Carla Fracci

La prestigiosa testimonial

“Carla Fracci, Beppe Menegatti e tutti i nomi più prestigiosi della danza italiana hanno firmato con entusiasmo questa petizione.

Sono tantissimi gli artisti di eccellenza della lirica e della musica, italiani ed esteri, a sostenerci con forza e con passione”.

 

Sappiamo tutti che Luciano Cannito si è assunto l’arduo ma onorevole compito di rappresentare, ai massimi livelli istituzionali, il profondo senso di scoramento che pervade tutto il mondo della Danza a seguito della recente chiusura del Corpo di Ballo della Fondazione Arena di Verona e ciò può far presagire ulteriori e nefaste decisioni che interesseranno altri Corpi di Ballo; l’eccellenza italiana.

Luciano Cannito ha promosso una Raccolta firme contro la chiusura dei Corpi di Ballo ed a sostegno delle Fondazioni Liriche proprio per evitare che venga uccisa la passione di 1.400.000 giovani.

lucianocannito

Questa e la lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

“Signor Presidente,

raccogliendo l’invito di farmi portavoce di un vastissimo movimento di opinione che si sta formando spontaneamente in Italia in questi giorni di fronte all’ennesima chiusura di un Corpo di Ballo di una Fondazione Lirico Sinfonica, Le chiedo aiuto per la difesa e salvaguardia della Danza italiana.

Suona davvero strano che tantissimi semplici cittadini lottino per salvare un’arte dall’apparente volontà statale di eliminarla, perché a difenderla e a salvaguardarla dovrebbe pensarci proprio lo Stato. Credo che il nostro sia l’unico caso esistente in Europa e forse nel mondo, se si esclude la distruzione di Palmira.
E se ci scandalizziamo per Palmira, forse dovremmo scandalizzarci anche per la distruzione della Danza in Italia.
A Palmira hanno distrutto teatri di pietra, da noi si distruggono gli artisti che fanno i teatri vivi.

Il 31 dicembre 2016, nel Suo discorso di capodanno in TV a reti unificate, Lei ha ufficialmente dichiarato:
“i sogni dei giovani siano il futuro del nostro Paese”.

Ci sono 1 milione e 400 mila giovani che sognano di diventare ballerini ma i loro sogni, chissà perché, non sono ritenuti degni di rispetto e considerazione al pari di quelli che studiano Musica e Canto.
Eppure l’arte della Danza, insieme alla Musica, al Canto, allo Sport, è una delle più grandi passioni dei giovani italiani.

Lo Stato Italiano sta chiudendo i Corpi di Ballo dei grandi Teatri d’Opera e Balletto che, per legge, sono sovvenzionati proprio per tutelare e incentivare la nostra tradizione culturale di Musica, Opera e Balletto.

Perché allora eliminare il Balletto? Chi l’ha deciso? Dove, quando e con quale autorità?

Qualche giorno fa è stato chiuso il nono Corpo di Ballo italiano. Quello della Fondazione Arena di Verona.
Erano 13 i Corpi di Ballo delle 13 Fondazioni Lirico Sinfoniche. Ora sono rimasti in 4.
In Germania sono 50.
In Francia, tra Corpi di Ballo di teatri d’Opera e Compagnie di residenza municipali, sono 95.

Non c’è più ombra di dubbio che tutto ciò sia un disegno politico di dismissione dell’arte della Danza e del Balletto in Italia, ma nessuno ne comprende il motivo.

Eppure, sono 1 milione e 400 mila i giovani in Italia che studiano Danza, mentre non raggiungono il milione gli iscritti alle scuole di calcio.
Chiudere i Corpi di Ballo dei grandi teatri d’Opera, significa togliere le motivazioni e spegnere le passioni di questi giovani.
Significa privarci di 1.400.000 ragazzi che crescono con uno scopo, una disciplina e l’educazione all’impegno.

Significa non aiutare centinaia di migliaia di adolescenti a liberarsi dei vuoti e del cinismo che sono il vero cancro del mondo di oggi, sempre più solitario, virtuale, immateriale.
Significa privarci di giovani che si impegnano in un’arte dello spirito e del corpo, crescono sani, dinamici e positivi.

