusione) siano un “abbecedario” utile, tecnico e strumentale.  Sono però convinto che un autore che è mosso dal suo animo, dal suo cuore, che instaura un intimo rapporto con i personaggi e con i futuri lettori non scrive avendo a fianco il foglio delle regole da seguire.  Le cosiddette regole le applica d’istinto, nella mente già vede l’orizzonte del racconto.  La sua abilità risiede nell’amalgamare le vicende e gli attori affinché  il lettore non provi una sensazione di “scollatura” nella narrazione.

L’opera si presta ad una molteplicità di livelli di lettura, è perfettamente fruibile da tutti.   E’ questo il segreto per rendere un’opera anonima in un’opera che può ambire al successo?

Mi reputo una persona semplice e ciò che scrivo deve essere compreso dalla moltitudine di lettori, i miei libri, anche se ispirati da due grandi personaggi della letteratura mondiale seguono, anche in un’apparente complessità, tematiche comprensibili al vasto pubblico. Mi è capitato anche di incontrare alcune persone che non avevano mai sentito parlare di Faust, di Goethe o di Balzac, a loro ho tentato di spiegare che avvicinarsi a questi – o altri autori – poteva aiutarli ad indirizzare lo sguardo verso una differente lettura ed analisi della propria esistenza. Spero di aver correttamente e proficuamente trasferito il mio messaggio.

 Scrivere è un modo per parlare di te o intendi suggerire qualcosa agli altri?

Indubbiamente scrivere per me è un modo per comunicare, ma non per parlare di me, ma per solleticare la curiosità agli altri.

 Che consigli daresti ad un autore esordiente?

Il consiglio basilare è quello di scrivere, anche di getto, tutto ciò che si ha dentro, senza pensare a successi, glorie ed onori; scrivere, come dipingere o comporre musica sono forme artistiche della nostra personalità, quello che importa è uscire dall’ordinario.

 Dove si possono acquistare i tuoi libri?

– Facilissimo: direttamente a me ed anche attraverso il mio editore; sarà nostra cura apporre una mia dedica personalizzata. Si possono inoltre ordinare in qualunque libreria d’Italia in quanto i miei libri sono regolarmente “a catalogo”. Non abbiamo trascurato l’opportunità anche del formato ebook che è “scaricabile” dalle librerie on line.

 Franco, una ultima domanda: siamo rimasti colpiti dalla dedica ricca di significato che hai inserito nell’opera; ce ne vuoi parlare?

Era decisamente doverosa quella dedica anche se mi ricorda un evento doloroso, quello della perdita prematura di uno dei miei più grandi amici. Quella dedica l’ho voluta inserire perché fu proprio Paolo a leggere per primo questo mio secondo romanzo e, decisamente entusiasta, fu proprio lui che mi incitò a farlo pubblicare.

 Grazie Franco per il tempo che ci hai dedicato e… arrivederci al tuo prossimo libro.

 Non mancheremo di assistere alla presentazione del tuo libro “SERAPHITUS – SERAPHITA”

 In bocca al lupo

 

 

 

Torna Una mamma per amica

…operazione nostalgia

E’ praticamente certo il ritorno in TV della serie cult Una mamma per amica che ha fatto impazzire il mondo; gli innumerevoli fan sono già in fibrillazione.

Sarà proposta su Netflix la serie cult più amata che vedrà nuovamente la presenza di  Lauren Graham famosa per la superba interpretazione in Una mamma per amica e di Alexis Bledel nel ruolo della spumeggiante figlia Rory e tra loro legate da un profondo ed intimo legame.

Il servizio di streaming online produrrà quattro puntate da 90 minuti ciascuna della serie ideata e portata al successo da Amy Sherman Palladino. Sono trascorsi circa otto anni dalla fine della serie originale e le avventure di Lorelai e Rory non ci hanno più fatto compagnia; fortunatamente le infinite richieste dei fan sembra aver ora prodotto il risultato sperato.

Sono state realizzate campagne sui social e diramate accorate petizioni da parte degli estimatori della serie TV per far tornare sul piccolo schermo “Gilmore Girls”; ora è quasi certo che potremo nuovamente godere di questa famosa miniserie che ha avuto un successo “planetario”.

