Internazionali d’Italia

Internazionali d'Italia

Come ogni stagione, anche quest’anno gli Internazionali d’Italia saranno l’evento tennistico dell’anno atteso da migliaia e migliaia di tifosi provenienti da tutto lo stivale. La partenza è fissata per lunedì dieci maggio e anche quesa volta il tabellone sarà ricco di nomi di prima fascia, sia per quanto riguarda il singolare maschile che il femminile. Tra gli eroi del foro italico ci sarà sicuramente lo spagnolo Rafael Nadal, che detiene il record assoluto di vittorie di questo importante trofeo: ben sette.

Veniamo adesso a un po’ di storia degli Internazionali d’Italia. Innanzitutto è d’obbligo spiegare che essi appartengono alla categoria degli Atp World Tour Masters 1000, ossia quella tipologia di tornei che vengono immediatamente dopo gli Slam come ordine di importanza. Cosa sta a significare il numero 1000? Molto semplice: chi arriva fino in fondo e vince la competizione si aggiudica 1000 punti, che serviranno a far salire il ranking del tennista di turno sempre più in alto nella classifica mondiale.

Contrariamente a quanto si possa pensare, le prime sei edizioni del torneo si disputarono a Milano e non a Roma e, nello specifico, gli Internazionali d’Italia che andarono dal 1930 al al 1935. Il primo trofeo fu alzato dall’americano Bill Tilden, uno dei più grandi tennisti dell’era anteriore al professionismo. Per quanto riguarda gli italiani, invece, l’albo d’oro è alquanto scarno ma significativo: Emanuele Sartorio (1933), Giovanni Palmieri (1934), Fausto Gardini (1955), Nicola Pietrangeli (1957, 1961) e Adriano Panatta (1976) per il maschile mentre, per il femminile, Lucia Valerio (1931), Annelies Ullstein-Bossi (1950) e Raffaella Reggi (1985).

Avendo questo quadro in mente risulta evidente quanto manchi ai tifosi italiani una vittoria di un nostro connazionale, visto che l’ultima vittoria risale esattamente a trent’anni fa. Tutte le speranze del nostro tennis sono concentrate principalmente in due nomi: Fabio Fognini per quanto riguarda il singolare maschile e Sara Errani per quanto riguarda il femminile, tenendo sempre d’occhio la bella e brava Camila Giorgi, che sembra essere ogni anno sul punto di esplodere definitivamente ad alti livelli.

Per quanto riguarda invece gli altri tennisti che scenderanno in campo, il netto favorito degli Internazionali d’Italia del 2015 è sicuramente Novak Djokovic. “Nole” (questo il suo soprannome) sta vivendo un’annata a dir poco magica: suo è stato il primo grande slam della stagione (l’importantissimo Australian Open) e ha impresso il suo sigillo anche a Miami, Indian Wells e Montecarlo, tutti e tre Atp World Tour Masters 100, esattamente come Roma.

Sul versante femminile il quadro si fa più ampio e variegato. Al primo posto delle favorite c’è sicuramente la giunonica Serena Williams (vincitrice anche della scorsa edizione proprio sulla nostra Sara Errani) seguita dalla bella siberiana Maria Sharapova, in cerca di conferme anche a Roma. Da seguire con attenzione la spagnola Suarez-Navarro, affamata di vittorie e particolarmente a suo agio sui campi in terra rossa.

 

Orfeo un mito senza tempo Mercoledì 13 maggio Università Roma Tre

orfeo

Mercoledì 13 maggio alle ore 15,00 presso l’Università degli Studi Roma Tre, a via Ostiense 234 nell’aula 18, avrà luogo l’incontro per ‘Orfeo un Mito senza Tempo’ che prenderà in esame l’insegnamento che tale mito ha avuto nell’arte, nella vita e nella filosofia, e che lo rende utile e attuale anche nel nostro tempo.

Orfeo

Orfeo

Prenderanno parte alla tavola Rotonda il professo Roberto Nicolai, ordinario di letteratura greca e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, la grecista Adele Teresa Cozzoli dell’Università di Roma Tre, lo scrittore e giornalista Gabriele La Porta, la regista Consuelo Barilari, e l’attrice Isabel Russinova. Modererà l’evento il professore Paolo D’Angelo, ordinario di Estetica all’Università Roma Tre.