Come è possibile che nessuno stia calcolando l’immenso costo sociale che la chiusura dei Corpi di Ballo produrrà nei prossimi anni, anche alla luce dei recenti, drammatici fatti di cronaca che riguardano proprio i giovani, le loro speranze deluse, i loro vuoti riempiti con atti tragici?

Se ci fossero 10 Fondazioni lirico sinfoniche con 10 Corpi di Ballo di 50 ballerini l’una, incluso direttori, maîtres de Ballet, assistenti e collaboratori, costerebbero 20 milioni di euro lordi l’anno. Il che ovviamente significa 10 milioni di euro, in quanto il 50% ritornerebbe allo Stato in contributi e tasse.

Come é possibile che non si trovino 10 milioni di euro per 500 artisti che con la loro attività farebbero rinascere un’arte e tutto il suo infinito indotto, fatto di 15 mila scuole di danza, laboratori di scenografie, sartorie, industrie di abbigliamento specializzato, maestri, coreografi, pianisti, quando solo i dipendenti della Camera dei Deputati (esclusi i Deputati) costano 315 milioni di euro l’anno?

A chi serve questa politica folle e perché?

È inimmaginabile che una Nazione di 60 milioni di abitanti possa avere solo uno o due Corpi di Ballo di grandi teatri nazionali. È una discriminazione territoriale anticostituzionale e senza senso.

10 milioni di Euro, in una nazione che stava tranquillamente per stanziarne 98 per un torneo di golf di un paio di settimane, sono davvero pochi, visto che possono rappresentare un obiettivo concreto di vita per un milione e mezzo di persone: studiare ed impegnarsi per arrivare a lavorare in un luogo di eccellenza come un teatro d’Opera e Balletto.
E’ fuor di dubbio che solo pochi, di questo milione e mezzo di giovani, diventerebbero alla fine ballerini di professione, e chi studia Danza lo sa benissimo; così come lo sa chi studia Musica, Canto e Recitazione.

I tedeschi, bravissimi nei conti e nella pianificazione, si sono fatti anche questo calcolo. Di Teatri d’Opera con Orchestre, Cori e Corpi di Ballo ne hanno più di 50. Hanno evidentemente compreso che avere tanti centri di propulsione culturale e creativa sparsi nel territorio, nonostante i consistenti contributi pubblici, arricchisce di fatto quel territorio, con importanti ricadute positive sia a livello economico che culturale e sociale.
Hanno evitato, cioè, di concentrare tutti i nuclei e motori culturali solo in due o tre metropoli principali della nazione, mantenendoli, invece, nella provincia normalmente esclusa dai grandi flussi di tendenza.

Perchè lo Stato italiano, caso unico tra i Paesi occidentali, ignori questo numero impressionante di suoi cittadini che gravitano intorno alla Danza? É una delle attività più formative e complete per la mente ed il corpo oltre ad essere “l’attività fisica che ha in assoluto migliori risultati per la salute, per la forma, per le endorfine prodotte e per i benefici straordinari per la prevenzione delle malattie cardiovascolari” (pubblicazione ufficiale della ricerca ventennale ufficializzata nel Convegno Mondiale di Cardiologia tenutosi a Parigi nel 2011 – fonte Corriere della Sera).

Anche perché, ovviamente, alla bufala del “costa troppo” ormai non credono più neppure i ragazzini di quarta elementare, dato che la maggior parte dei leader politici, incluso il Ministro della Cultura, continuano ad affermare che lo spettacolo dal vivo produce ricchezza economica, crescita culturale, benessere, indotto produttivo e ritorno di immagine.

Le Fondazioni Lirico Sinfoniche ed i loro amministratori hanno il dovere storico di salvaguardare la storia culturale italiana: Musica, Opera, Balletto. A tal scopo, per legge dello Stato, sono sovvenzionate.
È inammissibile considerare Musica ed Opera lirica arti da sovvenzionare ed il Balletto un costo da eliminare.
Non è così che dice la legge, che a tal riguardo è chiarissima:

“un fondo da erogare in sovvenzioni a favore di manifestazioni liriche, concertistiche, corali e di balletto” (Legge 800 1967)

I 3 milioni di genitori ed il milione e mezzo di studenti di Danza italiani, chiedono il ripristino della legalità culturale, il rispetto delle scelte di studio senza discriminazioni e le pari opportunità di scelte professionali per chi studia Danza, equiparate alla Musica ed al Canto.