I “rumors” sempre più insistenti che provengono dalla California danno per certo che tra Netflix e Amy Sherman Palladino sono in corso di definizione  le strategie di mercato insieme al prestigioso partner quale è la Warner Bros. Non mancherà la presenza sulle scene di  Lauren Graham e Alexis Bledel, protagoniste assolute delle vicende ambientate nella immaginaria cittadina di Stars Hollow nel  Connecticut.

Per quanto riguarda il resto del cast si potrebbe invece verificare qualche problema. Melissa McCarthy , che interpretava il ruolo di Sookie e migliore amica di Lorelai, è ora diventata una stella affermata e che brilla di luce propria  nella  “comedy” targata Hollywood.

E una star di gran successo.

Avrà il tempo ma, principalmente, l’umiltà artistica di tornare a recitare in un ruolo da… seconda fila?

Spesso le cosiddette “operazioni nostalgia” si accompagnano a rischiosi  flop in termini di gradimento ma, considerando il prestigio ormai consolidato di Amy Sherman Palladino, Lauren Graham, Alexis Bledel,  Netflix e Warner Bros – vera pietra miliare – è difficile non prevedere un ulteriore clamoroso successo per Una mamma per amica.

 

 

LO SHARING FILE DELLA CULTURA

e il diritto d’autore

E’ il p2p (peer to peer) e, a quanto pare, si sta imponendo come il nuovo codice identificativo delle relazioni nella Rete.

Cosa è il p2p?

Altri non è che un tragitto digitale, privo di confini, che compiono i dati – qualunque essi siano – tra due o più utilizzatori.

Già dagli anni 90 il cosiddetto Sharing file si è trovato a confrontarsi non sempre in maniera positiva con i rischi connessi alla legittimità delle opere, alla privacy ed alla sicurezza, temi questi sempre più caldi in relazione alla crescente diffusione di massa del fenomeno.

D’altronde questo è “figlio” della rivoluzione epocale di Internet degli anni 70 che ha inteso “connettere il mondo intero”.

E’ stata una avventura euforica, appassionante, esaltante ma, per certi versi, insidiosa e priva di regole certe; è stata una svolta epocale tanto da riformare il sistema delle relazioni umane.

Il mondo del WWW ha praticamente cancellato i vecchi sistemi relazionali ed ha imposto le nuove regole di convivenza globalizzando tutto e tutti.

In questa “terra di nessuno” che è il WEB confluiscono le più disparate ed incontrollate informazioni ed interazioni ed è proprio in questo ambito che è nato e si è diffuso  il p2p che by-passa le regole pre esistenti, più o meno discutibili.

Sono appunto le regole che hanno gettato un’ombra quantomeno ambigua sul neonato concetto di Sharing file che esalta il meccanismo partecipativo, la produzione dei cosiddetti  nuovi valori ed una nuova vision sostenibile.

Nasce così la comunione innovativa, piattaforme aperte nelle quali tutto è condivisibile, una sorta di cyber deregulation priva di qualificati e riconosciuti Amministratori del sistema e dei contenuti immessi dagli utenti.

Lo Sharing file della Cultura incrina gli equilibri legati al diritto d’autore, alla proprietà intellettuale delle opere che sono il risultato evidente dell’ ingegno creativo dell’artista.

Condividere, utilizzare in maniera libera ed incondizionata e, magari, rielaborare gli Sharing file è un potente strumento divulgativo di massa che pur svolgendo una preziosa opera di diffusione a tutti i livelli potrebbe però riservare conflitti di coesistenza con il concetto del “diritto d’autore” che non è possibile ignorare bensì tutelare attraverso le molteplici modalità esistenti.

Lo Sharing file della Cultura è indubbiamente la nuova strada da percorrere ma in maniera corretta e rispettosa dell’altrui ingegno che non deve essere, in ogni caso, “saccheggiato”.

CICERONE – LA GIUSTA DIZIONE

…per una chiara ed efficace comunicazione.