Sempre il 13 giugno alle ore 21.00 al Teatro Palladium andrà invece in scena lo spettacolo ‘Lo Sguardo di Orfeo’, diviso in sei rappresentazioni, ognuna ispirata alla vita dei giovani, con le sue problematiche derivanti dalla droga, l’amore, l’identità, il nuovo ruolo della coppia, e della famiglia in generale, con un occhio particolare anche all’amore omosessuale ancora non pienamente accettato.

Orfeo simboleggia infatti quell’amore mai raggiunto rimasto in stato embrionale per la sorte avversa, nel caso del mito della morte dell’amata. La rappresentazione è messa in scena dalla compagnia Schegge di Mediterraneo con la collaborazione dell’Università Roma Tre, L’università La Sapienza e il teatro Palladium che puntano al connubio tra il mito classico e i problemi giovanili, in modo da poter trasmettere un insegnamento etico e rendere utile, anche ai giorni nostri, un mito ormai vecchi di millenni..

Aeroporto di Fiumicino disastroso incendio

Aeroporto Fiumicino

Aeroporto di Fiumicino  disastroso incendio

Pur nella sua pesante gravità ci possiamo ritenere “fortunati” che il terribile incendio odierno sia avvenuto alle 0re 24:15 circa,  orario in cui l’attività dello scalo Leonardo da Vinci è notevolmente ridotta.

Non vogliamo pensare alle possibili drammatiche conseguenze che si sarebbero potute verificare qualora l’evento fosse  accaduto in orario di piena operatività aeroportuale.

Gli accertamenti da parte della Polizia Scientifica e dei VV.F. sono in corso e la Procura di Civitavecchia ha doverosamente aperto un fascicolo, contro ignoti, per incendio colposo.

Il Terminal 3 è devastato, tutto l’arredo, le strutture e tutte le attrezzature destinate al controllo bagagli e passeggeri (peraltro nuove, di altissima tecnologia  e costosissime) sono distrutte; la staticità strutturale dovrà essere verificata.

Non stiamo ammirando la famosa opera di Puccini quando la protagonista, Madama Butterfly, intona “un bel di vedremo levarsi un fil di fumo” ma purtroppo tutto è iniziato proprio così; un leggero fumo che – forse – non ha destato preoccupazione immediata  da intervento in emergenza.

In brevissimo tempo, troppo breve tempo,  il fuoco ed il fumo hanno assunto contorni pericolosi ma “il sistema” di coordinamento delle emergenze dell’Aeroporto di Fiumicino già funzionava a pieno ritmo con l’intervento congiunto e coordinato dei Sanitari, della Polizia , dei Carabinieri, della G.d.F. , della Polizia Locale del Comune di Fiumicino, dei VV.F. e del Management di A.d.R.

Le note di cronaca , le foto i video sono circolati in tutto il Web ed è quindi superfluo riproporli ; sento però il dovere civile e giornalistico di mettere in evidenza il comportamento estremamente professionale tenuto dagli operatori della Sicurezza A.d.R. (cioè gli operatori del controllo bagagli e passeggeri, tanto per intenderci) che in questa emergenza si sono prodigati e sono stati “amorevolmente” vicini ai passeggeri.

Hanno gestito la criticità trasmettendo una sensazione di professionale calma facendo evacuare tutti i presenti dal Terminal 3 dell’Aeroporto di Fiumicino accompagnandoli nei luoghi di raccolta previsti e nel contempo si è reso necessario anche non consentire l’ingresso dei nuovi arrivi.

Tutti gli operatori non si sono risparmiati, molti hanno respirato fumo che comunque – fortunatamente – non gli ha prodotto danni, si sono aiutati ed hanno aiutato le forze dell’ordine.

Pur nella sua drammaticità l’evento ha sottolineato che questi uomini e donne della Security dell’Aeroporto di Fiumicino  sono un gruppo compatto e specialistico che “sa fare il proprio mestiere”.

Dobbiamo quindi cancellare la nostra idea, quando siamo in fila per il controllo, che ci fanno perdere tempo prezioso e la colpa sia loro; le norme sulla sicurezza dei voli ormai le sappiamo tutti e quindi… prepariamoci in tempo.

Debbono rispettare le regole che sono loro imposte dagli Enti preposti alla sicurezza, Nazionali ed Internazionali.