È impensabile che in un Paese civile, scelte di vita sane e produttive che riguardano i giovani, siano dallo Stato stesso, incanalate verso un inevitabile futuro di emigrazione.

Se esistono 13 Fondazioni Lirico Sinfoniche con orchestre e cori in pianta organica, devono esserci altrettanti Corpi di Ballo.
Perché siamo l’Italia ed il Balletto è un nostro patrimonio culturale, dal momento che, come tutti sanno, è un’arte nata nel nostro Paese, che abbiamo poi esportato in Francia (Caterina De’Medici), in Russia (Scuola di Ballo del Bolshoi fondata da Filippo Beccari nel 1773) e di lì diffusa in tutto il resto del mondo.

Oggi le Fondazioni che hanno chiuso i Corpi di Ballo, acquistano gli spettacoli di balletto dall’estero, utilizzando, dunque, i soldi dei contribuenti italiani per finanziare e produrre i Corpi di Ballo russi, francesi, tedeschi, americani, estoni, inglesi.

Caro Presidente Mattarella, eliminare il luogo nel quale un giovane sogna di poter vivere in eccellenza la propria vita professionale, taglia alla radice la motivazione stessa del suo impegno e della sua passione.
Si cancella, di fatto, il suo sogno.

“I sogni dei nostri giovani siano il futuro del nostro Paese”.
Sono parole sue Presidente.
Siamo certi che Lei sarà con noi in questa battaglia civile che ha come unico intento l’impegno costituzionale per l’educazione ed il futuro dei nostri meravigliosi ragazzi.
Nessun sogno dei giovani va sottovalutato. Non può esserci peggior autogol. Basta avere un figlio per saperlo”.

 

La petizione è stata già firmata da oltre 13.000 persone che vivono la passione per la Danza.

Ora è necessario diffondere, condividere, farsi promotori della raccolta firme per difendere i sogni,  i sacrifici, la passione sana pura e genuina dei nostri figli o nipoti.

Seguite questo link per condividere e promuovere la raccolta firme:

https://www.change.org/p/morte-dei-corpi-di-ballo-delle-fondazioni-liriche-uccisa-la-passione-di-1-400-000-giovani?source_location=discover_feed

carlafracci

Rivolgiamo un rispettoso saluto alla immensa Carla Fracci.

Ringraziamo vivamente Luciano Cannito per il supporto fornitoci.

 

 

 

Libri Come: torna la Festa della Lettura

libri come 2017

Libri Come, la Festa del Libro e della Lettura, torna a Roma: anche quest’anno un programma ricco di ospiti ed eventi animerà per 4 giorni l’Auditorium Parco della Musica, dal 16 al 19 marzo.

Libri Come, organizzata dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con le Biblioteche di Roma, con Rai Radio 3 e con l’Agenzia di Stampa DIRE, a cura di Marino Sinibaldi, Michele De Mieri e Rosa Polacco, giunge quest’anno alla sua ottava edizione: il tema scelto è particolarmente attuale e delicato e verrà affrontato con personalità di spicco del panorama culturale internazionale.

Libri Come parlerà di Confini e lo farà in modi diversi, guardando a tutte le sfaccettature che questa parola possiede, a tutti i suoi echi: l’integrazione, la globalizzazione, le frontiere, i limiti, le disuguaglianze, la libertà, le contraddizioni, le barriere, i conflitti, le connessioni, l’accoglienza. Confini è una parola che racchiude speranze e sfide, perché se da un lato fa pensare a qualcosa che separa e allontana, dall’altro è anche definizione e identità, dunque deve essere considerata come qualcosa di mutevole e aperto, in cui muoversi nell’ottica del confronto e dello scambio. 

Giovedì 16 marzo si svolgerà l’inaugurazione di Libri Come in 14 biblioteche della città: in tutte si affronterà il tema dei Confini, quelli territoriali e geografici, ma anche quelli interpersonali, di genere, della legalità, etico-culturali, intergenerazionali. Presso l’Auditorium Parco della Musica, invece, si svolgeranno tutti gli altri incontri in programma.