Cicerone è da tutti riconosciuto come il più celebre oratore dell’antica Roma;  la sua  fama quale modello classico dell’oratore è ormai incontrastata.

Egli ha composto oltre 100 orazioni spaziando tra la politica, la morale, la guerra, la famiglia…

Per rendere efficace la sua comunicazione Cicerone utilizzava la  Tecnica di memorizzazione e cioè:

la  tecnica associativa”  o tecnica delle stanze con cui scomponeva il discorso in concetti ed associava poi questi concetti alle stanze di una casa.

In fase di esposizione del discorso i concetti che egli intendeva esprimere gli tornavano in mente nella sequenza desiderata.

Ed è proprio da questo metodo di memorizzazione che derivano le locuzioni italiane, tutt’ora in uso,  “in primo luogo”, “in secondo luogo” e così via

Ricordiamoci: un uomo parla esattamente per come è.

Parlare con l’esatta pronuncia è uno dei fondamentali strumenti con cui poter esprimere al meglio noi stessi ma è assolutamente necessario comprendere nel minimo dettaglio ciò che si vuole esprimere.

In altre parole dobbiamo essere “padroni” di ciò che andiamo a spiegare .

Può apparire banale affermarlo ma non sempre abbiamo veramente assimilato l’argomento da illustrare.

Dobbiamo dare la giusta forma al significato della nostra esposizione attraverso la nostra postura ma, soprattutto, attraverso la nostra voce ; su ciò è basata la comunicazione efficace.

Avendo bene a mente queste nozioni riusciremo a stabilire un ponte, un legame bi direzionale con coloro che ascoltano.

Nel contesto odierno dove le voci si accavallano in maniera caotica, si sovrappongono freneticamente, si annullano a vicenda, risulta sempre più importante stabilire una comunicazione chiara, efficace, priva di cadenza, non “mono tono”.

LA RESPIRAZIONE

E’ un importante aspetto su cui porre particolare attenzione; l’atto respiratorio deve essere studiato in quanto la vera essenza non è… produrre “suoni” ma produrre suoni corretti.

Noi respiriamo in modo meccanico e non ci soffermiamo su come il processo avvenga,  dobbiamo invece analizzare su come la cadenza respiratoria avviene poiché una corretta respirazione influisce sullo stato emotivo e crea ostacoli alla nostra capacità comunicativa.

Andiamo cioè in affanno fisico e psicologico, la nostra memoria si offusca, la mente non segue più la “scaletta” preordinata, l’esposizione fallisce.

ACCURATEZZA DELLA LINGUA

Dimentichiamoci della nostra  regione di nascita,  poniamo attenzione alle regole di base della nostra lingua che è alcune volte “massacrata” da noti relatori insospettabili, di “cultura” o presunti tali.

La nostra lingua è un bene comune da salvare, da tramandare alle generazioni future e non un arcaico mostro in via di estinzione; deve essere di uso comune da salvaguardare al pari degli altri nostri prodotti di punta dell’Italia quali la cultura, i musei, l’arte.

Comunque non disperiamo:

« In principiis dicendi tota mente atque artubus contremisco. » (IT)

« All’inizio di un discorso mi tremano le gambe, le braccia e la mente. »

 

Anche il grande Cicerone aveva le sue difficoltà.

IN NOME DEL PAPA RE

Fino al 17 gennaio 2016 sarà in scena presso Il Teatro dell’Angelo la versione teatrale, rielaborata dal regista Antonello Avallone,  di uno tra i più grandi capolavori cinematografici di Luigi Magni “In nome del Papa Re” del 1977

La pellicola fa parte della trilogia del grande Maestro che iniziò con il film  “Nell’Anno del Signore” del 1969 per concludersi con “In nome del Popolo Sovrano” del 1990 e tutti ripercorrono il tema del rapporto tra il popolo romano sopraffatto dalle angherie dell’aristocrazia romana e del potere pontificio durante il periodo risorgimentale.

L’opera “In nome del Papa Re”, così come il film, trae origine da una lettura romanzata dell’ultima condanna a morte decretata dal potere temporale del Papa  ed eseguita il 22 ottobre 1867.

