The Wolf of Wall Street

The Wolf of Wall Street

The Wolf of Wall Street

è un film del 2013 e narra l’ascesa ed il declino del miliardario Jordan Belfort, avido cocainomane nevrotico genio dell’alta finanza della New York degli anni ’90; il film è tratto dal romanzo autobiografico omonimo.

Victor Lebow, famoso analista di mercato americano del secolo scorso, negli anni ’50 scriveva che nell’era del consumismo estremo una buona strategia commerciale è quella che si pone l’obiettivo di trasformare i semplici cittadini in consumatori voraci, maniacali, sperperatori, tossico-dipendenti dal consumo, imprigionati in una vorticosa coazione a ripetere all’infinito per il raggiungimento di una fugace “felicità” del possesso, del consumo e dell’ingannevole potere che ne deriva.

Salvo superare il limite – come in effetti ci presenta il bravissimo Leonardo Di Caprio protagonista di The Wolf of Wall Street – e ritrovarsi, dopo aver toccato il cielo con un dito, schiantati per terra a strisciare per elemosinare il necessario per sopravvivere.

The Wolf of Wall Street

The Wolf of Wall Street

La follia prodotta dal capitalismo estremo è la stessa follia generata dal consumismo incontrollato, nevrotico ed ossessivo, dove tutto è possibile: beni di superlusso, sesso, droga, trasgressione estrema, potere assoluto.

L’uno genera l’altro, e viceversa, secondo un circolo diabolicamente perverso.

Si alimentano e si cannibalizzano reciprocamente fino alla dissoluzione totale, fino al superbo trionfo del “peccato”.

Sembrerebbe questo il messaggio che il sempre più grande Martin Scorsese, insieme al bravissimo sceneggiatore Terence Winter, vuole lanciare al mondo del cinema con questo suo imperdibile e imponente capolavoro.

E se il messaggio è questo, Scorsese ci riesce perfettamente costruendo un film con un ritmo a tratti nevrotico a tratti schizofrenico, come i protagonisti, come la storia narrata, come la follia generata da una società dominata dalle ciniche leggi del mercato globale che – nel film di Scorsese – vengono sintetizzate in una fantastica scena finale dove il Di Caprio, guru ormai decaduto della finanza newyorkese, incita ipnoticamente i suoi bramosi ascoltatori desiderosi di attingere dalla sua esperienza di “successo”, ripetendo ossessivamente quella che era stata la sua prima lezione di broker: “Vendimi questa penna. Vendimi questa penna. Vendimi questa penna…”

 

The Wolf of Wall Street una recensione di Andrea Giostra

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Oscar 2016: premiati Morricone e Di Caprio

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Leonardo Di Caprio vince l’Oscar 2016 come Miglior attore protagonista, grazie alla sua intensa interpretazione in “The Revenant”, il film di Alejandro González Iñárritu, a sua volta premiato come Miglior regista. Fa dunque il bis il regista messicano, che nel 2014 aveva conquistato la preziosa statuetta grazie al film “Birdman”.

A una settimana circa dalla serata di premiazione Di Caprio era dato, dai bookmakers, a 1,02: un Oscar sicuro, insomma. Ma la beffa è dietro l’angolo, insegna la storia degli Oscar, e ancora di più, l’esperienza dello stesso Di Caprio, arrivato ad un passo dall’agognata statuetta più di una volta.

Questa era la quinta nomination per l’attore 41enne, che ha fatto tanta strada da quando, ragazzino, esordì nell’indimenticabile e pluripremiato “Titanic”. Sembrava che una maledizione si fosse abbattuta su di lui, tanto da diventare negli anni oggetto di affettuoso scherno sui social network. Nei giorni scorsi erano circolate parodie di ogni tipo, in attesa del fatidico verdetto.

L’ambito riconoscimento arriva dopo la mancata vittoria nel 1994 (con “Buon compleanno Mr Grape”), nel  2005 (con “The Aviator”), nel 2007 (con “Blood Diamond”), nel  2014 (con la magistrale, eppure non abbastanza, interpretazione in “The wolf of Wall Street”).

Per Iñárritu, Leonardo Di Caprio  ha vestito i panni del cacciatore di pelli Hugh Glass: un ruolo che ha richiesto notevole studio ed impegno, sforzi fisici al limite della sopportazione umana. Ha recitato con la febbre alta, ha sfidato le bassissime temperature dei luoghi delle riprese (fino a 40 gradi sotto zero), ha portato la barba lunga ed incolta per mesi: una dedizione estrema, la sua, che ha trovato il giusto riconoscimento.

Emozionatissima, al momento della consegna del premio, l’amica di sempre, colei con cui Di Caprio condivide, nel vero senso della parola, i suoi esordi cinematografici: l’attrice, anche lei premio Oscar e anche lei nel cast di “Titanic” come protagonista, Kate Winslett.

La concorrenza quest’anno era spietata, ma forse nemmeno troppo. In nomination con lui anche Eddie Redmayne, per la sua toccante interpretazione nel film “The danish girl”: l’attore, però, ha (meritatamente) vinto l’Oscar proprio lo scorso anno, quando ha vestito i panni di Stephen Hawking, in “La teoria del tutto”.

Premio annunciato anche quello di Ennio Morricone, vanto italiano nel mondo: nella sua sfolgorante carriera il maestro non era ancora riuscito a vincere l’Oscar, eccezion fatta per quello alla carriera nel 2007. Carriera, la sua, costellata di riconoscimenti, grandi successi, collaborazioni di ogni tipo. L’ultima, quella decisiva, con Quentin Tarantino: la colonna sonora scritta per lui, per il suo “The Hateful Eight”, lo ha portato all’ambito riconoscimento, all’età di 84 anni. Anche Morricone aveva più volte schivato di pochissimo la vittoria agli Oscar: cinque, le nomination non andate a buon fine.

“Non c’è musica importante se non c’è un grande film che la ispiri, ringrazio quindi Quentin Tarantino per avermi scelto e il produttore Harvey Weinstein e tutta la troupe del film. Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria”, ha detto commosso il maestro sul palco.

 Gli altri premi

Alicia Wikander si è aggiudicata il premio come Miglior attrice non protagonista, Mark Rylance quello come Miglior attore non protagonista. Il Premio Oscar 2016 per il Miglior film è andato a “Spotlight”, a “Inside Out” quello per la categoria lungometraggio animato. Il miglior film straniero è stato, quest’anno, ungherese: “Il figlio di Saul”. Impossibile non tornare con la memoria a due anni fa, quando quel premio fu ritirato  da Paolo Sorrentino per “La grande bellezza”.