Libri Come: gli appuntamenti per gli studenti

Secondo l’Istat circa il 60% degli italiani non legge più libri e sono circa 3 milioni e 300 mila i lettori persi dal 2010 ad oggi. L’Italia occupa posizioni imbarazzanti nelle classifiche europee riguardanti il mercato librario e i tassi di lettura e a preoccupare è soprattutto il panorama rilevato tra i giovanissimi, perché sono proprio loro a non leggere più: i lettori maschi tra gli 11 e i 14 anni sono diminuiti in questi anni addirittura del 25%.

Proprio per questo Libri Come anche quest’anno mostra un’attenzione particolare agli studenti e si rivolge a quelli delle scuole superiori con tre incontri molto interessanti: tre esperienze didattiche affidate a Mario Calabresi, Andrea Marcolongo e Licia Troisi.

Il Direttore di Repubblica terrà una lezione di Giornalismo e porterà gli studenti nella macchina operativa del suo giornale, per raccontare come nasce e come vive l’informazione al di là della carta stampata, nel web e sui social network.

Con Andrea Marcolongo, grecista e autrice del libro La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco stuzzicherà la curiosità degli studenti e li solleciterà a guardare al greco in un modo nuovo, in un’ottica diversa: non una lingua morta, odiata e spesso insegnata male, ma un vero e proprio modo di vedere il mondo, una lingua più attuale, utile e intelligente di quanto si pensi.

Licia Troisi scrittrice e astrofisica, terrà una lezione poetica sui confini del cielo e dello spazio, accompagnando gli studenti in un percorso fatto non di numeri e formule, ma di emozioni, paure, stupori e meraviglie.

Libri Come: il programma

17/03/2017 ore 18:00
Ilaria Capua, Rossella Panarese

17/03/2017 ore 18:00, ore 19:00, ore 20:00
Autori, Lettori, Editori

17/03/2017 ore 19:00
Giuseppe Montesano, Andrea Cortellessa

17/03/2017 ore 21:00
Mauro Covacich, Emanuele Trevi

17/03/2017 ore 22:00
Francesco Piccolo, Elena Stancanelli

18/03/2017 ore 11:00, ore 12:00, ore 13:00
Autori, Lettori, Editori

18/03/2017 ore 12:00
Massimo Recalcati

18/03/2017 ore 12:00
Gary Shteyngart, Gianni Riotta

18/03/2017 ore 15:00
Maurizio de Giovanni, Carlo Lucarelli

18/03/2017 ore 15:00
Rainer Stach

18/03/2017 ore 16:00
Sergio Romano, Lucia Annunziata

18/03/2017 ore 17:00
Diego Bianchi

18/03/2017 ore 17:00
Patrick Ourednik, Ermanno Cavazzoni

18/03/2017 ore 18:00
Alan Friedman, Antonio Di Bella, Gerardo Greco, Gianni Riotta