La Trama

Ai primi di Ottobre 1867 in un attentato dinamitardo avvenuto in una caserma degli “Zuavi” pontifici francesi persero la vita molti soldati.

Il  Cardinal Colombo, capo della polizia papalina,  iniziò le indagini ma il capo dei Gesuiti, il famigerato e potente  “Papa Nero” riuscì per primo a trovare i sovversivi, catturandoli, ma facendo strage di tutti gli altri presenti.

Questo brutale eccidio rese insanabile il latente dissidio tra il Cardinal Colombo ed il “Papa Nero

I tre arrestati, Cesare Costa, Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti,  legati tra loro da un patto di amicizia giurato fino alle estreme conseguenze, vengono rinchiusi nelle prigioni di  Castel S. Angelo.

La  contessa Flaminia Ricci, moglie del conte Ricci,  è in realtà la madre segreta di Cesare Costa che lo ebbe nientemeno che con il  Cardinal Colombo, ancora ignaro di tutto.

La donna, disperata per l’imminente e sicura condanna a morte del figlio,  confessa al Cardinal Colombo di essere lui il padre del ragazzo nato da una fugace relazione tra i due.

Il prelato riuscirà a liberarlo  ma non riuscirà ad intervenire a favore degli altri due arrestati che verranno condannati a morte dal tribunale ecclesiastico nonostante l’accorata arringa del Cardinal  Colombo.

Il giovane, liberato a forza e contro la sua volontà , viene nascosto nella casa del Cardinal Colombo dove riceverà la visita della sua amata Teresa che gli comunica di aspettare un figlio da lui; il ragazzo confida invece a Teresa di voler tentare di liberare i suoi due amici o morire eroicamente  con essi.

Il piano fallisce e Cesare verrà ferito in un’imboscata tesa dal marito della contessa che lo riteneva l’amante della moglie; morirà poi tra le braccia della madre, di Teresa e del Cardinal Colombo.

Quest’ultimo, ormai disgustato della tracotanza del “Papa Nero” e consapevole della inutile sovrastruttura del potere temporale, peraltro in disfacimento, rassegna le dimissioni da tutte le sue cariche pontificie e subisce l’esilio ordinato dal capo dei Gesuiti.

Tornerà a Roma nel 1870 stanco, anziano, ammalato insieme al suo fido servitore Serafino ma solo per il breve tempo di vedere per l’ultima volta Teresa portare in braccio il suo bambino…Suo nipote.

Muore infine serenamente assistito da Serafino.

Il regista Antonello Avallone descrive in maniera fulgida il decrepito potere temporale papalino e le sue persecutorie leggi che verranno spazzate via nel 1870 a seguito dell’ingresso delle truppe italiane attraverso la Breccia di Porta Pia.

Antonello Avallone ha “confezionato” uno spettacolo intelligente e divertente, un grande racconto popolare che tocca tutte le corde sensibili dell’animo umano: l’amore, la morte, la politica, il tradimento, gli ideali, l’estremo sacrificio. Tutto è misurato alla perfezione.

Egli ha saputo costruire i personaggi in maniera formidabile, riesce a conquistare  il pubblico, colpisce per la semplicità e l’umanità dell’insieme ben coordinato.

Non sono da meno tutti gli interpreti che fanno parte del cast scelto con attenzione e che dimostra una affiatata recitazione sul palcoscenico.

Degna di nota è la scena del Tribunale Ecclesiastico e l’arringa, semplice ma profonda nel significato, di Monsignor Colombo; sono comunque molte, durante lo  spettacolo, le scene realizzate con maestria e cura dei dettagli.

Autore: Luigi Magni
Regia: Antonello Avallone
Genere: commedia
Compagnia/Produzione: Il Punto
Cast:  Antonello Avallone, Pippo Franco, Antonio Ferrante, Cristina Moglia, Daniele Di Matteo, Mario Rosati, Silvia Augusti, Valerio Palozza, Tiziana Narciso, Marco Santolamazza, Stefano Frau

In nome del Papa Re in scena dal: 26/12/2015 al: 17/01/2016

TEATRO DELL’ANGELO SALA GRANDE
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