Grazie ragazzi per quanto avete fatto.

Enrico Guarneri nella Scuola delle Mogli

enrico guarneri

Enrico Guarneri, attore e cabarettista siciliano di primo rango sarà in scena fino al 17 maggio al Teatro Quirino di Roma con La Scuola delle Mogli del celebre Moliére con regia di Guglielmo Ferro che ambienta la scena nella Catania del XVII secolo, non troppo dissimile dalla Francia di Luigi XIV, ma forse più adatta al pubblico italiano che non può far altro che apprezzare tutta la comicità siciliana che l’ottimo Guarneri mette nel protagonista Arnolfo, uomo ormai di una certa età che cerca nel miglior modo possibile, secondo lui, di educare una giovane donna, Agnese, a divenire la moglie perfetta.

Enrico Guarneri

Enrico Guarneri

La commedia è infatti incentrata sul ruolo dell’ormai vecchio uomo siciliano, che letteralmente terrorizzato dalle ‘corna’ che hanno subito numerosi suoi amici, cerca in tutti i modi di creare la situazione ideale affinché la sua futura moglie non possa in alcun modo tradirlo, trovando la chiave nell’ingenuità. Nella sua mentalità in una donna ingenua, e cresciuta lontana dalla cultura, dalle altre donne, e dalle tentazioni, non può esserci il pericolo dell’adulterio. La sua convinzione nasce dal fatto che siano i pettegolezzi con le altre donne e i libri, specialmente i romanzi, a mettere in testa certe cose alle mogli, che se tenute lontano da queste cose, e soprattutto chiuse in casa, rimarrebbero fedeli come, se non di più, dei servi.

Il suo piano procede in maniera ottimale con la piccola Agnese, educata in convento e poi rinchiusa in un casolare sorvegliato a vista dai suoi servitori, Alano o Giorgina, che permettono alla ragazza solo una boccata d’aria al giorno rigorosamente dal balcone e per pochi secondi, e la tengono chiusa nella sua stanza con tanto di finestra sbarrata.

Il caso vuole però che il giovane Orazio, figlio di un caro amico di Arnolfo scorga la giovane sul balcone e ve se ne innamori, così perdutamente da volerla rapire e portare via dalle grinfie di colui che la tiene prigioniere. Orazio rivela il suo piano e i suoi sentimenti ad Arnolfo, non sapendo che fosse lui stesso a segregare la giovane, e Arnolfo di buon grado recita la parte dell’amico di famiglia, non rivelando nulla a Orazio e iniziando a tramare alle sue spalle per fare in modo che il piano del giovane non vada a buon fine.

L’intera vicenda si svolge sotto l’unica scena della via dove si erge la balconata della giovane Agnese, perfettamente allestita con tanto di scalinata, piccolo portico e piccolo ponte levatoio per far accedere gli attori alla casa. I vestiti di scena sono ben curati nei particolari, tanto da rispecchiare veramente l’abbigliamento del XVII secolo, con le giacche lunghe e i pantaloni corti tipici della nobiltà e della borghesia seicentesca.

Sublime l’interpretazione di Guarneri nel ruolo di Arnolfo, veramente calato nel ruolo che prende una nuova linfa e una vivacità maggiore accompagnato da una sicilianità che traspare sia nei gesti che nelle parole in dialetto.

Ayrton Senna il volto di un Campione

Ayrton Senna il volto

Ayrton Senna, il volto di un campione

In questi giorni sono apparsi sui Social varie rievocazioni, foto, “like”, condivisioni, relative al grande campione Ayrton Senna da Silva che perse la vita il 1 maggio 1994 durante il Gran Premio di Formula 1 che si correva all’Autodromo di Imola.

Alle ore 14,17 durante il 7° giro, mentre era in prima posizione nel rettilineo da 300 Km/h  che porta alla curva del Tamburello  la Williams di Ayrton tirò dritta infrangendosi contro il muretto.

Alle ore 18,40 Ayrton Senna morì all’Ospedale Maggiore di Bologna dove lo avevano elitrasportato.

Non mi sono unito a tutti, nel fatidico giorno del ricordo collettivo, perché ho voluto riviverlo intensamente e dal profondo del mio cuore quasi a dialogare direttamente e personalmente con lui.