18/03/2017 ore 19:00
Emmanuel Carrère, Sandro Veronesi

18/03/2017 ore 19:00
Eric Jozsef, Paolo Rumiz

18/03/2017 ore 20:00
Teju Cole, Maria Nadotti, Giovanni De Mauro

18/03/2017 ore 21:00
Ian McEwan

18/03/2017 ore 22:00
Donpasta, Salvatore Fundarò

19/03/2017 ore 11:00, ore 12:00, ore 13:00
Autori, Lettori, Editori

19/03/2017 ore 12:00
Vladimir Sorokin, Francesca Sforza

19/03/2017 ore 12:00
Franco Arminio, Paolo Cognetti

19/03/2017 ore 12:00
Luigi Lo Cascio

19/03/2017 ore 15:00
Zerocalcare, L. Lipperini, T. Giagni, E. Caruso

19/03/2017 ore 15:00
Giulio Giorello, Guido Tonelli, Pino Donghi

19/03/2017 ore 15:00
Shukri al-Mabkhout, Parisa Reza, Burhan Sönmez

19/03/2017 ore 16:00
Sandro Ferri, Nicola Lagioia, Chiara Valerio

19/03/2017 ore 16:00
Eshkol Nevo, Wlodek Goldkorn

19/03/2017 ore 17:00
Juan Pablo Escobar, Giancarlo De Cataldo

19/03/2017 ore 17:00
Hisham Matar, Benedetta Tobagi

19/03/2017 ore 18:00
Paul Beatty, Elena Stancanelli

19/03/2017 ore 18:00
Enrico Terrinoni e Fabio Pedone

19/03/2017 ore 18:00
Senza Confini – Maratona

19/03/2017 ore 19:00
Carlos Ruiz Zafon

Extracomunitari in campo

le categorie minori li invocano: “Italiani esigenti, non ci sono soldi

C’era una volta Jean Marc Bosman”. Classe 1964, calciatore di nazionalità belga, centrocampista di ruolo che costruì la sua carriera agonistica indossando prevalentemente le maglie di Standard Liegi e RFC Liegi.

Nel 1990 inizia la sua personale “odissea”.

Nonostante il contratto con l’RFC Liegi fosse scaduto, gli fu impedito il trasferimento alla squadra francese del Dunkerque; da qui nacque una controversia giudiziaria fra il calciatore e la Federazione Nazionale calcistica belga.

Si arriva, così ad una sentenza, datata 15 Novembre 1995, che fa storia. La Corte di Giustizia Europea stabilisce infatti che i calciatori che giocano nei paesi dell’UE sono come i normali lavoratori ovvero hanno diritto alla libera circolazione.

Bosman vinse la causa, cambiò lo scenario calcistico globale, ma questa battaglia sancì la fine della sua carriera. La sentenza, che prese presto il suo nome, spalancò così le porte dell’Europa a tutti i calciatori extracomunitari.

L’Inter di Massimo Moratti fu la prima ad aprire le porte di casa a numerosi giocatori stranieri. Le altre squadre italiane, seppur non ai livelli della Beneamata, si son tenuti stretti quei pochi, buoni giocatori nostrani a disposizione, misero da parte i loro vivai puntando a costruire formazioni “stellari”, sulla scia di quanto stava accadendo già negli altri campionati europei, “Real Madrid docet”.

Se a livello di club pian piano più di un successo è arrivato, non si può dire lo stesso per la nostra Nazionale.

Dopo il trionfo mondiale del 2006, il calcio italiano iniziò a scoprire quanto era un peccato non valorizzare le promettenti “stelle nostrane” delle squadre primavera.

Il tonfo ai campionati del mondo in Sudafrica fu la goccia che fece traboccare il vaso e spinse, gli “addetti ai lavori”, ad una seria riflessione.

Oggi, possiamo dirlo, una discreta marcia indietro è stata fatta”; si punta ad una sostanziosa riduzione del parco stranieri, extracomunitari soprattutto, in rosa e una maggiore attenzione ai giocatori di casa nostra.

Se in Serie A e B questo percorso può rivelarsi vantaggioso, con buona pace della Nazionale Italiana che può sperare di contare, in futuro, su un gruppo di giocatori più che buoni, non si può dire che le compagini delle categorie minori godano di altrettanta fortuna.

Nella massima Serie, complici gli sponsor che diversi calciatori, sia stranieri che extracomunitari con elevato curriculum sportivo ancora introducono, vi sono utili più che sostanziosi. Utili crescenti sempre più grazie anche ai diritti di trasmissione televisiva: quest’enorme quantità di denaro circolante permette alle società di respirare, vivere e dormire sonni tranquilli. Questo accade, nonostante quel minimo di fair-play finanziario imposto dall’UEFA, contro gli ingaggi stratosferici.

Napoli e Fiorentina, due squadre oggi in lotta per l’Europa, sono gli unici gloriosi nomi che, in passato, hanno dovuto fare i conti con storie di fallimenti e ripartenze da zero.

La Lazio, finita in cattive condizioni dopo la fine della vincente era Cragnotti, andò vicina al fallimento nel 2004. Solo una più che sostanziosa rateizzazione del debito permise all’attuale patron, Claudio Lotito, di mantenere a galla la società biancoceleste.

Altre società, invece, sull’orlo del crac o fallite del tutto, furono costrette a ricominciare con pesanti penalizzazioni oppure retrocedendo d’ufficio in Serie D o nel Campionato dEccellenza.

Il 2015 è stato il vero incubo per molte di esse: cominciamo con il vecchio e glorioso Parma. “Odissea” economico-societaria iniziata con la fine dell’epoca di Calisto Tanzi passando per l’esperienza poco felice di Tommaso Ghirardi.

Non furono più pagati gli stipendi ai calciatori e dopo una retrocessione sul campo in Serie B, la squadra fu costretta a ripartire dai Dilettanti. Oggi la squadra ducale gioca in Lega Pro sperando di tornare presto nel calcio che conta.

Nelle serie minori, conobbero gli inferi Barletta, Monza e Savoia: un tempo squadre battagliere e con un passato anche nei cadetti.

Anche Brescia, Lecce, Pisa e Varese non vivono condizioni migliori.

Altri spiacevoli precedenti, verificatesi negli ultimi venti anni, portano i nomi di Arezzo, Campobasso, Cosenza, Foggia, Fortis Spoleto, Lucchese, Messina, Padova, Perugia, Piacenza, Reggina, Siena, Spal, Taranto, Treviso, Venezia, Viareggio.

Perché si arriva al fallimento e conseguente sparizione dal calcio professionistico?

L’analisi che si può tracciare è questa: squadre formate al loro interno da giovani calciatori italiani promettenti, alcuni non proprio dei campioni, ma comunque bravi; rappresentano valori aggiunti per le loro società.

I problemi sorgono quando ci si siede al tavolo per parlare di stagione e contratto. Giocatori molto esigenti e dagli ingaggi stratosferici. Soldi che molti Presidenti, nonostante la loro passione e volontà, non possono proprio permettersi.

Salvo iniziative dell’ultima ora che non conosciamo, o non ci son pervenute, non siamo a conoscenza di alcuna iniziativa economico-finanziaria da parte della FIGC, Federazione Italiana Gioco Calcio, a sostegno di queste stesse società. Ciliegina amarissima su una torta già avariata in partenza, nessun introito (ammesso che ce ne siano ma sicuramente poca cosa) proveniente da diritti TV, radiofonici o sponsor.

Un calcio italiano dai due volti”: quello d’elite, fatto in parte di stranieri, in parte di giovani nostrani che, già quanto a diritti d’immagine, rappresentano un sostanzioso patrimonio da non buttare o sperperare.

I diritti TV poi, acquisiti ogni anno dalle Leghe di A e B, completano l’opera. Insomma, un sistema funzionante dove il soldo c’è e circola anche bene.

Dall’altra parte troviamo un pallone decisamente più umile, povero che, rispetto al calcio professionistico, avrebbe bisogno di un maggior numero di extracomunitari in campo, ma conosce solo ferree limitazioni.

Come mai quest’invocazione a furor di popolo? Nonostante l’invito ad accantonare o ridurre la presenza dello straniero nel calcio professionistico e i divieti imposti alle stesse categorie minori, i giocatori provenienti dall’estero sembrano essere l’unica, vera risorsa di sostentamento. Allo stato attuale dei fatti, facilmente prevedibile il braccio di ferro fra serie minori e vertici federali senza precedenti e senza esclusione di colpi.

Extracomunitari sì?

Extracomunitari no?

I campionati minori, sulla scia di Amleto, rispondono in coro: “questo il dilemma”.

Ritratto di un pallone diviso in due parti: da una parte come “Paperon de Paperoni”, dall’altra più povero e sgonfiato.

Marco Chinicò autore

Les étoiles: il gala della grande danza

les etoiles_roma 2017

Torna a Roma Les étoiles, il gala che porta in scena le grandi stelle della danza, i migliori ballerini provenienti dai più prestigiosi teatri del mondo.

Davide Dato e Liudmila Konovalova dal Balletto dell’Opera di ViennaTiler Peck, Amar RamasarGonzalo Garcia dal New York City BalletLucia Lacarra e Marlon Dino dal Teatro dell’Opera di Monaco di BavieraIvan Vasiliev e Maria Vinogradova dal Bolshoi di Mosca: sono loro les étoiles che saliranno sul palco dell’Auditorium Parco Della Musica, il 18 e 19 marzo.