Perché?

Perché ho avuto il piacere, l’onore ed il privilegio di conoscerlo personalmente, di conversare con lui, di mangiare velocemente un panino con lui, mi ha concesso di entrare nel suo animo e di capire l’inarrestabile  carica agonistica che lo catapultava,  metro dopo metro, curva dopo curva alla vittoria anche “in barba” alle leggi della fisica o del moto dei corpi.

Ayrton Senna aveva un volto apparentemente triste, corrucciato, tormentato.

No, era un professionista alla continua ricerca della perfezione, la sua tattica di gara la costruiva visionando a piedi il circuito per assimilarlo, metro dopo metro, per trovare gli spazi utili per effettuare il sorpasso.

Se non c’erano se li inventava.

 

Ayrton Senna il volto di un Campione

Una sua frase “Non esiste curva dove non si possa sorpassare” la dice proprio tutta sul suo modo di intendere una gara di Formula 1.

Aveva lo sguardo deciso, intenso, di colui che non concede nulla all’avversario; sapeva “pesare” gli altri piloti, campione o seconda guida, veloce o arrendevole ma tuttavia in pista era estremamente corretto con tutti; pilota di gran carattere ma corretto.

Tutti noi ricordiamo le statistiche : 3 Mondiali di Formula 1 vinti,  41 G.P. vinti,  65 pole position conquistate (e ne avremmo conteggiate tante altre se non ci fosse stato quel maledetto 1 maggio 1994) ma ben pochi sanno che Ayrton Senna, oltre ad essere un coriaceo pilota di Formula 1, aveva una sensibilità ed una umanità sorprendente.

Durante il G.P. del Belgio del 1992 sul velocissimo Circuito di Spa-Francorchamps  il pilota francese Erik Comas uscì di pista ad altissima velocità, si staccò una ruota, colpì Comas  che perse conoscenza.

Ayrton Senna bloccò la sua McLaren,  raggiunse Comas, arrestò il motore che si era bloccato a pieni giri (scongiurando così il rischio di incendio) ed aiutò i paramedici a tirare fuori Comas dall’abitacolo contorto.

Lo possiamo definire un eroe?

SI !

Ayrton Senna il volto di un Campione

Torniamo a quel maledetto 1 maggio 1994

Il  pre-gara , prove libere, avevano già “segnato” quello che sarebbe stato il G.P. di Imola:

il Venerdi Rubens Barrichello, forse per la rottura di una sospensione, uscì di pista ad una chicane, si schiantò contro le barriere ed il pilota perse i sensi.

Ayrton Senna fu il primo ad accorrere vicino all’amico e connazionale Rubens, si accertò delle sue condizioni (subì varie fratture e ferite) e fu il “portavoce” di Barrichello con la stampa.

Il Venerdi  Roland Ratzenberger percorreva ad oltre  300 Km/h  il lungo rettilineo prima della curva Villeneuve quando si staccò l’alettone anteriore e l’auto divenne inguidabile.

Si schiantò in piena velocità contro il muretto che causò la morte di Ratzenberger.

Ayrton Senna non volle concludere le prove di qualificazione ottenendo comunque la pole position davanti ad un certo giovanottello impetuoso, ambizioso  e con la stoffa del campione che voleva insidiare il Campione: chi era questo nuovo  pretendente?

Forse ne avete sentito parlare: Michael Schumacher.

Ayrton Senna il volto di un Campione

Concludiamo.

Cosa ci ha lasciato Ayrton Senna?

Un senso di tristezza, un languore, una prostrazione per un qualcosa che ormai abbiamo perduto e che nulla potrà sostituire.

Tutti gli ammiratori di Ayrton Senna sentono stringersi  la bocca dello stomaco al suo ricordo, possiamo solo riviverlo attraverso i filmati del tempo.

Da Ayrton Senna  sgorgava carisma, dolcezza, determinazione, forza,  era il punto di riferimento del mondo della Formula1.

“Correre, competere, è nel mio sangue, fa parte della mia vita” ; questo era Ayrton Senna.

Sulla sua lapide è scritta la frase “Niente può separarmi dall’amore di Dio

ed aggiungo…nemmeno da tutti coloro che ti hanno ammirato e visto correre.

Ayrton Senna il volto di un Campione

Ciao Ayrton