Liudmila Konovaleva_les étoiles

Come per le precedenti edizioni, anche quest’anno Daniele Cipriani, ideatore e direttore artistico di Les étoiles, da anni impegnato nella produzione di spettacoli di danza, promette un gala di altissimo livello, dove sarà dato spazio ai grandi coreografi del passato e a quelli contemporanei, con assoli e passi a due.

davide dato_les étoiles

Lo spettacolo rientra nell’ambito della Rassegna Tersicore e quest’anno intende anche celebrare un importante compleanno: i 90 anni di Yuri Grigorovich, il grande coreografo e ballerino russo, vera e propria leggenda vivente, icona del balletto lirico e genio della danza del Novecento. Verrà omaggiato con un commovente passo a due tratto da Spartacus interpretato dai danzatori russi Vasiliev e Vinogradova.

Ivan Vasiliev_les étoiles

Les étoiles: il programma

Nomi altisonanti spiccano in questa terza edizione di Les étoiles. In programma una serata emozionante, dove a fare da padrona sarà l’arte della danza, portata in scena ai suoi massimi livelli da ballerini di fama internazionale.

Dato e Konovalova interpreteranno il Grand Pas Classique di Victor Gsovsky (musica Auber), Vasiliev e Vinogradova saranno i protagonisti di Diana e Atteone di Agrippina Vaganova, mentre per il Tschaikovsky Pas de Deux di George Balanchine saliranno sul palco Peck e Garcia.

Per quanto riguarda la sezione dei lavori più recenti, spicca un passo a due tratto da La Dama delle Camelie del coreografo americano Val Caniparoli su musica di Chopin, portato per la prima volta in Italia e danzato da Lacarra e Dino. Novità sono anche il passo a due di Christopher Wheeldon This Bitter Earth (remix di Max Richter dell’omonima canzone di Clyde Otis), che vedrà ballare insieme Peck e Ramasar, l’assolo interpretato da Davide Dato Labyrinth of Solitude di Patrick de Bana (musica Tomaso Antonio Vitali) e ancora Spiral Pass di Russell Maliphant (sound Mukul), danzato anche questo da Lacarra e Dino.

The cosmos is within us. We are made of star-stuff.
(Carl Sagan)

Angie

arte e attualità a ritmo di rock’n’roll

Uno spettacolo che mescola sapientemente arte e argomenti di trista attualità nazionale, con una sfavillante colonna sonora e tante, sane, grosse risate.

Si tratta di “Angie”, ultima commedia prodotta ed interpretata dalla Compagnia degli Arti, un rockeggiante affresco della società moderna, vittima della “social digitization” e della scomparsa delle più spontanee forme d’arte, poesia in primis.

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Una storia originale, che ripercorre una leggenda, quella dei grandi musicisti scomparsi precocemente a soli 27 anni, ponendola in correlazione con la più classica delle battaglie, quella tra il bene, magistralmente interpretato dagli attori, e il male, simboleggiato nel corso della rappresentazione dall’attacco finale dei “Bobby Dylan”, usurpatori dello spazio riservato al regno delle muse.

Lo spettacolo è a tratti estremamente surreale, variopinto, perfino controcorrente, e non smette mai di lanciare spunti di riflessione al pubblico, suscitando al contempo ilarità.

L’affiatamento del cast è stellare, e la prova recitativa di Fabrizio Apolloni, Andrea Alesio, Federica Orru’ e Paola Raciti si sposa alla perfezione con la storia firmata da Gabriele Mazzucco, un testo, Angie, decisamente fuori dagli schemi, innovativo quanto basta, anticonvenzionale il giusto, ma che non trascura gli aspetti più esilaranti, propri di ogni commedia di successo.

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Non mancano i riferimenti, trattati dall’autore con grande maestria, al quotidiano sentimento di disagio vissuto dall’uomo contemporaneo, soffocato da una crisi non solo economica, ma anche sociale e culturale, che ne tarpa le ali, e sovente lo costringe ad una mera, ingloriosa lotta per la sopravvivenza.

Quella stessa lotta che la musa Euterpe, ribattezzata per l’occasione “Angie”, è costretta a sostenere insieme all’ormai appannata musa della letteratura Calliope, al suo fedale aiutante, il semidio Aristeo, e ad una neo zia ignara del pericolo ed attirata al centro della Terra con l’inganno, per salvare il mondo dalla distruzione, intellettuale ancor prima che fisica.

Il tutto, con un nostalgico sottofondo rock’n’roll d’altri tempi.

Ringraziamo Andrea Lepone autore dell’articolo